Choc ad Arzano: «Deceduto il 10 marzo», manifesto di minacce al comandante anticlan

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Choc ad Arzano: «Deceduto il 10 marzo», manifesto di minacce al comandante anticlan. Ne parla Marco Di Caterino in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

La camorra di Arzano alza il tiro e incolla all’ingresso della sede della polizia municipale un manifesto funebre che annuncia per il 10 marzo la dipartita del comandante Biagio Chiariello. Aggiungendo, per sberleffo, un fascio di fiori. Una minaccia di morte, la terza in poco più di un anno, che arriva dopo l’ennesimo controllo, venerdì scorso, effettuato dal colonnello sugli occupanti abusivi di alloggi nel rione delle palazzine popolari 167, dove è nato l’omonimo clan. Una verifica amministrativa, la prima dopo 50 anni, che fino ad oggi ha portato a una quindicina di denunce, all’abbattimento di lussuosi appartamenti realizzati abusivamente negli spazi comuni, e – ciò che brucia di più agli affiliati – alla perdita della residenza per occupazione abusiva di alloggi, che comporta anche l’immediato blocco del reddito di cittadinanza. Ma non solo questo. Non avendo più la residenza ad Arzano, i camorristi contigui ai colletti bianchi nemmeno possono più decidere chi eleggere al Comune e neanche ricevere le ingenti somme che condizionano ogni campagna elettorale. Una caporetto devastante per il clan 167. Che vuole morto il comandante della polizia locale per tutto questo e molto altro, visto che Chiariello – napoletano, 48 anni, esperienze alla Mobile di Roma e alla Dia – ha messo le mani in altri bubboni, quelli delle licenze edilizie, del reddito di cittadinanza, dell’inquinamento prodotto da siti produttivi illegali.

IL TESTO Ma alla camorra di Arzano non piacciono i casini. E lo ha scritto chiaro e tondo nel lugubre manifesto che recita, con grammatica approssimativa: «È mancato all’affetto dei suoi cari, il 10 marzo è deceduto il sig. Biagio Chiariello» e poi, con caratteri tipografici in grassetto: «Colonello, qui stiamo ad Arzano, no a Frattamaggiore, qui ad Arzano i casini non piacciono». Il riferimento è alla città dove Chiariello ha prestato servizio prima di essere chiamato ad Arzano, e dove ha ottenuto brillanti risultati sulla illegalità diffusa soprattutto nel commercio. E poi, particolare di primo piano, la frase utilizzata sui casini è identica e precisa a quella pronunciata dal fratello del boss Giuseppe Monfregolo, nel corso del controllo dell’alloggio occupato abusivamente dalla figlia del ras tre settimane fa. A quella nemmeno tanto velata minaccia, seguì la gravissima intimidazione al comandante dei vigili, con due affiliati del clan che affiancarono l’auto di servizio di Biagio Chiariello e per qualche minuto lo fissarono minacciosi, per poi seguirlo per alcuni chilometri. Ma c’è un altro clamoroso precedente. Nel febbraio dello scorso anno, Biagio Chiariello, il commissario prefettizio Gabriella D’Orso e la segretaria comunale Rosalba Ambrosino furono minacciati di morte con una lettera anonima, addirittura protocollata in Comune. La missiva era firmata 167, come il clan delle palazzine, e dopo minacce ai rappresentanti istituzionali e alla stampa concludeva: «Riprendiamoci i politici amici nostri, e il futuro di Arzano». Ieri il manifesto a lutto per la prossima dipartita del comandante dei vigili urbani, la cui consegna sull’uscio della sede dei vigili è stato un gioco da ragazzi, visto che la sede non dispone nemmeno di una telecamera di videosorveglianza, mentre l’illuminazione dell’ampio cortile da poco riattivata è davvero insufficiente. Ed è scandaloso che questo clan, legato ai potentissimi scissionisti di Melito, controlli a tutte le ore del giorno, con bande armate che girano in moto, il pezzo di territorio che va da Arzano a Melito, Frattamaggiore e Frattaminore. È inaccettabile che per una faida interna allo stesso clan si susseguano attentati dinamitardi e stese, che hanno trasformato Frattaminore in una zona di guerra dove la gente ha paura di uscire di casa.

LA SOLIDARIETÀ Appena si è diffusa la notizia sulle nuove minacce di morte per Biagio Chiariello è scattata una vera e propria ondata di solidarietà e vicinanza al comandante dei vigili. Hanno telefonato a Biagio Chiariello il vescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia, che ha preannunciato una sua vista al comando, il presidente della Camera Roberto Fico, il senatore Nicola Morra presidente della commissione parlamentare antimafia. Don Maurizio Patriciello e il senatore Sandro Ruotolo del Comitato di liberazione dalla camorra area Nord di Napoli, sottolineano: «Non è una bravata, è una minaccia seria». E questa mattina, organizzato dal Comitato, ci sarà un flash mob: «Nessuno tocchi il comandante Biagio Chiariello».

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