Atrani, Conservatorio di Santa Rosalia: sfrattati dopo aver speso 100mila euro

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Atrani, Conservatorio di Santa Rosalia: sfrattati dopo aver speso 100mila euro. Si ritorna a parlare delle case del Conservatorio di Santa Rosalia ad Atrani. Questa mattina il quotidiano la Città di Salerno ha pubblicato un articolo che riguarda lo sfratto ai danni dei cittadini che hanno pagato la ristrutturazione dell’abitazione di tasca propria.

Sono 60 le abitazioni di proprietà del Ministero dell’Istruzione affittati nel corso degli anni senza né bandi e né graduatoria ma solo affidandosi al passaparola. Il Cda, composto da un presidente e due consiglieri nominati direttamente dal Ministero, viene cambiato a cadenza triennale e negli scorsi decenni il passaggio di testimone è stato abbastanza complesso, visto che mancano documenti che attestino la regolarità di locazioni e bilanci di
diverse annualità.

Un marasma al quale l’ultimo Cda, composto dal presidente Pietro Fico e dai consiglieri Walter Vecchi e Gabriele Gambardella, ha cercato di porre rimedio aggiornando una piattaforma attraverso la quale sono stati resi pubblici atti e decisioni prese dall’Ente.

In questa cornice che si inserisce la storia di Raimondo Cavaliere, di sua moglie e dei suoi due figli che, il prossimo 4 aprile dovranno lasciare l’abitazione nella quale vivono dal 2011. La vicenda della famiglia Cavaliere è complessa. Raimondo, 50 anni, originario di Amalfi, nel 2006 ha sottoscritto un contratto con il Conservatorio attraverso il quale si impegnava a ristrutturare completamente un rudere abbandonato da oltre 40 anni e in condizioni indecorose, a patto che la ristrutturazione della parte esterna fosse a carico dell’Ente stesso ed impegnandosi comunque a pagare un canone di locazione.

Sin dall’inizio, però, le cose non sono andate per il verso giusto. Dopo un lungo periodo nel quale i lavori sono stati interrotti per questioni legate all’agibilità dell’immobile, la ristrutturazione interna ha preso il via. Per la parte esterna, però, l’Ente non è intervenuto, venendo meno a quanto previsto dal contratto stipulato l’11 dicembre del 2006.

Nel 2008, infatti, la Direzione regionale della Campania del Ministero dell’Istruzione (al quale fa capo il Conservatorio) inviò una missiva al Cda, esortandolo a rispettare la clausola del contratto che prevedeva il rifacimento dell’impermeabilizzazione della copertura del terrazzo, anche questo di proprietà dell’Ente.

Nello stesso documento, a firma del direttore generale Alberto Bottino, viene anche specificato che, nel caso in cui l’Ente non avesse potuto far fronte alle spese, Cavaliere avrebbe potuto farsi carico di quest’ulteriore spesa, a patto di una rimodulazione delle condizioni contrattuali. E così Cavaliere ha provveduto anche agli interventi relativi alla parte esterna dell’immobile nel quale solo nel 2011, a lavori ultimati, ha potuto avere
accesso.

«Ho speso circa 100mila euro per i lavori. Sono stato costretto ad accendere un mutuo per poterli pagare, abbiamo speso tutti i nostri risparmi e quelli che sarebbero stati destinati ai nostri figli. Ciononostante, nessuno ci ha teso la mano e non hanno voluto cambiare le condizioni del contratto – spiega Cavaliere – . Sapevo che le condizioni non erano vantaggiose, in quanto non sarei mai stato il proprietario di quella casa che sarebbe tornata al Conservatorio ma per dare una sicurezza alla mia famiglia mi sono sentito di farlo, anche perché mi avevano promesso che mi avrebbero rinnovato ancora il contratto».

I problemi per Raimondo Cavaliere e la sua famiglia, però, non finiscono qui. Debito e sfratto. Nel 2019 la famiglia vive un momento di difficoltà economica e i 450 euro di canone mensile diventano una spesa troppo esosa. «Al rinnovo del contratto, scaduti gli otto anni, mi hanno detto di dover firmare un nuovo documento anche questa di proprietà con il quale rinunciavo a ogni pretesa sui lavori effettuati e soprattutto sulle mancanze del Conservatorio relative agli interventi sulla parte esterna della casa.

«Mi sono sentito costretto a farlo, altrimenti non avremmo avuto una casa. Successivamente abbiamo accumulato ritardi nei pagamenti e hanno avviato le procedure di sfratto – chiarisce Cavaliere – . Avevo chiesto la possibilità di dilazionare il pagamento ma quando me l’hanno negata ho cercato di fare il possibile per racimolare i circa 6.500 euro da pagare e così è stato. Via pec ho inviato tutta la documentazione relativa ai bonifici al Cda. Eppure la pratica è andata avanti lo stesso per un cavillo burocratico e poi è arrivato il Covid. Io e mia moglie abbiamo perso il lavoro, accumulando qualche altro ritardo, e lo scorso mese di ottobre si è presentato alla nostra porta un ufficiale giudiziario per avvertirci dello sfratto».

«Noi vogliamo pagare il dovuto ma abbiamo solo chiesto di rateizzare il tutto. Io e mia moglie siamo stagionali e abbiamo perso il lavoro a causa del Covid. Abbiamo anche il conto corrente bloccato». Niente da fare: il 4 aprile, per il Conservatorio, i Cavaliere dovranno lasciare il rudere pubblico che hanno trasformato in casa con i loro soldi. Accade anche questo, nelle case con vista sul paradiso d’Atrani.

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