Raffaele Ferraioli: un fiore nel deserto – di Secondo Amalfitano e Salvatore Di Martino

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Per chi ha avuto il privilegio di conoscere e lavorare con Raffaele Ferraioli non è facile parlarne, in specie nel giorno in cui se ne va da questo mondo; forte è il timore che ti assale, il timore di non essere all’altezza del suo linguaggio diretto e forbito, ma soprattutto di non essere all’altezza del suo pensiero.
Anche per questo ci siamo rifugiati in uno scritto a quattro mani, due amici, due ex Sindaci, due suoi compagni di viaggio per lunghi anni della loro vita. Abbiamo scritto “anche per questo”, perché un altro motivo ci ha spinti a farlo insieme: Raffaele è stato protagonista e testimone delle nostre vicende personali e politiche che hanno avuto fasi alterne con scontri anche violenti, da lui abbiamo avuto sempre e solo equidistanza consapevole, non quella dei cerchibottisti o dei pilateschi, ma quella silenziosa di chi auspica la pace nel rispetto dei singoli pensieri. La sua intelligente onestà mentale era alla base del suo vivere quotidiano che è stato per noi esempio di vita e di azione politica; non è un caso che il nostro rapporto con lui non ha mai risentito delle vicende personali.
Per noi è stato relativamente facile amministrare il nostro comune, avevamo alle spalle un secolo di turismo internazionale e molti di più di Storia copiosa, Raffaele Ferraioli è stato Sindaco di un comune per il quale ha dovuto finanche trovare un posticino sulla carta geografica, Furore era “il paese che non c’è”. Consapevole di tanto, Raffaele Ferraioli si è rimboccato le maniche e, forte di idee chiare e lungimiranti, ha messo mano ad un progetto di sviluppo locale che non fosse condizionato da “vicini ingombranti”, e non perdesse mai di vista l’identità culturale di Furore; un progetto con la testa rivolta al futuro, ma con i piedi ben saldi nel passato. Lo ha fatto senza lasciarsi minimamente scalfire dai sentimenti dei deboli: l’invidia e la rassegnazione. La sua genialità è stata quella di non chiudersi su Furore, ma allargare il suo impegno a favore della Costa d’Amalfi; Raffaele aveva capito che per fare forte Furore doveva aiutare tutti gli altri Comuni a crescere. Grazie a questa intuizione di Raffaele ed al suo modo di approcciare i problemi, i Sindaci della Divina dal primo momento hanno visto nel Sindaco di Furore un alleato e non un competitor; Raffaele si è sempre presentato al mondo come l’ultimo dei discendenti di Abramo e mai come il novello Messia: OGGI E’ GIUNTO IL MOMENTO DI RICONOSCERGLIELO.
Caro Raffaele, per vari motivi non saremo fisicamente presenti ai tuoi funerali, di sicuro ne hai contezza nella tua nuova dimensione eterna, non è questa la cosa importante; quello che conta per noi è la consapevolezza che tu, invece, continuerai ad essere sempre presente nei nostri cuori.
Secondo, in uno dei tanti momenti di dibattito che tu organizzavi, a proposito della legge che ti avrebbe impedito di ricandidarti, ebbe a dire: “quando in un deserto spunta un fiore, non può essere una legge a decidere di reciderlo”. Oggi Salvatore ti dice: “sei stato un fiore in un mondo che spesso appare come un deserto arido e sterile, la legge Divina ha deciso di reciderti; in una seduta del tuo Consiglio Comunale ci sarebbe stato spazio solo per una Presa d’Atto, ma nel Consiglio delle nostre vite c’è spazio per un GRAZIE infinito”.

Secondo Amalfitano e Salvatore Di Martino

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