Montevergine, il Covid limita il tradizionale pellegrinaggio dei “Femminielli”. Niente balli e si sale solo con la funicolare

Il covid ferma balli e suoni a Montevergine in occasione della Candelora. Sono pochi i gruppi approdati in vetta per il tradizionale omaggio a “mamma Schiavona”. Obbligatorio l’utilizzo di mascherine Ffp2 e green pass con le forze dell’ordine schierate per evitare il traffico di auto in vetta. Sono stati sistemati varchi ad hoc per fermare le auto in arrivo per la tradizionale “juta dei femminielli” nel Santuario di Montevergine. L’arrivo all’Abazia è consentito solo con bus e la funicolare, che effettuerà corse continue fino alle 15.30.
Ma cos’è il tradizionale pellegrinaggio, chiamato la “Juta dei Femminielli”, che il 2 febbraio ha sempre visto (prima dell’emergenza Covid) la partecipazione di centinaia di fedeli provenienti da tutta la Campania ed anche da altre regioni che a piedi salgono a piedi sul monte Partenio fino al Santuario della Madonna di Montevergine nel quale si trova, tra le tante statue e quadri, anche il ritratto della Madonna che i fedeli chiamano “Mamma Schiavona”?
Secondo un’antica leggenda medioevale il 2 febbraio 1126 o 1256 due omosessuali erano stati allontanati dal paese ed imprigionati in un albero, completamente bloccati da lastre di ghiaccio, condannati a morire di freddo o sbranati dai lupi. Il loro destino era, quindi, segnato. Per loro sembrava non esserci scampo dalla morte atroce. Ma la Madonna, “Mamma Schiavona”, intenerita dal loro amore, intervenne per aiutarli aiuto squarciando il cielo coperto dalle nuvole e lasciando passare dei raggi di sole che, con il loro calore, sciolsero le lastre di ghiaccio ed i due giovani riuscirono a liberarsi mettendosi in salvo. La Madonna li salvò concedendo loro la possibilità di vivere e testimoniare la forza del bene. E’ per questo che ogni 2 febbraio, tanti omosessuali rendono omaggio alla “loro” Madonna e le rivolgono canti e preghiere.
La famosa “Juta dei femminielli” è legata al miracolo compiuto che fu visto come un segno di tolleranza soprannaturale, tanto che da quel momento in poi la comunità gay è divenuta devotissima alla Madonna di Montevergine.
Secondo però alcuni studiosi di tradizioni popolari, il rituale della Candelora, risale a molto prima del medioevo. La teoria in questione riguarda i sacerdoti della dea Cibele, i cosiddetti Coribanti, che arrivavano ai piedi del monte Virgilio, per venerare la Madre Nera proprio in questo particolare giorno dell’anno. Questi erano sacerdoti molto particolari, essi infatti arrivavano ad evirarsi, offrendo il loro sesso in dono con lo scopo di rinascere così con una nuova identità. Essi ritornavano nella comunità, vestiti di stoffe di seta dai colori sgargianti, truccati vistosamente e tra suoni e canti, al ritmo dei tamburi, scendevano in città, esibendo sfrontatezza e provocazioni sessuali.

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