Grassroot journalism Giovanni Farzati

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Il malocchio, salvarsi dai morsi del male oscuro

La gente ci crede, ricevere il malocchio è peggio di una bastonata in fronte, i nonni facevano un rito con parole misteriose per slegarlo e così guarire il poveretto colpito.
” Chiri paterni cu l’uoglio e l’acqua indo nu piatto, nonna materna co i chiavi, chere grosse re i purtuni re na vota, o cu cose taglienti come na fuorbici, n’accetta ecc. E poi ricia parole citto citto”, rito di un malocchio del Cilento.

Uno starnuto, un colpo di tosse, un lieve malessere….(Tene l’uocchio) immediatamente veniva chiamata l’immancabile zia di turno, esperta in arti magiche.

C’erano due formule
che si praticavano ..la prima ..in un piatto veniva introdotta l acqua e posto sopra la testa. senza il contatto…da una candela ad olio l’officiante. Dopo una cantilena a bassa voce formate da parole incomprensibili(che il rito)immergeva il dito nell’olio e faceva in modo di far cadere due/tre gocce di quell olio nell’acqua del piatto… se le gocce al contatto dell acqua restavano integre.. ossia non si espandevano.. significava che “l uocchio non cera” se invece le gocce si espandevano “l uocchio.”…si sentiva dire . lo tene.. lo tene”.

Nell altra formula praticata; veniva osservato solo il pensiero…e con una chiave oppure un oggetto di ferro…paletta del camino o altro di ferro…veniva volteggiato vicino alla testa.. sempre oracolando un dire segreto; al termine il ferro gettato materialmente in terra; qualora l’officiante sbadigliava con insistenza si conveniva che il malocchio c’era.

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