E’ morto Montagner, Premio Nobel idolo dei “No vax”

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    E’ morto Montagner, Premio Nobel idolo dei “No vax” Alla fine è stato il servizio fact-checking di Libération a certificare che Luc Montagnier era morto, che il decesso non era un fake: ha provocato scompiglio fino all’ultimo il Premio Nobel bandito dalla comunità scientifica, lo scopritore del virus dell’HIV che credeva nella memoria dell’acqua, il medico, biologo e virologo convinto che la morte fosse un retrovirus che si poteva sconfiggere con un vaccino, ma non il Covid, i cui antidoti aveva invece definito veleni, diventando l’eroe degli antivax. Montagnier è morto martedì sera a 89 anni. Era ricoverato da qualche giorno all’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine, una clinica privata alle porte di Parigi prediletta dalle star anche per l’estremo riserbo di cui possono godere i ricoverati. A dare la notizia della morte è stato all’inizio solo un sito, quello di France Soir, diventato cassa di risonanza delle posizioni più alternative sulla pandemia e considerata fonte poco affidabile. Per un giorno, nessun altro media ha confermato la notizia, alimentando sui social un’ondata di sdegno nella galassia degli scettici: «Muore un premio Nobel eroe, e la Francia lo ignora». «È stato il suo ultimo colpo da maestro – ha commentato il professore di filosofia molto attivo sui media René Chiche – ha voluto che fosse avvertito soltanto France-Soir, è stato il suo ultimo calcio all’establishment».
    Montagnier, 89 anni, è morto martedì sera, «circondato dai figli»: «Il dottor Gerard Guillaume (un medico reumatologo anche lui molto attivo sul fronte anti-vax, ndr.) ci ha detto che se n’è andato in pace» ha scritto il sito. Niente sulle cause. Niente sulla possibilità che il più blasonato degli anti-vax possa essere stato sconfitto dall’infezione: «Non spetta a me comunicare informazioni di questo tipo si è limitato a dichiarare il dottor Guillaume spetta alla famiglia decidere cosa dire. Io posso solo dire che se n’è andato in pace, con dignità, accanto ai suoi cari. Era molto anziano, malato da tempo, questa volta il cuore ha ceduto». A commentare la sua morte anche Didier Raoult, il popolare infettivologo di Marsiglia, ora in pensione, discusso difensore dell’uso dell’idrossiclorochina per combattere il Covid: «Perdiamo un uomo la cui originalità, indipendenza e le cui scoperte hanno portato alla creazione del laboratorio che ha scoperto il virus dell’Aids ha scritto su twitter Raoult questo gli è valso la gloria, il premio Nobel, e poi l’inaudita ostilità dei suoi colleghi. L’attenzione portata alle sue ultime ipotesi era sproporzionata». In realtà era da tempo che Montagnier provocava sconcerto nella comunità scientifica. Già al tempo della scoperta del retrovirus dell’Aids, nell’83, nel suo laboratorio all’istituto Pasteur scoppiò la guerra con il collega americano Robert Gallo che assicurava di essere stato il primo ad aver isolato la sequenza.
    RICERCHE CONTROVERSE
    Nel 2008 è però a Montagnier e alla sua collega Françoise Barré-Sinoussi che l’Accademia di Stoccolma attribuisce il Nobel della Medicina. Il medico francese, che si ribella alla pensione, si esilia prima al Queen College a New York, poi all’università Jiao-tong di Shanghai. Nel 2002 fa discutere il suo succo di papaya fermentato per «ridurre lo stress ossidativo» e trattare il Parkinson, che prescrive anche a papa Giovanni Paolo II. Poi cominciano le dichiarazioni che portano al suo bando dall’Istituto Pasteur e alle petizioni dei colleghi: il Dna che può lasciare una traccia elettromagnetica nelle molecole d’acqua, i vaccini che possono provocare la morte del neonato o l’autismo, l’Aids che può guarire «in qualche settimana» se si ha un buon sistema immunitario. «Ho sempre cercato l’insolito disse una volta Non riesco a lavorare su un sentiero già battuto». Essere considerato un pioniere per aver isolato il virus dell’Aids non gli piaceva: «trovare il vaccino, questo sì mi piacerebbe».
    Francesca Pierantozzi

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