“IncantiAmoci a Sorrento” applausi a scena aperta per Fiorenza Calogero e i suoi musicisti foto

Sorrento (NA) Ieri sera si è conclusa la rassegna dedicata al teatro e alla musica “IncantiAmoci a Sorrento”, promossa dal Comune di Sorrento, che ha visto la Direzione artistica di Salvatore Piedimonte, la collaborazione con la società di produzione Sassi Production, l’apporto tecnico dell’associazione Musiciens con l’attenta conduzione del giornalista Gigione Maresca e l’ospitalità dell’Arciconfraternita del Rosario. Una rassegna colta e raffinata quella proposta da Salvatore Piedimonte, che ha chiuso la kermesse proponendo uno splendido concerto con protagonista la cantante Fiorenza Calogero in “Ex Voto #pergraziaricevuta”, nuovo concept di musica tradizionale, dedicato ai Canti del Natale, con il prezioso ausilio dei Maestri Marcello Vitale, Carmine Terracciano e Nico Berardi. Fiorenza Calogero entra in scena, sull’altare della bella chiesa dei Santi Felice e Bacolo con l’eleganza di un soprano che sta per interpretare “Adina” in “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, questo per dire che il suo sorriso e il suo portamento rendono ancora più intensa l’interpretazione di canzoni che solo per costume etichettiamo “della tradizione” ma in realtà sono veri e propri capolavori poetici, ricordo su tutti “Quanno nascette ninno”, “La leggenda del lupino” e “Stella d’argiento”. Nel XII una leggenda sorrentina narra che il Duca Sergio comandasse di edificare la chiesa dei Santi Felice e Bacolo per liberare la zona da spiriti maligni, mi piace pensare che l’arte e la musica ancora una volta ci hanno liberato ieri della malinconia, dello stress e della sofferenza di questo bruttissimo periodo periodo. Certo l’arte di Fiorenza Calogero è taumaturgica, quando percuote la tammorra conquista, ha presenza scenica, non mi meraviglia che a diciassette anni Roberto De Simone l’abbia scelta per la sua Gatta Cenerentola. Con la sua voce potente e flessuosa, ci racconta storie di madonne in fuga, entusiasmo e meraviglia di pastori e re magi che appartengono all’alba della cristianità. La cantante di Castellammare di Stabia si supera interpretando don Ferdinando Russo, convince quando omaggia il suo mentore e maestro Enzo Avitabile con brani come “A carità”, “Tre fronne e tre ciure” e dulcis in fundo: “Ex voto” del compianto Carlo D’Angiò, che personalmente avevo visto cantare con la stessa sua stessa bravura solo da Giovanni Mauriello alcuni anni fa. Questa che segue è l’intervista che mi ha gentilmente concesso la Signora Fiorenza Calogero.

“IncantiAmoci a Sorrento” con Fiorenza Calogero un successoFiorenza Calogero presenta "Ex Voto"

Perché una ragazza di Castellammare decide di fare della musica la sua vita?
Beh è una domanda che mi emoziona. Fra un po’ piango. (Ridiamo, invece. N.d.A.). Ti dico che mi commuovo perché andando a ritroso nel tempo penso a quanto è stato difficile, doppiamente difficile, perché “questa ragazza di Castellammare” non è mai voluta scendere a compromessi con nessuno. Per me è stato un percorso comunque meraviglioso, rifarei tutto, non rinnego nulla, neanche gli sbagli. Ho sempre amato la musica. Ho iniziato a cantare che avevo cinque anni.
A casa tua si respirava musica, anche i tuoi sono musicisti?
No, sono la prima che si è dedicata alla musica e al canto, ma i miei genitori amavano la musica tradizionale, ascoltavano quella della NCCP e mi hanno trasmesso la loro stessa passione per questo tipo di canto. A vent’anni ho scelto di intraprendere la carriera da solista. Ma fin dall’inizio ho sempre cercato un mio linguaggio perché sono convinta che il fatto di essere una cantante e non un’autrice non precluda a me interprete di un testo, la possibilità di offrire un mio originale apporto all’opera con la mia performance. Durante questa ricerca artistica e di crescita come interprete, mi sono imbattuta nel Maestro Marcello Vitale che mi ha aiutato a raggiungere quest’obiettivo. Io cercavo anche uno strumento musicale che in un certo senso avesse affinità con la mia voce e la sua chitarra battente lo è in pieno. Con Marcello, che è anche il mio compagno, condivido l’amore per la musica tradizionale e la canzone napoletana, passione che coltiviamo insieme da anni.
Molti artisti hanno fatto di necessità virtù e nel periodo del lockdown hanno scritto e creato nuovi progetti, è anche il tuo caso?
Sì, anche io ho impiegato il mio tempo nella costruzione di un nuovo progetto musicale, posso annunciarti l’uscita del mio settimo album. Si intitolerà “Vico Viviani” è fondamentalmente un ulteriore step nel mio percorso di crescita di artista e della mia personale interpretazione della musica napoletana. Mi sono detta: “ma come? Sono di Castellammare e non ho nella mia discografia un album su Raffaele Viviani? Ma ho voluto offrire comunque una mia personale visione di Viviani. Non mi sono limitata a cantare le sue opere, ma ho chiesto ad amici musicisti italiani e stranieri di dare il loro apporto traducendo Viviani nelle loro lingue o dialetti, proponendo una “contaminazione” musicale. Un modo di vivere la musica che ho sempre apprezzato anche grazie alle collaborazioni con Enzo Avitabile di cui mi reputo allieva. Viviani come tutti i grandi poeti appartiene al mondo non solo alla sua terra d’origine. Io amo la fusione tra culture, è emozionante la musica quanto diventa world… World music.
Mi rendo conto che è brutto etichettare gli artisti, mi piacerebbe però sapere come ti definiresti come cantante?
Posso dirti che amo la musica tradizionale quella rappresentata da maestri come Biagio De Prisco e Marcello Colasurdo, personalmente mi potrei definire una cantante folk tendente alla World music e alla musica mediterranea, ma forse la migliore definizione è artista “poliedrica”, infatti, mi sono misurata con la musica Prog di un gruppo come gli Osanna, ho lavorato con jazzisti del calibro di Lorenzo Hengeller, Elisabetta Serio e Jaques Morelenbaum. In sostanza non mi precludo altre musiche e altri linguaggi ma sono fiera delle mie radici, la mia identità di artista è legata alla mia terra. Con la mia arte non voglio che quest’identità, napoletana e stabiese che mi appartiene e che sono orgogliosa di rappresentare, si perda.
Mi piacerebbe mi raccontassi un tuo personale ricordo di Carlo D’Angiò.
Mi viene in mente la telefonata che mi fece nel 2016. Si sarebbe dovuto esibire a Capri, presso la Certosa di San Giacomo, ma già stava male. Mi chiese di prendere il suo posto, mi disse “Fiorenza questo concerto lo devi fare tu… quando ti sento cantare io sento una verità…”. È stato bello e profondamente emozionante. Per me fu un grande onore. Da quando è scomparso mi piace ricordarlo ad ogni mio concerto, è stato un grande autore, aveva una voce unica ed era una persona speciale che mi manca molto.
Un ricordo di quando debuttasti nella Gatta Cenerentola con Roberto De Simone?
Mi catapultarono sul palcoscenico a 17 anni. Questa è l’immagine che rende l’idea di quello che mi accadde. Fu straordinario. Dopo sei mesi nella compagnia, mi fu chiesto di sostituire un’attrice, ricordo che studiavo i tre ruoli davanti ad uno specchio con l’aiuto di Patrizia Spinosi.  Adesso che ci penso, andai  perfino in giro tra i vicoli di Napoli ad ascoltare il dialetto perché non ero soddisfatta della cadenza del mio, troppo, come dire, italianizzato. I miei genitori poi, mi tenevano sotto una campana di vetro, e per loro fu un vero trauma vedermi andare via, fui scritturata per 400 repliche. Roberto De Simone dopo il provino mi disse: “Devo complimentarmi con la Signora Calogero, perché nonostante abbia provato i ruoli da poco tempo e con l’ausilio della sola Signora Spinosi, sembra invece che lo spettacolo lo reciti da sempre”, anche se avevo appena 17 anni per lui ero già la Signora Calogero.
Come sai Sant’Agostino diceva “chi canta prega due volte” è vero o è un’esagerazione?
È vero. Chi canta prega due volte. In apertura dello spettacolo lo rivelo al pubblico, il mio “Ex voto” è una preghiera laica. Un momento di fede, che fa parte della mia vita e che proprio ultimamente mi è stato di aiuto. Tu forse sai che ho dovuto affrontare un problema di salute importante, e il pregare mi è stato di profondo conforto. Sì, lo ripeto, Sant’Agostino ha usato parole bellissime.
L’ultima domanda la rivolgo alla donna non all’artista. Mi è capitato spesso, come ogni anno di questi tempi, di vedere sui quotidiani le foto di bambini nati il primo dell’anno. Ecco, vorrei chiederti, al primo bambino nato nel 2022 che ninna nanna canteresti?
Gli canterei una ninna nanna che ho scritto durante il lockdown. Una ninna nanna che dice al bambino di non aver paura. La ninna nanna di una donna che ha sofferto nella vita ma che ha anche capito che tutto passa e bisogna credere. Una ninna nanna che infonde coraggio, beh se devo dirla tutta una ninna nanna che gli chiede di lottare, per una come me, che è cresciuta leggendo Raffaele Viviani non posso che citarti una sua frase famosa: “La lotta mi ha reso lottatore”. E allora ai bambini del 2022 canto: “Ninna nanna lottatori”.

Grazie
A cura di Luigi De Rosa

link utili : https://www.facebook.com/fiorecalogero

“IncantiAmoci a Sorrento” con Fiorenza Calogero un successo
Fiorenza Calorero all’interno della chiesa dei Santi Felice e Bacolo a Sorrento

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