Gaia Girace l’attrice originaria della Penisola Sorrentina intervistata dal Corriere per il ritorno dell’ “Amica Geniale” foto

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    Gaia Girace l’attrice originaria della Penisola Sorrentina intervistata dal Corriere per il ritorno dell’ “Amica Geniale”  Qualcuno la paragona a Sofia Loren , noi di Positanonews Gaia Girace la abbiamo intervistata varie volte, l’ultima a Villa Fondi a Piano di Sorrento . A volte nelle trasposizioni cinematografiche dei grandi romanzi accade un piccolo miracolo: sullo schermo appaiono protagonisti che sono esattamente come ce li eravamo immaginati. La realtà ha la forma della fantasia. Quei volti, tratteggiati prima dall’ immaginazione, esistono davvero. È quello che è successo con Gaia Girace e Margherita Mazzucco, Lila -Raffaella Cerullo- e Lenù -Elena Greco- nella serie tv L’amica geniale, tratta dai romanzi dei record di Elena Ferrante. A loro, giovanissime, è toccata in sorte l’interpretazione di due dei personaggi più belli, complicati e amati della letteratura contemporanea, ma sono state capaci di una magia. Oggi la serie, targata Hbo-Rai Fiction, che viaggia di pari passo con i volumi della tetralogia, pubblicata in Italia da e/o, è giunta alla sua terza stagione: «Storia di chi fugge e di chi resta».
    Sarà in onda su Rai 1 e Rai Play nella prima metà di febbraio, dopo il Festival di Sanremo. Dietro alla macchina da presa, questa volta, c’è Daniele Lucchetti. Saverio Costanzo, regista dei primi due capitoli, rimane tra gli sceneggiatori, con la stessa Elena Ferrante, Francesco Piccolo e Laura Paolucci. Quando Gaia Girace e Margherita Mazzucco spuntano dallo schermo del computer, ognuna nella propria casa napoletana, avvolte in un maglione bianco la prima, blu, la seconda sembrano conservare anche dal vivo i caratteri delle due donne create da Ferrante. Più enigmatica e lunare Gaia, pacata e determinata Margherita. Sono ragazze di 18 e 19 anni a cui, all’improvviso, nel 2017, è cambiata la vita.

    Chi erano Gaia e Margherita prima di Lila e Lenù?
    Gaia Girace: «Una studentessa al primo anno di liceo linguistico Publio Virgilio Marone a Meta , nata  a Vico Equense, giocatrice di pallavolo. La passione per la recitazione è arrivata per conto suo. Ho iniziato a studiare teatro, non pensavo ad altro. Ho fatto il provino per L’amica geniale e sono stata presa. Da lì tutto è stato stravolto. Ho lasciato la scuola e sono andata avanti da privatista. Conciliare il lavoro con lo studio è stato destabilizzante. Sentivo la pressione di una produzione internazionale, le invidie di tanti ragazzini, gli insegnanti non erano comprensivi. Ora va meglio. Ho trovato un mio equilibrio».
    Margherita Mazzucco: «Frequentavo il liceo classico, che ho concluso questa estate, a Napoli. Non avevo mai pensato al cinema, sono andata al provino solo perché avevano cercato ragazzi per strada, nelle scuole e tutti i miei amici lo facevano. Li ho seguiti anche io. Pensavo fosse andato male, me ne ero scordata. Un giorno, mentre ero al mare con mia mamma, mi arriva una telefonata: “Sei tra le 10 candidate per il ruolo di una delle protagoniste, vieni a Roma per un provino con Saverio Costanzo”. Sono partita e il giorno stesso dell’ audizione ho saputo di essere stata scelta. Ho conosciuto Gaia, a cui già era stato assegnato il ruolo di Lila. Mi hanno detto: “Non ti tagliare i capelli, non ti abbronzare, ci rivediamo a settembre”. Poi è stato come entrare in un frullatore. Dopo la prima stagione non potevo più uscire di casa, ho lasciato la piscina che frequentavo. Per strada mi urlavano “Lenù”. Con gli amici, per fortuna, non è cambiato nulla. Ho fatto la maturità e ora sono iscritta a Lettere».

     

    Conoscevate i quattro romanzi di Elena Ferrante?
    MM: «Li aveva letti mia mamma. Mi aveva spiegato che era la storia di due amiche. Io li ho iniziati sul set, ogni mattina leggevamo l’estratto della scena a cui avremmo lavorato. Ora li ho terminati tutti, mi manca solo l’ultimissimo capitolo. Per il momento non voglio sapere nulla del finale!».
    GG: «Lo stesso per me, li conosceva mia madre. Io sono stata una lettrice incallita fino all’adolescenza. Sono troppo cerebrale, mi vengono un sacco di paranoie e la lettura invita a pensare. Per questo ora la pratico meno. Mi sono approcciata agli episodi de L’amica geniale in contemporanea alle riprese, ho scoperto la storia di Lila insieme a lei».

    Gaia Girace nei panni di Lila, sul set della terza stagione dell’«Amica geniale» in onda da febbraio su Rai1 e Raiplay (foto di Eduardo Castaldo )
    Questa sarà l’ultima stagione in cui interpreterete Lila e Lenù. Nella prossima, “Storia della bambina perduta”, le protagoniste avranno quasi 40 anni, un’età troppo distante dalla vostra. Vi spiace lasciarle andare?
    GG: «Da un lato sì, penso sia inevitabile. Ma sono contenta di evolvermi. Resteranno ricordi bellissimi. Io continuo a voler fare l’attrice, anche se vivo alla giornata. Come dicevo per me non è stato facile conciliare il cinema con la vita privata. Questa stagione però mi ha dato una nuova carica. Si vedrà. Certo vorrei essere conosciuta come Gaia Girace e non solo come Lila».
    MM: «Lenù mi mancherà, ma ci sarà sempre un po’ di lei in me. Nell’ultima serie ho dovuto lavorare su una donna di più di trent’anni. Andare oltre sarebbe impossibile. Anche io voglio continuare la carriera di attrice. Ho appena finito di girare il nuovo film di Susanna Nicchiarelli su Santa Chiara».

     

    Come vi siete avvicinate a loro?
    GG: «Lila è complessa, respingente. La chiave è stata unirmi a lei il più possibile, anche perché un po’ mi somiglia. Sono lunatica, a volte non mi capisco nemmeno io. In certi momenti sono espansiva, in altri timidissima. Mi sono ritrovata tanto in Lila e ho capito che il modo migliore per farla vivere sullo schermo era darle quello che avevo dentro, senza interpretare me stessa. Mi ha aiutata a capire il suo punto di vista».

    «Storia di chi fugge e di chi resta» è il terzo volume sull’ amica geniale, da cui e tratta la nuova stagione della serie tv
    MM: «A me all’inizio Lenù non piaceva, preferivo Lila. Poi Saverio Costanzo mi ha parlato tanto di lei, e me ne sono innamorata. Ora ci sono dei momenti in cui non so più se sto pensando come Margherita o come Lenù! Con il tempo mi sono accorta di quanto siamo simili, ci piace osservare gli altri, siamo empatiche. Elena è più forte e determinata di me. Sembra pacata, poi ti sorprende, ha un lato oscuro, in apparenza sembra risolta, ma cova molti segreti. Questo la rende umana. Costanzo mi ha detto “Elena è come l’acqua, si adatta a tutto”, lui e gli altri registi della serie, Alice Rohrwacher ( ha girato un episodio della seconda stagione ndr) e Daniele Lucchetti, mi hanno lasciata molto libera. Ormai la conosco meglio di loro. La terza stagione è stata la più dinamica e mi ha dato grande soddisfazione, anche se mi ha messa alla prova. Non è stato facile interpretare una donna con figli. Poi non conoscevo bene la Storia degli Anni 60 e 70, ho dovuto studiare e vedere documentari». Nella saga de L’amica geniale il tema dell’emancipazione femminile in Italia nell’ultimo secolo è molto presente. Voi siete ragazze di un altro tempo.

    GAIA (LILA): «GLI SGUARDI DI TROPPO MI SPOGLIANO DELLE MIE SICUREZZE. AVEVO CHIUSO CON I SOCIAL PER I COMMENTI CATTIVI»
    Come è stato vestire i panni di donne — oggi sarebbero quasi 80enni — nate e cresciute in una condizione così diversa dalla vostra?
    GG: «Abbiamo studiato a lungo tutte le epoche che abbiamo interpretato. Nella seconda stagione Storia del nuovo cognome sono stata protagonista di una scena di violenza molto forte: Lila è una neosposa di 16 anni e il marito Stefano Carracci abusa sessualmente di lei. È stato un trauma, io e Giovanni Amura, l’attore che interpreta Stefano, abbiamo pianto. Oggi in Occidente non ci si sposa a 16 anni, c’è più parità, le donne sono consapevoli dei loro diritti, ma il maschilismo, non è finito, si è solo camuffato meglio. I guardoni, le molestie per strada ci sono ancora e spesso vengono giustificate con l’abbigliamento. Se una ragazza si mette una minigonna allora è colpa sua. Sono coraggiosa, ma gli sguardi di troppo mi fanno sentire debole, indifesa, mi spogliano delle mie sicurezze. Non sto dicendo che gli uomini debbano andare in giro con le mani sugli occhi. I complimenti fanno piacere, se fatti in un certo modo. Qualche sera fa ero fuori con tre amiche, eravamo vestite in modo normalissimo, eppure siamo state circondate da una decina di ragazzi che facevano apprezzamenti volgari. Assurdo».

    MARGHERITA (LENÙ): «IL CATCALLING È SPAVENTOSO. MI INSEGUONO ANCORA PER STRADA. NOI CI SIAMO RASSEGNATE, MA È SBAGLIATO»
    MM: «Lenù è molto moderna per la sua epoca, ma viene sopraffatta dagli uomini che incontra: Antonio, il marito Pietro, Nino Sarratore. Io, oggi, sono privilegiata. Appartengo a una famiglia femminista, sono la terza di quattro sorelle, alla fine mio padre è diventato femminista per forza. Sono d’accordo con Gaia: c’è ancora da fare. Il cat calling è spaventoso. Noi ragazze abbiamo imparato a conviverci, è sbagliato. Ci siamo rassegnate. L’altro giorno passeggiavo per il centro di Napoli con un maglione a collo alto, un cappotto lungo fino ai piedi e due ragazzi mi hanno seguito in motorino. Sono rimasta affascinata dai libri femministi di Elena che ho sfogliato sul set, come Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi. Illuminante».

    Siete diventate amiche? (entrambe le attrici prendono una breve pausa prima di rispondere)
    GG: «I primi anni eravamo molto affiatate, poi ci siamo un po’ allontanate, al di fuori dei periodi di riprese. Ma c’è stata da subito grande intesa, credo si veda sullo schermo»
    MM: «Confermo, non abbiamo voluto forzare un rapporto. Siamo un po’ come Elena e Lila, a volte vicine, a volte distanti. Sul set si è creato un bellissimo clima, eravamo tanti coetanei, lontani da casa. Stare insieme ci ha permesso di confrontarci. Abbiamo un gruppo Whatsapp che si chiama ‘O rione come, il rione del film».

    Gaia e Margherita sul set della serie «L’amica geniale» (foto di Eduardo Castaldo)
    Come avete vissuto la pandemia? La vostra generazione sta pagando un prezzo molto alto
    GG: «Per me il primo lockdown è stato terribile. Mi sono chiusa in me stessa. Credevo di non avere più un amico, quando ho iniziato L’amica geniale mi sono buttata nel lavoro e ho perso tanti rapporti. Mi è quasi venuta una repulsione per il cinema. Poi ho capito che bisogna avere a fianco le persone giuste. I veri affetti restano anche quando non ci si vede».
    MM: «Io sono stata bene, in casa con le mie sorelle e i miei genitori. La Dad però era tremenda. Ora, sono sincera, non ce la faccio più e sono stata pure fortunata a poter girare questa stagione mentre mezza Italia era in zona rossa».

    Non sembrate appassionate di social, contrariamente a tanti coetanei.
    MM: «Io ho un profilo Instagram privato. Lo uso solo per tenermi in contatto con i miei amici, non voglio che diventi pubblico. A 19 anni si sbaglia facilmente su queste piattaforme, sentirei troppa pressione».
    GG: «A me piace fare foto, ma mi dimentico di postarle. I miei agenti mi hanno suggerito di usare di più Instagram, però i social possono essere una brutta bestia. Io, a un certo punto, ho chiuso il mio profilo, non riuscivo a gestire i commenti cattivi. Ora è di nuovo pubblico. Ci riprovo».

    L’identità di Elena Ferrante è avvolta nel mistero. L’avete mai incontrata? (gli occhi di Gaia e Margherita si illuminano)
    GG: «No, ma vorrei tantissimo! Durante le riprese mandava delle mail al regista e da lì capivamo come stavamo andando. Ci dava direttive per le scene complicate, ci ha fatto anche dei complimenti, ma senza mai sbilanciarsi troppo».
    MM: «Sì, la sua presenza c’era sempre. Era aggiornata su tutto. Anche io pagherei per incontrarla! Spero che la mia Lenù le sia piaciuta».

    Cosa chiedereste, oggi, a Lila e Lenù se fossero qui davanti a voi?
    GG: «Vorrei sapere come le va la vita. Se ha un amore stabile e se, dopo tanto dolore, è felice».
    MM: «Io penso di conoscerla, ormai so tutto di lei. Sono pronta a lasciarla andare. Mi sono preparata a lungo a questo momento. Non è stato facile, ma pensavo di soffrire di più».

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