Castellammare di Stabia, bloccato l’housing sociale. Una vicenda che riguarda da vicino Sant’Agnello

Riportiamo l’articolo del giornalista Vincenzo Iurillo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” e che riguarda il problema dell’housing sociale. Una vicenda che ricorda quanto accaduto anche nella città di Sant’Agnello in penisola sorrentina.
La Corte Costituzionale accoglie le tesi di un ricorso delle associazioni Italia Nostra e Fare Ambiente, straccia la norma del piano casa della Regione Campania che spalancava la porta a deroghe ed incrementi di vani nelle zone della costiera sorrentina e amalfitana tutelate dal Piano urbanistico territoriale (Put), e la questione finisce per toccare il caso Castellammare di Stabia, la popolosa città del napoletano sulla quale a giorni il Consiglio dei ministri deciderà se procedere o meno allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche.
E’ una sentenza che affonda in questa storia perché, come spiegheremo nel prosieguo dell’articolo, la Consulta ha annullato una legge che era stata scritta da una lobby affaristica-edilizia in odore di camorra che aveva a Castellammare il suo centro di potere. E che era riuscita a convincere alcuni politici al proprio volere.
La sentenza depositata il 28 dicembre scorso, infatti, ha dichiarato incostituzionale l’articolo 12/bis della legge regionale 19/2009. Ribadendo, come ha sottolineato l’avvocato degli ambientalisti Francesco Saverio Esposito, “la prevalenza delle norme paesaggistiche alle leggi disegnate per creare scorciatoie verso nuove costruzioni”.
Tenetevi forte: si tratta – come peraltro ricordato da Esposito in tre pagine della sua memoria alla Consulta – dell’articolo modificato nel 2014 grazie a un intervento a gamba tesa dell’ingegnere Antonio Elefante, il tecnico di fiducia di Adolfo Greco, il re del latte di Castellammare di Stabia condannato in primo grado a 8 anni per il suo ruolo di mediatore tra i clan e alcuni commercianti costretti al pizzo, e al centro di numerosi intrecci tra imprenditoria, camorra e politica locale, minuziosamente descritti nelle puntate della nostra inchiesta su Giustizia di Fatto.
Nel 2014 Greco ed Elefante lavoravano a un progetto di riqualificazione residenziale dell’ex area Cirio a Castellammare di Stabia tramite una società, la Polgre srl, nella quale Greco era socio e titolare di fatto insieme all’ex boss delle Cerimonie Antonio Polese, il patron dell’Hotel La Sonrisa. Un progetto oliato con tangenti in contanti e regali di lusso, secondo una indagine della Procura di Torre Annunziata – procuratore capo Nunzio Fragliasso, pubblico ministero Andreana Ambrosino – che nel maggio 2020 ha eseguito misure cautelari agli arresti domiciliari per Greco ed Elefante. Misure che avrebbero colpito anche i parlamentari di Forza Italia Luigi Cesaro ed Antonio Pentangelo se questi non fossero stati protetti dalle guarentigie delle camere di appartenenza (i provvedimenti nei loro confronti furono poi annullati dal Riesame, ma su Cesaro pende al Senato un’altra richiesta di arresto con accuse di concorso esterno in associazione camorristica per i suoi rapporti con il clan Puca di Sant’Antimo).
L’ordinanza firmata dal Gip Maria Concetta Criscuolo ricostruisce i contatti di Greco e dei suoi uomini coi politici campani che avevano lo scopo di far approvare norme che ammorbidissero i vincoli e rendessero fattibile la realizzazione dei circa 300 appartamenti previsti nel piano originario (poi ridotti durante successive stesure, e comunque rimasti solo sulla carta). Le carte riportano intercettazioni in cui Elefante si vanta di essere stato il regista della modifica del piano casa, strumento che poi gli tornerà utile anche per realizzare i 53 appartamenti di housing sociale a Sant’Agnello (nei giorni scorsi i pm hanno formalizzato le richieste di rinvio a giudizio).
Emblematica una conversazione del 24 luglio 2014 tra Greco ed Elefante. Si è appena riunita la commissione Bilancio della Regione Campania che ha approvato un emendamento pro modifica. Elefante se ne vanta: “E’ l’emendamento che avevamo preparato noi… modifica l’articolo dodici bis … e chiarisce la questione che si applica, quindi anche in territori sottoposti a Put, questo chiarisce… l’ho scritto io”! E ride. Mentre Greco gli ripete più volte: “Bravo”!
L’annotazione della Squadra Mobile di Napoli allega i documenti e i nomi dei firmatari degli emendamenti: sono consiglieri regionali di Forza Italia all’epoca contigui a Cesaro, padre-padrone incontrastato degli azzurri campani dopo il tramonto di Nicola Cosentino. Il testo verrà approvato anche in aula e diventerà legge regionale. In vigore fino a pochi giorni fa. Fino alla sentenza della Consulta. Che abroga di fatto un articolo studiato da una lobby guidata da un uomo ritenuto vicino alla camorra, che aveva interessi economici fortissimi su Castellammare di Stabia. Un gruppo di potere che non avrebbe avuto scrupoli nel pagare tangenti all’architetto che firmò il permesso a costruire. E che – sempre secondo le ipotesi accusatorie – poteva contare sull’aiuto “interessato” della politica locale e nazionale.

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