Salerno. Palazzo Genovese. “Le geometrie dell’inconscio nell’arte di Gianni Rossi”. foto

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Segnalazione di Maurizio Vitiello – “Le geometrie dell’inconscio nell’arte di Gianni Rossi” a Palazzo Genovese a Salerno, da domenica 19 dicembre 2021. 

Domenica 19 dicembre 2021, alle ore 11, nella prestigiosa Sala Esposizioni del Palazzo Genovese, in Piazza Largo Campo a Salerno, sarà inaugurata la personale “Le geometrie dell’inconscio nell’arte di Gianni Rossi”.

Interverranno Andrea Iovino, presidente di Bimed, e l’artista.

La mostra del noto artista angrese, che sarà possibile visitare fino al 28 dicembre 2021, dalle ore 10 alle 17,30 nei giorni feriali, si inserisce nell’ambito del progetto “2030 – Il futuro nel guardo nelle nuove generazioni”, promosso dalla Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo con il patrocinio del Comune di Salerno.

Ecco una scheda sulla mostra:

Molte sono le definizioni coniate per l’arte di Gianni Rossi, nel tentativo di classificare, all’interno di canoni prestabiliti della storia dell’arte novecentesca, un modo di dipingere che si pone al di là dei solchi tracciati dagli antichi maestri: non c’è né ripresa, né pedissequa imitazione nelle composizioni pittoriche del nostro artista, ma qualcosa di fortemente innovativo che merita di essere ancora studiato e approfondito. I corretti riferimenti all’informale chiariscono solo in parte il percorso pittorico del nostro autore, così come il geometrismo di Rossi non trova sostanziali affinità con il geometrismo astratto dei decenni passati.

Vive nell’arte di Gianni Rossi una manipolazione di idee, di formule e di tecniche che stanno segnando la storia dell’arte dei nostri giorni, spostando in avanti l’identità di una corrente ormai da analizzare non più nelle tematiche generali del pensiero fondatore, ma nelle specifiche e poliedriche individualità dei suoi adepti.

Si sofferma sulla componente geometrica di Rossi il critico d’arte Luigi Paolo Finizio: La geometria di Gianni Rossi fa da grammatica compositiva, da misura d’immagine. È ormai una sua nota di stile, di identità nei linguaggi di più spinta astrazione dell’arte contemporanea. Così la sua pittura si alterna all’interno, nel suo tessuto compositivo, di piani ordinati e scanditi commisti a spessori, a grumi di colore, a inserti oggettuali e materici”.

Le geometrie di Rossi sono variamente articolate e presentano strutture di immagini, di materie, di colori, che offrono soluzioni nuove alla pittura di matrice astratta.

Giorgio Agnisola definisce l’arte di Rossi “un gioco di equilibri formali, percorsi segnici e cromatici, ottiche provocazioni, geometrie e indizi visivi a caratterizzare in prima istanza l’ultima opera di Gianni Rossi. Un gioco chiuso e aperto, si direbbe a osservare l’opera nel suo insieme, caratterizzato da un articolato e quasi labirintico ritaglio formale, con vie di uscita, però, intravedibili e percorribili. Un quadrato di quarantanove piccole tele, connesse come in un puzzle magico. Che si nutre di attente assonanze del colore, di soppesate variazioni e vibrazioni del segno, di calibrate continuità della forma. 

È il colore al centro della struttura compositiva: un colore geometrizzato nelle campiture di verdi, rossi, gialli essenzialmente, come è nel registro di Rossi: un colore che si sviluppa in motivi e moduli che accompagnano in continuità la sequenza dei riquadri. È qui il pregio maggiore dell’opera. Da una parte si viene presi dalla struttura d’insieme, dall’altra si viene catturati dai particolari che emergono ad una più ravvicinata lettura e che annettono miracoli del segno e allusioni simboliche. Tale compresenza, di generale e particolare, è estremamente interessante. Lo sguardo può errare indifferentemente, allontanandosi e avvicinandosi, scorrendo il percorso di un segno o focalizzando l’attenzione su di una combinazione cromatica o rimbalzando sul gong di una superficie brillante. Non mancano, come è nel registro dell’artista, gli interventi estemporanei, interruzioni o giustapposizioni quasi informali sulla stesa compatta del colore. Interventi che in realtà non sono casuali, paiono determinati da un intento psicologico, di delineare un punto di crisi, di rottura o di sensibile e personale partecipazione. 

Una metafora dunque potrebbe dirsi dell’opera: nella essenzializzazione della realtà geometrizzata lo stesso artista riversa, come in un transfert linguistico, il proprio mondo. Un mondo simbolico, cifrato, misterioso, nonostante l’intensità dei colori. Un mondo che parrebbe planare, ma che invece si complica in profondità, nella percezione di piani sovrapposti in uno spazio che anche visivamente sembra indicare un avvertimento di interiorità, supporre una immersione che si sarebbe tentati di dire intimistica. E che pare riflettere nel rigore della geometria le complessità della vita”.

Tra le ultime tappe di rilievo della sua intensa attività artistica, citiamo la personale La nuova visione geometrica di G. Rossi al Maschio Angioino (Sala Carlo V Napoli nel 2013, con testo di G. Di Genova) e la personale Lirica dell’astrazione geometrica (Lirka abstracji geometrycznej) presso il Miejski Dom Kultury di Czechowice-Dziedzice, in Polonia, con testo di Luigi P. Finizio.

 

 

 

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