Un registro tutelerà e promuoverà i paesaggi rurali e storici dell’Italia: tra questi i limoneti di Amalfi

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Un registro tutelerà e promuoverà i paesaggi rurali e storici dell’Italia: tra questi i limoneti di Amalfi. Lo scrive Alessandro Luongo in un articolo del Corriere.

Come si tutelano i paesaggi e i beni di qualità d’Italia? Con l’agricoltura tradizionale, tramandata nei secoli dai nostri avi, adattandola di volta in volta alle mutate condizioni del clima e del suolo. Con il Decreto 17070 del 2012, il Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali ha istituito il Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, di cui fanno parte 27 siti di tutta Italia: aree coltivate a uso agricolo, forestale e pastorale, che mostrano caratteristiche di tradizionalità o interesse storico.

«Per farne parte, più del 50 per cento del paesaggio rurale rilevato con foto aerea del 1954, periodo dell’agricoltura preindustriale, coincida con quello della foto aerea attuale», chiarisce Mauro Agnoletti, professore associato di Pianificazione del paesaggio all’Università di Firenze, dove dal 5 al 7 novembre s’è tenuto il primo Congresso nazionale dei Paesaggi rurali storici. «I quali — ha spiegato — non sono un monumento o un centro storico da preservare con cartelli o vincoli, ma sostenendo le condizioni economiche dei contadini per non farli abbandonare, grazie a politiche agricole comunitarie. Il vantaggio principale del Registro è difatti veicolare fondi europei per mantenere tali pratiche di coltivazione tradizionali». Insomma: compensiamo i contadini dei maggiori costi perché conservano il paesaggio e producono beni di qualità, questo il messaggio. Un esempio su tutti? I limoneti di Amalfi, primo e unico paesaggio rurale storico della Campania nel Registro nazionale dal 2018. «La caratteristica del nostro territorio è la montagna che affonda nel mare — spiega il sindaco Daniele Milano — ; qui i nostri antenati hanno ritagliato spazio prezioso con i terrazzamenti dei limoneti, ma ora ci sono criticità come lo spopolamento delle aree agricole e l’invecchiamento dei contadini. In particolare, le nostre coltivazioni non sono raggiungibili con mezzi meccanici, ma a spalla e a dorso d’asino; la manutenzione ha pertanto costi proibitivi». Se un limoneto è abbandonato e crolla, i costi per riprodurlo sono enormi e i permessi difficili da ottenere. «Chiediamo misure di sostegno alla Regione Campania da destinare ai nostri agricoltori; la maggiore parte sono difatti famiglie con tanti piccoli appezzamenti, non organizzate in imprese, dunque tagliate fuori dai fondi europei. Per noi l’iscrizione al Registro porterà dei vantaggi in prospettiva».

Dal Chianti a Pantelleria

Uno dei 27 siti che invece ha avuto maggiore benefici (l’elenco è consultabile su www.reterurale.it) dall’iscrizione è Lamole, nel cuore di Greve in Chianti, in Toscana, che ha visto crescere in maniera notevole il valore di mercato dei suoi vini, «tanto che fra tre anni sulle etichette del Chianti classico Docg sarà presente un’unità geografica aggiuntiva, e molte grandi aziende stanno cercando d’investire qui in piccoli appezzamenti di terreni vitati», annunciano Simone Coccia, responsabile ambiente di Greve in Chianti e il vice sindaco Lorenzo Lotti. La ricostruzione del giardino pantesco, recinto circolare costruito in pietra a secco per proteggere le piante di agruni dai venti sull’isola di Pantelleria «ha reso l’isola più visibile e attrattiva al turista», conferma Sonia Anelli, direttore del Parco nazionale di Pantelleria, il cui paesaggio storico rurale fa parte del Registro dal 2018. Altri enti o associazioni possono candidarsi all’iscrizione ai paesaggi rurali storici. Fra l’altro, il paesaggio è un bene non riproducibile dalla concorrenza internazionale, e questo potrebbe essere un punto di partenza strategico del Piano nazionale di ripresa e resilienza preparato dall’Italia.

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