Terremoto del 23 novembre 1980. Il messaggio dell’allora parroco di Piano di Sorrento Don Francesco Saverio Sessa

Piano di Sorrento. In occasione del triste anniversario dei 41 anni dal terremoto del 23 novembre 1980 riportiamo il messaggio dell’allora parroco Mons. Francesco Saverio Sessa: «Fratelli e Figli carissimi, rivolgendomi a voi per il prossimo Natale, faccio mie le parole con le quali il profeta Isaia annunciava la venuta di Dio ai profughi d’Israele sbandati e senza speranza: “Consolate, consolate il mio popolo – dice il nostro Dio  parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finito il suo pianto”. (Is. 40, 1-2). So che i vostri cuori sono turbati e la vostra fede scossa, eppure in questo momento di ansia, di trepidazione, di dolore il Signore viene. Egli è la Parola che ci salva, la consolazione nella tristezza, la luce nel buio fitto di questo mondo. Accogliamolo con gioia, rendiamo semplici i nostri occhi e i nostri cuori perché egli si lascia scorgere dai piccoli, dai poveri. Per molte famiglie della nostra parrocchia questo sarà un Natale “fuori casa”, per alcune il momento in cui si avvertirà più forte “l’assenza” di una persona cara: per esse prima che per le altre è Natale.
Ma non ci fermiamo agli angusti orizzonti della nostra famiglia, del nostro paese, apriamoci ai problemi più grandi: ci sono paesi interamente distrutti, gente che ha perso insieme ai propri cari, la casa, la propria storia, la propria identità…… Capiremo così che il Natale non è quello delle reclame assordanti, dell’albero addobbato e nemmeno quello del presepe con le statuine di plastica, il Natale è il Signore che viene nel silenzio e nel freddo di una notte, povero per i poveri, dimenticato e bistrattato dai potenti, onorato e riconosciuto da semplici pastori. Accogliamo Dio che viene, riconosciamolo negli occhi dei nostri fratelli più poveri, lasciamo le tavole imbandite per adorare Gesù Bambino che nasce in una roulotte o in una tenda tra le nevi dell’Irpinia. Auguro a tutti lo gioia dell’Incontro: questo è il Natale, Natale 1980».

 (fonte “Il Carottese” del dicembre 1980)

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