Cava de’ Tirreni: il Cardarelli cede, intesa con Arianna

Cava de’ Tirreni: il Cardarelli cede, intesa con Arianna. Lo scrive Giuseppe Ferrara in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano La Città di Salerno.

Il “Cardarelli” scende a patti per chiarire la controversia sul caso di presunta malasanità che ha coinvolto la giovane cavese Arianna Manzo . Il prossimo 23 novembre, infatti, può essere un giorno decisivo per la risoluzione di una vicenda che va avanti a colpi di carte bollate, scioperi della fame e appelli televisivi da più di 15 anni e che vede protagonista la “bambina di legno”, ormai quasi 18enne. A seguito degli ultimi rilievi del collegio peritale nominato dalla Corte di Appello di Salerno e della conferma delle responsabilità dei sanitari del presidio ospedaliero partenopeo, Eugenio Manzo e Matilde Memoli (genitori di Arianna) – tramite il legale Mario Cicchetti – avevano sollecitato nuovamente il presidente della giunta regionale, Vincenzo De Luca , a farsi portavoce presso il “Cardarelli” per addivenire a un accordo extragiudiziale che permettesse alla famiglia di ricevere il risarcimento di circa 3 milioni di euro disposto in primo grado.

Così, in una comunicazione pervenuta giovedì ai Manzo e a Cicchetti, il direttore amministrativo dell’Azienda “Cardarelli”, Maria Maiorano , e il direttore generale Giuseppe Longo hanno formalmente dato seguito alla richiesta di De Luca nei giorni scorsi, invitando i genitori di Arianna a prendere parte a una riunione «a valenza tecnica – si legge – per il bonario componimento della controversia pendente ». L’appuntamento, quindi, è stato fissato per il prossimo 23 novembre alle 15m30 presso gli uffici della direzione generale del presidio napoletano.

L’incontro potrebbe rivelarsi decisivo per la risoluzione della vicenda giudiziaria. La famiglia di Arianna si augura, infatti, di poter raggiungere quell’agognato accordo che permetterebbe alla ragazza di ricevere finalmente le somme necessarie non solo a proseguire le cure, ma anche a vivere una vita più agevole e dignitosa possibile. La ragazza, infatti, è costretta su una sedia a rotelle per l’impossibilità di muovere gli arti, è inoltre ipovedente e sorda a seguito delle cure ricevute poco dopo la nascita (aveva appena tre mesi quando venne ricoverata prima al “Santa Maria dell’Olmo” di Cava de’ Tirreni e poi al “Cardarelli” di Napoli) e alla somministrazione di un farmaco non adatto alla sua età. È da quel momento che per la piccola Arianna, oggi prossima alla maggiore età, che è cominciato l’inferno. Nonostante le cure e le continue attenzioni dei genitori, che hanno dovuto rinunciare al lavoro per stare vicini alla figlia, la famiglia ha continuato a chiedere per anni che venisse fatta giustizia e riconosciuto ad Arianna quel risarcimento di 3 milioni di euro disposto in primo grado, tanto contestato proprio dal “Cardarelli”.

Alla luce della nuova perizia, però, le carte in tavola si sono ribaltate. Nel documento di oltre 600 pagine depositato la scorsa settimana, i periti Cristoforo Pomara , Antonino Giarratano e Maria Serenella Pignotti avevano confermato le responsabilità dei sanitari del “Cardarelli” evidenziando come «la bambina avesse sviluppato un severo quadro di sepsi durante il quale si era concretizzato il danno neurologico che la affligge. Durante il ricovero venivano somministrati alla piccola Arianna farmaci di seconda scelta o di sicurezza non comprovata».

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