Aspettando che Positano diventi Città Archeologica

Positano “Città Archeologica” come scrive il Sindaco Giuseppe Guida non è una nomina formale, ma un titolo di merito che impreziosirebbe ancora di più il nome di questa cittadina a livello internazionale. Qui c’era e c’è ancora una Villa marittima, di quelle straordinarie che gli antichi patrizi romani o meglio uomini potenti vicini all’Imperatore potevano permettersi. Raccontare ad un turista che a Positano, a un centinaio di metri dalla mitica spiaggia, bastano pochi passi per vivere l’esperienza di viaggiare nel tempo, proprio come i personaggi del romanzo di H. G. Wells e, calandosi sottoterra, ritrovarsi come per magia in un triclinio del 79 d.C., sarebbe una gioiosa sorpresa per lui una soddisfazione per noi. In Costiera amalfitana è solo qui che si può entrare in una villa, e ammirare le stesse pareti che probabilmente viveva quotidianamente Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, come ci racconta lo studioso Matteo della Corte. Il M.A.R., acronimo che sta per Museo Archeologico Romano, ha reso tutto questo possibile, ma il Museo romano di Positano non è solo questo, è soprattutto un progetto in divenire che ogni anno si arricchisce di nuove offerte grazie all’impegno della SABAP di Salerno Avellino e alla disponibilità del Soprintendente Francesca Casule e del funzionario archeologa Silvia Pacifico. La stessa casa comunale nell’Aula Andrea Milano, come mi ha mostrato il delegato al Turismo Giuseppe Vespoli, si fregia della ricostruzione di un affresco della Villa d’Ozio, che dona un’identità ad un ambiente contemporaneo che senza di esso apparirebbe solo un salone vuoto, invece Positano ha radici antichissime che è giusto valorizzi e mostri ai suoi ospiti. Come accade spesso in questa vita, nelle cose umane c’è di mezzo sempre la fortuna e un po’ di benedetta pignoleria. Mi spiego meglio, amo approfondire le notizie, se guardi sotto la superfice, come mi insegna Raffaele La Capria, scopri cose molto più interessanti. Così, leggendo della Villa d’Ozio di Positano, mi sono imbattuto nel nome di un ingegnere svizzero Karl Jakob Weber. Ebbene tutto a inizio con questo svizzero di Arth, borgo del Canton Svitto, importante solo perché è vicino al Passo del San Gottardo uno dei più importanti valichi alpini. Il ragazzo di cui vado raccontare, sebbene fosse di nobili origini e la famiglia gli avesse consentito di frequentare il ginnasio a Lucerna e di laurearsi in matematica al Collegio Ghislieri di Pavia, era di modi spicci e molto pratici. Decise quindi, fresco laureato, che per guadagnarsi la pagnotta, non sarebbe dovuto andare tanto per il sottile e di punto in bianco si arruolò in un reggimento di mercenari svizzeri, che prestava servizio all’interno del Regno di Napoli. Anche con una divisa addosso Karl Weber, che era svizzero non solo per nascita, continuò a studiare e a trent’anni venne ammesso nel corpo degli ingegneri militari della guardia reale. Era il 1743, in Italia c’era un’epidemia di peste e l’Austria stava vivendo la sua più imponente guerra di successione, dopo l’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria, che a Federico II di Prussia proprio non era andata giù. Nel suo piccolo, lo stesso rapporto conflittuale lo visse Karl Weber con il suo superiore, l’archeologo spagnolo Roque Joaquín de Alcubierre, un aragonese amante del bello proprio come il conterraneo Francisco Goya, e sebbene a lui si devono le importanti campagne di scavi a Ercolano, Stabiae, Pompei, Sorrento, Capri, Cuma e Pozzuoli, l’ufficiale spagnolo era uno a cui interessavano solo gli oggetti di valore, il resto lo lasciava dov’era. Karl Weber, invece, annotava con solerte pignoleria tutto quello che scopriva e disegnava mappe di tutti i siti visitati, tant’è che le sue annotazioni ancora oggi sono di fondamentale importanza anche per i nuovi scavi. Ed ecco che torniamo a Positano perché, nel 1758, è proprio l’ingegner Karl Weber ad annotare per primo che sotto la Chiesa di Santa Maria Assunta e il suo campanile aveva notato strutture con affreschi e mosaici. Ed è in parte anche grazie alle annotazioni di questo cocciuto matematico svizzero prestato all’archeologia che nel tempo si farà strada tra gli archeologi moderni l’idea che a Positano ci potesse essere un’altra magnifica Villa romana. Per onestà intellettuale vi confesserò che non sono uno storico, ho letto di Karl Weber su questo testo “Karl Weber e le scoperte del Settecento” di Christopher Charles Parslow (Cambridge University Press, Cambridge 1995) che potete trovare anche online. Ho voluto, molto modestamente, raccontarvi di questo svizzero che muore cinque anni dopo la sua campagna di scavi in Campania, ad appena 52 anni, nel 1764 (anno bisestile!) perché credo sia un esempio di come ci si dovrebbe comportare davanti alle ricchezze che abbiamo ereditato dai nostri padri, imparando a conoscerle, a rispettarle senza saccheggiarle, avendone cura soprattutto per chi verrà dopo di noi perché come scrive Marcus Garvey: “Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici”.
di Luigi De Rosa

Generico novembre 2021
MAR-Museo Archeologico Romano di Positano

Info Museo Archeologico Romano : http://marpositano.it

 

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