Arcidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia, Mons. Alfano: “Avvicinarsi a Cristo significa aprirsi ad un’altra dimensione”

Riportiamo il commento di Mons. Francesco Alfano, vescovo dell’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, a commento dell’odierna pagina di Vangelo: “In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»”.
Ecco la riflessione di Mons. Alfano: «Un dialogo intenso tra Pilato e Gesù conclude l’anno liturgico, la festa di Cristo re. E questo dialogo ci viene in aiuto. Ascoltiamo alcune battute fondamentali e profonde. E la domanda che pone Pilato a Gesù riguarda proprio questo tema: “Sei tu il re dei giudei?”. Lo hanno portato con questa accusa e Pilato è interessato a capire perché deve esprimere un giudizio che potrà essere di assoluzione o di condanna. La prima risposta che dà Gesù è un’altra domanda, perché dinanzi a lui se vogliamo capire il suo mistero e chiunque ponga la questione deve assumersi la sua responsabilità. Lo dici tu o te l’hanno detto gli altri? Parti da una tua convinzione o da una tua esigenza di conoscere e capire chi sono o ti accontenti degli altri? Questo vale sempre anche per noi. Pilato non capisce, Pilato anzi si infastidisce e rimanda quello che gli è stato detto, gli hanno parlato di lui e glielo hanno consegnato i giudei ed allora la domanda diventa insistente: “Che cosa hai fatto per essere portato a me?”.
Gesù parla del Regno, ne ha parlato in tutta la sua predicazione ed ora l’annuncia dinanzi a Pilato, rappresentante dei romani e quindi del mondo intero: “Il mio Regno non è di questo mondo”. Se fosse un Regno con la logica umana ci sarebbero i soldati a difenderlo, ma il suo Regno non è di quaggiù. Avvicinarsi a Cristo, entrare in rapporto con lui significa aprirsi ad un’altra dimensione, accogliere la sua parola, la sua testimonianza nella logica divina che non è basata sulla forza ma sull’amore. Ed è l’ultima battuta tra Pilato e Gesù: “Dunque tu sei re? Visto che parli di un regno devo considerarti tale e quindi emanare il mio verdetto a partire dalle tue parole?”. E Gesù afferma: “Tu l’hai detto”. Sì, e re,  ma in che senso? Ancora una volta l’incomprensione è evidente, anzi è massima, drammatica. Potrebbe essere così anche per noi. Lui è venuto non per dominare, non per vincere o sconfiggere, lui è venuto come testimone, re che dà testimonianza alla verità. Entrare nel suo Regno significa fidarsi di lui e lasciarsi guidare dalla verità, la verità di Dio che è amore, pace, giustizia ed unità, fratelli che si amano nel nome di Dio e camminano insieme».

 

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