Tutta l’Italia è zona Bianca, Draghi “La pandemia è sotto controllo”

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A questo punto si può davvero lasciar da parte qualche prudenza: i dati del monitoraggio settimanale consolidano la discesa della curva, avviata a fine agosto. Anche la ripresa post estiva e la riapertura delle scuole non stanno determinando temuti scossoni nel contagio. La prossima settimana arriveranno le indicazioni per ridurre la quarantena in caso di infezioni da Covid in classe.

Da sabato, in base all’ordinanza firmata ieri dal ministro per la Salute, Speranza, anche la Sicilia, come il resto del Paese, è in «zona bianca». E lunedì cadono i limiti di capienza di musei, teatri, cinema, sale da concerto, si ridimensionano quelli di stadi e palazzetti dello sport, riaprono le discoteche. «Per merito dei vaccini la pandemia è sotto controllo, la fine è in vista. La cooperazione tra governi e imprese ha dimostrato di poter salvare vite umane», festeggia il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo all’international business summit B20. «Dobbiamo affrontare il protezionismo sui prodotti sanitari — prosegue — è essenziale per assicurarci gli strumenti per combattere questa pandemia e prevenirne di future».

E di vaccini, della loro «equa distribuzione» parla anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella , inaugurando i lavori della terza edizione della Conferenza ministeriale Italia-Africa. «Ci stiamo lasciando alle spalle il periodo più buio. Molto resta da fare. Nessuno può dire di esser fuori dall’emergenza fin quando non ne saremo tutti fuori, ciò vale soprattutto per l’Africa e l’Europa, che costituiscono un’unica regione unita, piuttosto che separata, dal Mediterraneo».

Basso l’Rt, il fattore di replicazione dell’infezione, che resta a 0,83, cioè «sotto la soglia epidemica». Bassa l’incidenza dei positivi sulla popolazione, 34 ogni centomila abitanti, ben al di sotto della soglia critica di 50, in diminuzione i posti letto occupati in terapia intensiva come negli altri reparti ospedalieri. Questa in sintesi la fotografia del report illustrato come ogni venerdì da Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità.

«Nella mappa europea si iniziano a vedere più zone verdi. Ma in Italia l’andamento della curva è molto controllato e in calo in tutte le fasce d’età, anche sotto i 12 anni». Rispetto all’età media, quella dei contagiati è sotto i 40 anni, dei ricoverati sopra i 60, di chi ricorre alla rianimazione 66 e delle vittime 88.

Che sia il tempo della fiducia e dell’allentamento delle misure di contrasto alla diffusione del Covid, lo testimonia anche un annuncio del direttore dell’Iss atteso tempo: è in arrivo una rimodulazione dei tempi della quarantena in caso di contagi a scuola, anche attraverso l’uso mirato dei tamponi. «Un gruppo di lavoro che vede coinvolto l’Istituto superiore di sanità, il ministero della Salute, il ministero dell’Istruzione e le Regioni sta riflettendo — dice Brusaferro — e la prossima settimana fornirà suggerimenti e raccomandazioni che possano aiutare gli operatori scolastici, gli operatori di sanità pubblica delle aziende sanitarie e anche le famiglie a trovare una via di equilibrio per permettere la didattica in presenza in sicurezza».

 

Solo un anno fa la ripresa autunnale, dopo un’estate di relativa tregua, aveva portato in Italia una seconda ondata di contagi alla quale si provava a porre rimedio con l’introduzione delle zone rosse: lockdown territoriali, ma che imponevano molte restrizioni. Un tempo che si può considerare finito. Oggi in Italia sono soltanto quattro le aree a rischio moderato: Valle d’Aosta, Basilicata, Provincia di Trento e Provincia di Bolzano. «Ricordiamo che siamo ancora in pandemia, sebbene in questa fase riusciamo ad avere una circolazione piuttosto contenuta del virus — conclude Brusaferro —. Credo sia molto importante lavorare per una prospettiva di riapertura di tutte le attività».

La politica si schiera senz’altro in questa direzione: dal ministro per la Cultura, Dario Franceschini, ai presidenti delle Regioni delle diverse appartenenze politiche — il leghista Massimiliano Fedriga, i pd Stefano Bonaccini e Nicola Zingaretti, il forzista Alberto Cirio — il coro è unanime: «L’Italia deve ripartire».

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