Piano di Sorrento, Salvatore Mare sul lavoro dei marittimi: “Quanto ci costa lavorare”

Piano di Sorrento, Salvatore Mare sul lavoro dei marittimi: “Quanto ci costa lavorare”. Riportiamo di seguito le parole dell’ex consigliere comunale di Piano di Sorrento e marittimo Salvatore Mare:

𝗤𝗨𝗔𝗡𝗧𝗢 𝗖𝗜 𝗖𝗢𝗦𝗧𝗔 𝗟𝗔𝗩𝗢𝗥𝗔𝗥𝗘

Il marittimo, con l’introduzione del codice internazionale STCW (acronimo che tradotto significa standard di addestramento, certificazione e tenuta della guardia) è tenuto ad acquisire certificati abilitativi per svolgere la propria professione, a proprie spese e presso centri privati riconosciuti.

Si va dai corsi base di “primo soccorso”, “sicurezza personale e responsabilità sociali”, “sopravvivenza e salvataggio”, “antincendio base”, per approdare a quelli più specifici, tra cui “antincendio avanzato”, “marittimo abilitato ai mezzi di salvataggio”, “marittimo abilitato ai battelli di emergenza veloci”, poi ancora corsi quali: “radar”, “ARPA”, “ricerca e salvataggio”, “cartografia elettronica”, “gestione della crisi e della folla”, familiarizzazioni varie, posizionamento dinamico, eccetera.

In tutto questo potete immaginare quale sia il volume d’affari dei centri di addestramento privati, considerato che pubblici non ce ne sono (ndr: la riforma Gelmini ha distrutto l’istruzione nautica), e sulle motivazioni per cui vari armatori si siano dedicati a questo settore, considerandolo un vero e proprio serbatoio di liquidità cui attingere quotidianamente.

Ma torniamo ai marittimi. Tutti i certificati hanno una scadenza di cinque anni entro i quali sono rinnovabili; il codice internazionale (sezione A-I-11) stabilisce i parametri per ottenere i rinnovi.

Occorre dimostrare di aver svolto un anno di navigazione negli ultimi cinque, in alternativa a tale requisito, sono previste altre modalità fra cui lavori equipollenti per 30 mesi nei cinque anni antecedenti la scadenza o un periodo d’imbarco di almeno tre mesi negli ultimi sei.

Ebbene, in Italia non è così, infatti entro la scadenza dei 5 anni, il ministero delle infrastrutture e (ora) della mobilità sostenibile, oltre al periodo di navigazione, oltre all’assurdità solo nostrana che l’eventuale periodo di lavoro equipollente debba essere svolto in maniera continuativa annullando di fatto tutti gli stagionali, pretende che il lavoratore svolga corsi di aggiornamento presso i già citati centri di addestramento, chiaramente sempre a pagamento.

Ma l’assurdità assume contorni ancora più paradossali se consideriamo che, scaduto uno o più certificati, bisogna rifare i corsi corrispondenti daccapo e a costo pieno.

Il mondo intero ha dichiarato i “Seaferers key workers” (marittimi lavoratori essenziali), anche l’Italia, ma non nei fatti.

Nota a margine – Ho cercato di semplificare per il lettore a digiuno ed anche per quei parlamentari che volessero farsi carico di queste criticità e rappresentarle alla Camera o al Senato; non sono entrato nelle specificità dei certificati IMO, o trattato di quei casi per i quali ci si vede costretti a riprendere il percorso di studio, o di quelli che hanno visto molti di noi tagliati fuori da parte del mercato lavorativo dal DM 121/2005. I colleghi mi perdoneranno, ma se parliamo di tecnicismi rischiamo di capirci solo noi, e questo non deve mai più accadere.

Mi riprometto di trattare prossimamente altri aspetti del nostro lavoro.

dal bloG https://tinyurl.com/vevwj7bh

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