Open Arms, anche Richard Gere testimone nel processo contro Salvini

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Open Arms, anche Richard Gere testimone nel processo contro Salvini. Ne parla Valentina Errante in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Dal set a un’aula di giustizia: sarà costretto a presentarsi a Palermo, Richard Gere, per raccontare cosa accadde nell’agosto del 2019, a bordo della Open Arms, la nave della ong spagnola ferma a Lampedusa sulla quale era salito per dare assistenza ai migranti soccorsi. L’attore sarà uno dei tanti testimoni eccellenti nel processo che vede imputato Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per il mancato sbarco dei 147 profughi. Ieri, alla prima udienza, il Presidente della corte, Roberto Murgia, ha ammesso integralmente le liste testi presentate dalle parti. Ed è stato proprio l’avvocato della ong, Arturo Salerno, a chiedere di sentire Gere. E se l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Salvini, ha definito la testimonianza «sovrabbondante», pur dicendosi favorevole, è stato invece il procuratore Francesco Lo Voi, in aula con l’aggiunto Marzia Sabella e i pm Geri Ferrara e Giorgia Righi, a opporsi alla richiesta di una delle venti parti civili: «Il teste – ha detto Lo Voi – deve essere sentito in quanto possa fornire un contributo utile. Al di là degli aspetti di spettacolarizzazione che potrebbe avere la presenza di un famoso attore internazionale, non credo interessi alla procura. Devo dire che ci sono da parte del nostro ufficio ben altri e più qualificati testi che possono essere in grado di riferire sulle condizioni complessive dell’imbarcazione sullo stato dei naufraghi».

I TESTI E Gere, infatti, non sarà il solo. al processo, saranno convocati anche l’ex premier Giuseppe Conte, i ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, l’ex premier maltese Jospeh Muscat, gli ex esponenti del Conte 1 Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. E persino Gennaro Vecchione, l’ex capo dell’Aise che dovrà riferire sul rischio di infiltrazioni terroristiche. In un’aula bunker blindata e vietata alle telecamere, su disposizione di Murgia, ieri mattina il primo ad arrivare è stato il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, che si è costituito parte civile: «Salvare persone non è un delitto, ma un obbligo non solo dei capitani, ma per gli Stati tutti. Agevolare l’individuazione di un porto sicuro, indipendentemente dalla situazione amministrativa di un Stato e dagli accordi di uno Stato, non ha nulla a che vedere con la situazione politica. È un atto umanitario». A udienza già cominciata, mentre fuori dal carcere andava in scena la protesta dei giovani di Our Voice con un flash mob, Salvini è comparso su twitter con tanto di selfie in aula: «Qui aula di giustizia del carcere di Palermo. Il processo voluto dalla Sinistra e dai tifosi dell’immigrazione clandestina comincia: quanto costerà ai cittadini italiani?».

L’UDIENZA La procura ha chiesto l’interrogatorio dell’imputato e l’acquisizione di 59 atti dal procedimento di Catania per il caso Gregoretti, nel quale l’ex ministro dell’Interno è stato prosciolto: i verbali di audizione di Conte, Lamorgese e Di Maio, le e-mail con le quali Open Arms chiedeva il porto sicuro, le risposte negative del Viminale, le lettere con cui Conte sollecitava Salvini a fare sbarcare i minori. Ma anche i certificati medici e psicologici che attestano le condizioni in cui 147 persone furono costrette a rimanere a bordo della nave della ong spagnola dal 15 al 20 agosto. La difesa rilancia con la richiesta di altri atti, anche il diario di bordo della ong: «C’era una linea di governo su questi temi. Anche il ministro dell’Interno Lamorgese ha fatto aspettare fino a dieci giorni per l’assegnazione di un porto sicuro», ha commentato Bongiorno.

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