Lettere da Piano di Sorrento, Via delle Rose… senza rose

Una strada nata all’insegna delle polemiche, polemiche che divisero i carottesi in due fazioni: da una parte i fautori che vedevano l’apertura della strada come uno svincolo stradale necessario e che creava una certa competitività con la vicina Sorrento; la parte avversaria era rappresentata dai conservatori, arroccati nel centro commerciale di via San Michele. Vi furono delle tensioni, tanto da consentire l’intervento dei Carabinieri. Alla fine la strada è stata realizzata e doveva costituire anche un polmone verde e da qui la denominazione via delle rose, un fiore tra i più significativi del mondo floreale. Per la verità, a parte qualche sparuto cespuglio, ai margini della strada, di rose proprio non ce ne sono. C’è poco da dire, però, la strada è bella, l’ampiezza dei marciapiedi consente una passeggiata tranquilla per i cittadini e anche quella di svolgere attività ginnica all’aperto.
Purtroppo, nel tempo, con il degrado generale, e la costante mania cementizia è sminuito il fascino della strada. Diverse manomissioni sono state apportate e, soprattutto, l’alberatura è stata mortificata da quelle “potature” che per lo più, in penisola, si affidano ad incompetenti e manca un serio controllo da parte delle Autorità comunali. Qualche giorno fa ho visto che erano iniziati lavori di potatura ed ho avvertito il disagio del “dopo”, quando al posto dei rami, vi sono dei moncherini, quando vengono praticati tagli, non solo dei rami pericolanti o in eccesso ma anche di quelli che potevano restare.
È una vecchia storia. Quante volte ne abbiamo discusso con il compianto Geologo Ettore Mastrogiacomo, reclamando anche nei confronti di chi di dovere.
Dico io: un auto in divieto di sosta, un’infrazione stradale, se viene controllata è punita con una sanzione. Invece, quando si taglia un albero, che poteva essere risparmiato, o lo si pota in modo vergognoso…nessuno dice niente e l’Autorità chiude gli occhi. Recentemente, proprio a via delle rose, è stato tagliato un magnifico albero di noci, che insisteva nell’area dei campetti di tennis. Al suo posto è stata realizzata un’orribile piattaforma di cemento, colorata in modo pessimo, sulla quale insistono giochi per i bambini. Era proprio necessario farlo, dal momento che a duecento metri sopra, esiste già un parco giochi? Abbattere un albero, significa eliminare il riciclo dell’ossigeno; ogni pianta è in grado di ridurre l’anidride carbonica e consentire, così, minore immissione di veleni nell’atmosfera, ma questi principi, che andrebbero inculcati nelle scuole, sono ignorati dai nostri amministratori.
So bene che queste considerazioni restano sulla carta e che si continuerà a fare come sempre si è fatto.

Avv. Augusto Maresca

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