Intervista alla coreografa Alessandra Sorrentino che ha partecipato al progetto “Reliving at Pompeii” dedicato ai Pink Floyd foto

Pompei (NA) Il 28 ottobre in diretta streaming in esclusiva sulla piattaforma del Mibact (www.ItsArt.tv.it) sarà trasmesso, a partire dalle ore 20:00, il docufilm “Reliving at Pompeii” con la regia di Luca Mazzieri e la supervisione del regista scozzese Adrian Maben, che coordinò le riprese del rockumentary originale: “Pink Floyd: Live at Pompeii”. Il docufilm che andrà in onda sulla piattaforma del Ministero dei Beni Culturali è un progetto del Parco Archeologico di Pompei, del Gruppo  Tim Business con la direzione artistica e creativa di Magister Art e il supporto tecnico di GSNET Italia. Il documentario declinerà in cinque episodi un viaggio nei luoghi più suggestivi del parco archeologico ripercorrendo la genesi del film concerto che vide Roger Waters, Nick Mason, David Gilmour e Richard Wright esibirsi nell’anfiteatro pompeiano per quattro giorni dal 4 al 7 ottobre del 1971. Il pubblico potrà godere di un’esperienza immersiva grazie ai contenuti audiovisivi e multimediali di alta qualità e un allestimento tecnologico scenografico d’avanguardia con il contributo della TIM, come ha ricordato Claudio Pellegrini, responsabile di health & education dell’azienda telefonica. Durante la diretta sono inoltre previste alcune interviste condotte dal critico musicale Ernesto Assante. Il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha dichiarato alla stampa che l’evento segnò un momento importante non solo per la band britannica, orfana nel 1971 di Syd Barrett e che ancora doveva raggiungere l’apoteosi con “The Wall” (1979), ma anche per il sito di Pompei e l’anfiteatro che raggiunsero nuovi pubblici. “Si trattò di un connubio tra arte, musica e monumento, di una potenza enorme”, sono parole dello stesso Zuchtriegel. Hanno partecipato alla realizzazione del docufilm il maestro Antonio Fresa, l’attore Giulio Cristini e la danzatrice Alessandra Sorrentino che ha interpretato l’onirica Gradiva dall’omonimo romanzo di Wilhelm Jensen. “Gradiva: una fantasia pompeiana” (titolo originale “Gradiva. Ein pompejanisches Phantasiestück” (1903) è una novella di Jensen diventata famosa nei primi del Novecento perché attirò l’attenzione del padre della Psicanalisi, Sigmund Freud, che ne fece l’oggetto del suo primo studio psicoanalitico di un’opera letteraria. La novella racconta la storia di un archeologo Norbert Hanold, che scoprì a Roma in una collezione un bassorilievo raffigurante una ragazza dell’antichità colta nell’atto di camminare, che egli stesso chiamerà “Gradiva” dal nome del dio “Mars Gradivus”, l’avanzante, che nel caso della fanciulla diventerà “colei che risplende nel camminare”. L’archeologo rimase talmente incantato dalla bellezza e dal portamento di questa figura femminile da chiedere e ottenere un calco del bassorilievo da tenere sempre con sé, quindi ormai ossessionato da questo “fantasma” del passato lo inseguirà fino a Pompei dove incontrerà Zoe Bertgang, una ragazza straordinariamente rassomigliante a Gradiva. Qui mi fermo per non togliere, a chi vorrà leggere il libro, l’emozione del colpo di scena finale. Il fato però ha voluto, e quest’altro colpo di scena ve lo svelerò molto volentieri, che a Pompei ancor oggi c’è una ragazza che “risplende nel camminare”, che non a caso la produzione ha chiamato a interpretare “Gradiva”, si tratta della ballerina, coreografa e regista Alessandra Sorrentino che ho raggiunto telefonicamente, quella che segue è una breve intervista di approfondimento sulla sua partecipazione al progetto.

Cara Alessandra, la ricordo protagonista del festival internazionale di videodanza “Il Coreografo Elettronico” con la direzione artistica di Laura Valente, la ritrovo interprete di un altro progetto internazionale, mi piacerebbe descrivesse ai nostri lettori il ruolo affidatole dalla produzione, il rapporto con Adrian Maben e con i Pink Floyd.

Sono stata chiamata dalla Magister Art, che aveva affidato la regia dell’evento a Luca Mazzieri, quest’ultimo aveva pensato a me come interprete di “Gradiva” e ha organizzato l’incontro con Adrian Maben, che a sua volta ha sempre amato questo personaggio. Devo aggiungere che è stata una felice combinazione di affinità intellettuali in quanto io stessa conoscevo già il romanzo in quanto ero a mia volta rimasta affascinata dalla postura della donna ritratta nel bassorilievo esposto ai Musei Vaticani, quel piede destro posto quasi in posizione verticale mi ha sempre portato a pensare che si potesse trattare di una ballerina, progettavo da tempo una coreografia legata a questa icona del passato. Quindi per me l’incontro con Mazzieri e Maben è stato veramente emozionante. Lo stesso posso dire dei Pink Floyd. Alcuni anni fa, infatti, ho presentato a Villa De Luca a Napoli un mio progetto intitolato “Echoes” ispirato alla celebre suite della band britannica, in quel caso interpretavo l’albatros che “si libra sospeso a mezz’aria, e giù nel profondo di onde fluttuanti in labirinti di caverne coralline*”. Devo confessarle che ho fatto ricerche per interesse personale sui Pink Floyd e ho sempre sperato, da pompeiana, di danzare negli scavi quindi, come dire, il destino mi è venuto incontro e ho potuto realizzare i miei sogni nel cassetto. Quest’esperienza mi ha regalato una doppia soddisfazione, quella di debuttare per la prima volta come protagonista in un docufilm e di farlo a casa mia, a Pompei, interpretando un personaggio importante come “Gradiva”.  (*verso iniziale di “Echoes” dall’album “Meddle”, Pink Floyd, 1971 N.a.A.)

Tra il primo lockdown e il secondo ha danzato al Museo Archeologico di Napoli in una performance art che vide la partecipazione al piano di Gino Giovannelli, c’è qualcosa di quell’esperienza in questa nuova performance?

Tutto il mio percorso artistico di questi anni in parte si è basato sullo studio e la riscoperta attraverso il gesto coreutico dei luoghi di conservazione dei beni culturali, soprattutto quelli lontani dai riflettori, meno conosciuti, abbandonati. Abbandono e riscoperta sono concetti chiave per me. Mi reputo onorata e fortunata di aver potuto presentare delle performance in questi due siti, in entrambi i casi ho riempito lo spazio con la mia personale idea di danza arricchendomi contemporaneamente della bellezza assoluta posseduta da questi luoghi che appartengono alla storia di tutti noi.

Nel 2019 è stata nella sede principale in Connecticut con i Momix, una delle compagnie di danza più popolari al mondo, ci racconta l’emozione di danzare con i Momix?

Dopo l’audizione nel Marymount College, sono stata selezionata per danzare il repertorio Momix nel loro studio che è sorprendente perché è una piattaforma che sorge al centro di un bosco. La loro sala di danza ha porte e finestre aperte sul mondo naturale circostante in modo tale che il danzatore ha la percezione di essere immerso completamente nella natura. Moses Pendleton e Cynthia Quinn, come saprà, traggono la loro fonte di ispirazione prima di tutto dalla Natura, “la Bibbia delle piante, degli animali, dei minerali”. Moses dice sempre “La bellezza ci salverà” e nell’emulazione della natura che ha trovato spesso la chiave del suo lavoro, pensi a «Bothanica», «Lunar sea» o «Opus Cactus” per citare solo alcune delle loro opere. Le devo confessare che quell’esperienza mi ha segnato profondamente, Moses e Cynthia sono stati due insegnanti speciali che mi hanno anche dimostrato stima soprattutto quando hanno saputo che appartenevo ad un mondo così affascinante quello rappresentato dalla Pompei antica.

Le faccio un nome e un cognome Pina Bausch perché so che ne conosce il genio artistico e le chiedo si sente più danzattrice o ballerina?

Mi sento prima di tutto una danzatrice, poi grazie alle esperienze avute con la video danza ma anche con quest’ultima performance legata al progetto “Reliving at Pompeii” mi sono cimentata come danzattrice nel senso bauschiano della perfomance coreutica, vale a dire riprendere la sua differenziazione dal balletto e dalla danza moderna, che include elementi recitativi, come l’uso del gesto teatrale e della parola, con precise finalità drammaturgiche, la danzattrice è atleta, attrice e artista: un unicum.

Lei è anche interprete e regista di videodanza con storie coreografiche messe in scena in luoghi antichi o in disuso. L’intento era quello, se ben ricordo, di sottrarli all’abbandono attraverso la danza, riappropriandosi di questi siti per restituirli alla collettività. Anche nella performance all’interno degli scavi c’è la declinazione di questi concetti?

Beh, le devo confessare che a Pompei ho danzato per dare vita al personaggio “Gradiva”, ero chiamata a interpretare questa creatura della novella di Jensen che faceva parte del progetto del docufilm, quindi mi sono concentrata sul soggetto letterario e basta. Potrei dirle però, prendendo spunto da una battuta che mi facevano i turisti vedendomi danzare in costume tra le domus vuote, “ah allora ci sono ancora persone vive a Pompei!”, che in un certo senso con la mia danza ho dato forma allo spirito smarrito abbandonato delle antiche abitanti di Pompei divenendo di volta in volta una matrona, una schiava, una fanciulla, una cuoca etc. Invece di porre al centro dell’azione coreutica il luogo abbandonato ho messo in scena il Genius loci che lo abita in un certo senso. Ho ricordato quelle persone che neanche si resero conto in alcuni casi che la loro vita sarebbe finita di lì a poco.

Ancora una domanda sul concetto di “luogo abbandonato”. Al Teatro Bellini, chiuso a causa della pandemia, le fu messo a disposizione con molta sensibilità da Daniele e Gabriele Russo l’intero teatro dove lei danzò in modo quasi religioso, riempiendo quello spazio vuoto orfano del pubblico con la sua presenza di artista, rendendo onore a uno dei monumenti della drammaturgia napoletana. Di nuovo la sua arte coreutica si offriva come messaggera di resilienza e speranza di rinascita.

Sì è così, presentai il progetto “Internal Freeze”, una danza a porte chiuse in un luogo che solitamente è occupato da centinaia di spettatori che a causa dell’emergenza sanitaria era stato “abbandonato”, in quel caso è stata un’esperienza ancora più intensa perché strideva ancor di più quel vuoto tutto intorno a me lasciato dagli spettatori. Un’immagine molto potente.

Una curiosità, il nome della sua scuola di danza a Pompei è Vulcania Swan, il Cigno Vulcania, Performing Arts Center, se aprisse una nuova sede, che so io magari dalle mie parti a Sorrento, la chiamerebbe “Gradiva” dopo aver conosciuto questo personaggio?

A dirle il vero anche se amo “Gradiva”, che come le dicevo conoscevo già prima della performance qui a Pompei, non la sceglierei come titolo di una mia scuola di danza perché è il simbolo di qualcosa di aleatorio, effimero, un fantasma alla fine. A me piace la corporeità, la concretezza, la forma e la sostanza. il corpo della ballerina riempie lo spazio è protagonista reale di esso.

Infine, ricordo che lei si è formata nella scuola di ballo di Napoli Harmony con il maestro Arnaldo Angelini, cosa le rimane dentro degli inizi della sua carriera, qual è il consiglio che si sente di dare alle ragazze e ai ragazzi che si avvicinano alla danza?

I primi passi in una scuola sono sempre i più importanti, il maestro Angelini mi diceva sempre di badare soprattutto alla tecnica, alla disciplina, insomma di curare i fondamentali e provare, provare, provare cercando di dare sempre il meglio senza mai abbattersi, senza lasciarsi intimorire dagli errori che si può sempre commettere ma con l’esercizio e la ripetizione e la determinazione si riducono all’osso, fino a raggiungere la perfezione del gesto coreutico. Per me la danza è una religione che sento ardere dentro la mia anima. Ai ragazzi e alle ragazze che incontro dico prima di tutto di guardarsi dentro per capire se hanno questo fuoco sacro, che è quello che poi ti spingerà a diventare un giorno un artista in questa disciplina.

di Luigi De Rosa

Generico ottobre 2021
Alessandra Sorrentino con il regista Adrian Maben

Collegamento alla piattaforma del Mibact: http://www.ItsArt.tv.it

Ministero dei Beni Culturali : http://www.beniculturali.it

Link per assistere gratuitamente all’evento : https://www.positanonews.it/?p=3526991&preview=true

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