Casavatore, la pista: una rapina fasulla, i banditi avevano una missione di morte

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Casavatore, la pista: una rapina fasulla, i banditi avevano una missione di morte. Ce ne parla Marco Di Caterino in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Una imponente caccia all’uomo. E indagini serrate per identificare i responsabili della clamorosa rapina a mano armata messa a segno tra i circa duecento clienti che sabato sera cenavano tra i tavoli del ristorante Un posto al sole di Casavatore. I carabinieri del comando provinciale di Napoli, con i colleghi della compagnia di Casoria diretta dal maggiore Diego Miggiano e della caserma di Casavatore diretta dal luogotenente Rosario Tardocchi, stanno eseguendo decine di perquisizioni presso le abitazioni di pregiudicati schedati come rapinatori tra la stessa Casavatore, Secondigliano e Arzano. Si sta rivoltando come un calzino tutto il sottobosco della cosiddetta piccola delinquenza e tra i cani sciolti della criminalità locale, alla ricerca di qualche indizio più consistente per dare un nome e un volto agli autori del raid attuato con armi pesanti, quali un kalashnikov e un micidiale fucile a pompa. Armi davvero inusuali per una rapina al chiuso e alla presenza di tante persone. Una rapina per molti versi anomala e che apre ampi squarci investigativi. A iniziare da un colpo a mano armata mai registrato fino ad ora in quella zona, che pure è di frontiera, ed anzi tanto più violenta in quanto si confonde con i quartieri confinanti di Scampia e Secondigliano.

LE SCARPE Sono tante le domande che di pongono gli inquirenti. Una riguarda il fatto che i due malviventi – vestiti di nero, con il volto coperto da passamontagna e, particolare curioso, lo stesso modello di scarpe indossate – abbiano solo portato via quattro orologi, tra i quali un paio di costosi Rolex indossati dai titolari, e qualche catenina d’oro strappata a casaccio tra gli avventori, mentre essendo in pieno controllo del locale avrebbero potuto depredare tutti i commensali. C’è poi un altro particolare che appare significativo. Nel video della rapina – dalla durata di circa un minuto e mezzo, ripreso dalle telecamere del ristorante e pubblicato sul sito Nanotv – si nota che i due malviventi per qualche decina di secondi girano come trottole nelle varie sale del ristorante, come se cercassero qualcuno o qualcosa. Il sospetto è che la rapina, così anomala, fosse solo una copertura per una missione di morte e questo spiegherebbe l’utilizzo di quel genere di armi pesanti, quasi mai utilizzate per questo tipo di reato perché impacciano non poco i movimenti.

GLI ORARI Insomma sono davvero molti i tasselli da far incastrare nel mosaico delle indagini. La clamorosa rapina ha spopolato su tutti i social, con migliaia di commenti omologati sul giustizialismo fai da te e critiche feroci sul presunto ritardo dei carabinieri accusati di essere arrivati dopo più di un’ora. La rapina è avvenuta alle 23,05. La telefonata al 112 è arrivata alle 23,20, la pattuglia dei militari è giunta al ristorante venti minuti dopo. Polemiche feroci, ma da social, seguite da violenti litigi verbali sullo sbandierato fuggi fuggi generale dal locale di tutti gli avventori terrorizzati, che per di più sarebbero spariti senza pagare il conto. Basta guardare il video per notare che dopo la fuga dei rapinatori tutti sono rimasti al loro tavolo, qualcuno ha sbocconcellato qualcosa e altri hanno continuato a cenare.
Strano e tormentato il destino di questo ristorante. Il locale era stato scelto da Marco Di Lauro, figlio di Ciruzzo o milionario capo dell’omonimo clan, come luogo dell’esecuzione di un affiliato, ma la cosa non andò in porto. Nel 2007 i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, nel corso dell’operazione denominata Un posto al sole, arrestarono sette narcotrafficanti. E nello stesso anno venne sequestrato per abusivismo edilizio.

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