Re Abd Allah II, di Giordania al ristorante la Cambusa a Positano

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    Re Abd Allah II, di Giordania , o Re Abdullah , come viene riportato italianizzando da altre testate, al ristorante la Cambusa a Positano. Ha mangiato al ristorante La Cambusa sulla spiaggia della Costiera amalfitana, coccolato e tenuto in grande riserbo dallo staff guidato da Ornella Amitrano, sotto controllo continuo dalle guardie del corpo e anche dai carabinieri giunti in spiaggia per garantirne la sicurezza. Il Re si è goduto la cena nel ristorante rinomato per la qualità del pesce da sempre.  Re Abdullah di Giordania, che sta vivendo ore angosciate, si è concesso una pausa . Angosciato  Non soltanto perché il suo regno è il più esposto della regione, assediato da frontiere impossibili (guardate, vi prego, la carta geografica!) ma perché re Abdullah è il custode dei luogh i sacri di Gerusalemme, a cominciare dalla Spianata delle moschee, . Re Abdullah non può accettare che le truppe violente della destra israeliana, come ha descritto con grande efficacia l’araba israeliana Rula Jebreal, musulmana, sposata con un ebreo e madre di una ragazza cristiana, sparino ad altezza-uomo contro i palestinesi che stavano pregando sulla spianata nell’ultimo venerdì del Ramadan, dedicato alla preghiera e alle offerte. Ho assistito non so quante volte alla cerimonia, e stavolta ho capito appieno l’orrendo orrore della provocazione, che ha scatenato la guerra, come ha capito perfettamente anche il presidente israeliano Rivlin. Re Abdullah di Giordania e la sua splendida moglie, la Regina Rania, sono concertati e preoccupati. La situazione sta andando fuori controllo ed è necessario mantenere la calma, anzi il sangue freddo, e attivare tutte le possibili iniziative diplomatiche. Il re sa molto bene che la definitiva uscita di scena del golpista Donald Trump, residente screditato degli Stati Uniti, e screditato soprattutto dalla maggioranza assoluta degli americani, ha aperto la strada a un prossimo futuro rasserenato. Il nuovo presidente americano Joseph Biden è molto più di una garanzia per la pacificazione e la stabilità del futuro Vicino Oriente, e Abdullah sa bene che il migliore alleato adesso è il tempo, per permettere alla nuova amministrazione americana di diventare attiva e decisiva. Come sempre, in questi giorni, se ne ascoltano di ogni genere, forse confidando nel trionfo delle bugie planetarie, alle quali il gregge generale si sta abituando. Sappiamo bene che una bugia, diffusa ostinatamente da televisioni e cinici media, diventa realtà perché fa comodo a tutti. Conoscendo molto bene re Abdullah, sono sicuro che terrà la schiena dritta come sempre. Sa che il famoso piano Abramo, voluto da quel personaggio impresentabile che è ormai il premier israeliano (ma ancora per poco) Benjamin Netanyahu, che voleva aprire ai Paesi arabi più discutibili, è fallito ancor prima di nascere. E sa altrettanto bene che Bibi sta utilizzando tutte le armi possibili per scongiurare l’oblio, perché la maggioranza degli israeliani non ne può più, a cominciare dal presidente Reuven Rivlin, che ha già deciso di affidare la guida del Paese al primo oppositore di Bibi, Yair Lapid

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