Piano di Sorrento, è iniziata la novena di San Michele. Don Pasquale Irolla: “Fermati, taci, guarda”

Piano di Sorrento. Riportiamo l’omelia di Don Pasquale Irolla nel primo giorno della novena che ci condurrà alla solennità di San Michele Arcangelo: «Iniziamo insieme con gioia la novena di San Michele in questo appuntamento che ci raccoglie come comunità e come cuori che desiderano di nuovo riaccendersi. E’ bello ogni anno essere qui e fare memoria di un anno, di quel che è accaduto, di ciò che si sta agitando nei nostri cuori in modo da mettere tutto come preghiera nel turibolo perché diventi profumo, incenso che sale come preghiera. L’invito che riceviamo questa sera è molto semplice: “fermati”. Noi siamo qui perché la nostra vita è agitata e piena di impegni e noi corriamo dappertutto, se quest’ora siamo qui è perché l’arcangelo San Michele con un richiamo irresistibile ci ha portati a fermarci. Sembra strano ma noi gli elementi fondamentali della vita spirituale rischiamo di perderli perché la giornata è sufficientemente lunga da disperderci, da sballottarci qua e là e da impedirci di fermarci un po’. Fermati, siediti. E l’altro invito è: “taci”. Metti da parte le parole insieme all’agitazione di cui è piena una giornata per le tante cose che noi facciamo. Ci sono le parole che noi proferiamo, una giornata è piena di parole. Se tu parli non puoi ascoltare la voce di Dio e noi dobbiamo confessare che in questo anno abbiamo parlato tanto, abbiamo taciuto poco e quindi abbiamo un po’ perso l’arte di riconoscere la voce di Dio, di ascoltarla, di intercettarla. Fermati, taci, guarda. Siamo qui per guardare. Guardare la nostra basilica che risplende nei suoi ori, soprattutto per guardare la statua di San Michele che attira i nostri occhi in alto nel tempietto, tra breve guarderemo l’ostensorio e poi Gesù nell’ostensorio. A furia di guardare per tutte queste sere il nostro sguardo si purificherà e noi di sera in sera ci troveremo pronti per la solennità dell’ Arcangelo San Michele con l’aver reimparato l’arte di fermarci, di metterci in ascolto, di riconoscere il sussurro della voce di Dio e soprattutto a furia di guardare, di contemplare, di stare con lo sguardo attento ed incantato purificheremo lo sguardo, ritorneremo alla vita quotidiana con uno sguardo di fede e non uno sguardo disincantato, non con occhi che vedono tutt’altre cose. Siamo qui per reimparare, in particolare reimparare a guardare con fede la nostra vita, gli eventi che costellano la nostra vita, le difficoltà che stiamo attraversando in modo tale che quello sguardo purificato ci dia una luce, ci dia una parola d’oro da conservare. E questo è il desiderio che ho per ciascuno di noi insieme a quello di raccoglierci, di guardarci negli occhi, di incoraggiarci a ripartire.

Sono due i sogni che ho per noi in questa novena di San Michele 2021. Il primo è che ciascuno di noi dimentichi tutto, disimpari tutto quello che ha imparato, della vita, della fede, delle preghiere, di Dio. Sapete molto bene che i nostri figli vanno a scuola non tanto per imparare, ma per imparare ad imparare, cioè per mettere nel proprio zaino l’arte di imparare e quindi l’attitudine a imparare da tutto, dalla maestra, dal professore, da un’assenza, da un poeta. L’arte di imparare è importante in una fase della vita, ma è importante altrettanto l’arte di disimparare. Se noi entriamo in basilica avendo nel cuore e nella mente tutte le nostre nozioni, tutto il bagaglio della nostra fede, tutto ciò che sappiamo di Dio e su Dio, tutta la nostra esperienza di Dio, rischiamo di tornarcene come prima. Per noi che siamo soliti entrare, sostare in basilica, partecipare alla liturgia, ci sia il grande invito a disimparare: dimentica tutto. E quindi entra in basilica e ti chiedi: “Che cos’è? Chi sono quelli sull’altare? Chi è quella persona che sta parlando? Che cosa sono queste note? Che cos’è questa preghiera che stiamo cantando insieme? Chi raffigura quella statua? Nella vita è importante disimparare, dimenticare tutto quando vogliamo approdare alla prima volta. Nella vita matrimoniale vi conoscete molto bene nelle doti, nei difetti, negli atteggiamenti, nei tic, nelle fisime. Che cosa chiede la vita matrimoniale? Anche l’arte di dimenticare, di dire: “Ma chi è questa persona che dorme con me nel letto? Chi sei?”.

Per noi è importante che questa settimana ci spogliamo di tutto ciò che sappiamo, che abbiamo imparato. Allora staremo qui con il cuore e l’emozione della prima volta. Tant’è è vero che molte volte ci scivola addosso la parola Dio, può scivolarci addosso anche la preghiera serale del vespro se noi entriamo e restiamo con le nostre idee, le nostre acquisizioni, i nostri pregiudizi, tutto ciò che anche di buono di bello abbiamo visto, imparato e sperimentato. Vorrei tanto che, a partire da me, dimenticassimo tutto. Chi prepara l’omelia – ed i sacerdoti lo sanno molto bene – sa che c’è un tempo in cui fermarsi, scrivere, leggere, appuntare, imparare, fare uno schema, poi devi mettere da parte come quando si va a sostenere un esame, devi dimenticare tutto, altrimenti non nasce dal cuore quello che tu dici, è qualcosa che resta nella mente e viaggia sopra le teste ed i cuori delle persone.

Quest’arte di disimparare non è automatica, però possiamo volerla, possiamo essere qui nel dire: “Signore toglimi tutto dalla mia mente, dal mio cuore”, sono qui come un bambino al primo giorno di scuola, con gli occhi sgranati che guarda dappertutto e vuole reimparare la fede, reimparare la devozione all’Arcangelo San Michele da zero. Tante volte noi questo lo sperimentiamo e diventa bellissimo perché tutto è novità, tutto tocca il cuore, tutto entra nell’anima e non se ne va più.

Questo è il primo sogno, il primo desiderio. L’altro riguarda la lotta spirituale. La guerra tra San Michele e Lucifero – di cui si parla nel libro dell’Apocalisse – è il simbolo della guerra del combattimento tra il bene e il male che è radicato nel nostro cuore. Eppure c’è una lotta importante che vorrei ciascuno di noi vivesse. Mentre nella lotta con l’arcangelo San Michele noi vinceremo, in quest’altra lotta dobbiamo perdere, in quest’altro combattimento dobbiamo capitolare, dobbiamo dire “mi arrendo, non fa per me”, ed è la lotta con Dio. Desidero che ciascuno di noi, di sera in sera, riceva un colpo al cuore da Dio. Mentre ognuno di noi è entrato con la sua corazza, perché noi con Dio litighiamo, noi con Dio combattiamo perché lui vuole espugnare il nostro cuore. Noi invece vogliamo restare noi stessi, non vogliamo morire, non vogliamo perdere, vogliamo vincere con Dio. In questa lotta che è importantissima, che è la grande lotta spirituale, noi siamo invitati a perdere, a dire “mi arrendo alla sconfitta”. “Con te ho sempre perso”, scriveva Tagore. E’ questo l’augurio che voglio fare. Il secondo sogno è che ciascuno di noi di sera in sera riceva un colpo e poi un altro, finché dica: “basta, sei più forte di me, mi arrendo, non posso sostenere questa tenzone con te, mi arrendo, espugna il mio cuore, saccheggia la mia anima, devasta questo mio campo che è la mia vita, distruggimi, seducimi a terra, uccidimi”. Sembrerebbe essere un malaugurio ed invece è un buonaugurio perché finalmente noi che siamo abituati alla mentalità del combattimento ci rendiamo conto che con Dio vince chi perde; con Dio perdere, arrendersi, è il grande atto di fede, potremmo dire è il punto d’arrivo di una vita.

Siamo qui per la prima volta dimenticando tutto, disimparando tutto ciò che abbiamo accumulato pazientemente, raccattato negli anni, siamo qui per imparare a perdere con Dio. Questo è l’augurio che faccio a tutti. Di sera in sera noi possiamo cogliere tutto come una novità, ritrovarci alla fine alla solennità di San Michele dove l’Arcangelo che è al servizio della maestà di Dio ha saccheggiato totalmente il nostro cuore e noi che ci siamo lasciati battere ed abbattere da lui ci ritroveremo rinati».

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