La Tragedia di Castellamare di Stabia

Ce ne parla in un articolo Dario Sautto dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Qualcosa non ha funzionato a bordo del veliero nel quale è stata trovata priva di vita Giulia Maccaroni. La prima verifica esterna dello scafo lascia ancora meno spazio all’ipotesi accidentale, sostengono gli inquirenti. Più facile un corto circuito, un sovraccarico o un guasto elettrico alla strumentazione presente a bordo dell’imbarcazione, semiaffondata nel porto turistico di Castellammare dopo un’esplosione che ha danneggiato anche i tre alberi. Nel primo pomeriggio di ieri è stata finalmente recuperata la barca a vela «Morgane», caricata su di un grosso carrello e ora sotto sequestro nell’area del cantiere nautico di Marina di Stabia. Ad assistere alle manovre di recupero c’erano i militari della Capitaneria di Porto stabiese, che dall’alba di lunedì indagano agli ordini del comandante Achille Selleri, in stretto coordinamento con la Procura di Torre Annunziata. Una volta a terra, l’imbarcazione è stata ispezionata esternamente dalla pm Andreana Ambrosino che ha assunto la direzione delle indagini insieme al procuratore Nunzio Fragliasso e la prima impressione è che difficilmente l’incendio sia scoppiato per caso. Deve essere successo qualcosa a bordo della barca di 22 metri: domani, il pm salirà a bordo del relitto insieme ai militari della Guardia Costiera e agli esperti dei vigili del fuoco, e potrebbe decidere di nominare un consulente per fugare ogni dubbio sulle cause che hanno portato all’innesco del rogo a bordo del veliero noleggiato dalla società «Vela Charter srl». Solo dopo il sopralluogo saranno sciolti i primi nodi relativi alle cause dell’incendio e solo a quel punto potrebbero partire anche i primi avvisi di garanzia per eventuali indagati. Un atto dovuto, che servirà a far proseguire l’inchiesta aperta dalla Procura di Torre Annunziata e che ipotizza al momento contro ignoti i reati di incendio, sommersione (una declinazione del reato di naufragio) e omicidio colposi. In questo modo, gli eventuali indagati potranno nominare consulenti di parte e sarà fissata l’autopsia sulla salma della giovane hostess originaria della provincia di Roma.

L’ULTIMA NOTTE

Dopo due mesi di lavoro e l’ultima lunga escursione nelle isole Eolie, Giulia Maccaroni, 29enne di San Vito Romano, aveva chiesto di dormire un’altra notte a bordo. Era stanca, non si sentiva in grado di mettersi in viaggio. Il veliero da 15mila euro a settimana era rientrato a Castellammare di Stabia dopo sei ore ininterrotte di navigazione intorno alle 16. Gli otto ospiti che avevano prenotato la vacanza in Sicilia erano sbarcati, avevano salutato l’equipaggio ed erano andati via. L’ultima persona a salutare Giulia, intorno alle 19, era stato l’armatore, un professionista di Napoli già ascoltato dagli inquirenti che aveva fatto da tramite tra la società di charter con sede a Gragnano e la proprietà dell’imbarcazione, che batte bandiera inglese. Poi, la ragazza aveva cenato ed era rientrata a bordo di «Morgane» per trascorrere la notte lì, prima di mettersi in viaggio per alcuni giorni di ferie. Il suo contratto era fino a fine settembre, sarebbe tornata a Castellammare nei prossimi giorni. Durante la notte, però, mentre Giulia dormiva è scoppiato l’incendio al centro dell’imbarcazione, lei non se ne è neanche accorta. A vedere le prime fiamme è stato uno dei responsabili della vigilanza di Marina di Stabia che ha subito lanciato l’allarme. Dai filmati acquisiti dagli investigatori oltre dodici ore di registrazioni al vaglio degli inquirenti si vedono anche le operazioni di spegnimento del rogo, con il personale di banchina che ha operato in maniera scrupolosa in attesa dell’arrivo dei vigili del fuoco. A causa della resina e di alcuni impianti, era necessario utilizzare la schiuma per spegnere le fiamme e non la semplice acqua.

IL CONDIZIONATORE

Inizialmente nessuno sapeva che in una delle cabine a poppa ci fosse Giulia, ma probabilmente non sarebbe servito a salvarle la vita. Infatti, una volta a bordo, i soccorritori hanno scoperto che l’aria condizionata era accesa e dalle prime ipotesi è possibile che questo abbia accelerato la saturazione con il monossido di carbonio della cabina scelta da Giulia per dormire, uccidendola lentamente nel sonno. L’incendio potrebbe essere collegato a malfunzionamenti sull’imbarcazione, che per tutta l’estate aveva solcato il Mediterraneo con a bordo turisti, pare senza che ci fossero problemi. La sicurezza a bordo dell’imbarcazione e, dunque, la presenza di tutti dispositivi e di un eventuale sistema antincendio sono i primi aspetti che saranno valutati oggi durante il sopralluogo nel relitto.

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