Il chimico Raffaele Attardi fa il punto sulla gestione delle acque in Penisola Sorrentina
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Sorrento. Riportiamo l’interessante post del chimico Raffaele Attardi pubblicato sulla sua pagina Facebook: «Quest’anno la qualità delle acque marine, almeno per quanto riguarda contaminazione batterica e aspetti visivi, è stata eccezionalmente buona. Il miglioramento è evidente ed è in parte dovuto al collettamento degli scarichi fognari, in parte all’eccellente funzionamento dell’impianto di Punta Gradelle, in parte alla assenza di piogge che ha ridotto lo sfioro di acque fognarie a mare, ed il dilavamento di rifiuti e terreno. Possiamo essere soddisfatti del lavoro fatto.
Detto questo non è affatto il momento di abbassare la guardia, perché ancora una volta abbiamo assistito alla formazione stagionale di schiume e alla presenza di mucillagine. Ma, cosa ancora più importante, non è detto che la prossima estate sia così povera di piogge e poiché ben poco è stato fatto per la regimentazione delle acque meteoriche e sorgive, è plausibile che molti problemi si ripresenteranno.
Vediamo quali sono le previsioni e cosa sarebbe opportuno fare.
1) Le schiume e la mucillagine di terranno compagnia per molto tempo. La formazione di schiume e la mucillagine dipendono prevalentemente da una eccessiva proliferazione del fitoplancton. La crescita del fitoplancton a sua volta è dovuta all’eccessivo cerico inquinante di liquami non trattati, scaricati direttamente a mare. L’impianto di depurazione di Punta Gradelle fa il suo dovere e in quell’impianto, uno dei pochi funzionanti senza problemi in Campania, i liquami vengono degradati dai fanghi attivati e sono trasformati in fanghi; fanghi che poi vengono a loro volta periodicamente trattati e trasformati in sostanze azotate inerti e allontanate come rifiuti. Ma in tutto il resto del Golfo in particolare dove sfociano i fiumi e le fogne di grandi Città fra cui Napoli, la situazione è ancora grave ed enormi quantità di liquami e sostanze azotate concimano il mare.
E poiché si è fatto veramente poco per risolvere questo problema, il fitoplancton continuerà a crescere per anni, complice anche l’aumento delle temperature e diffondersi ovunque: e così è presumibile che per molti anni ancora da aprile a d agosto, quando il fitoplancton cresce, le schiume saranno sempre presenti. E purtroppo questo non accadrà solo nel Golfo di Napoli ma ovunque nel mondo a causa dello sfruttamento e contaminazione senza limiti del mare e del cambiamento climatico.
Guardando un po’ più in là del traguardo raggiunto con l’avvio dell’impianto di Punta Gradelle, la spinta a migliorare il ciclo di trattamento sta subendo una battuta di arresto: nessun progresso rilevante si sta realizzando nella gestione dei fanghi mineralizzati che rappresentano il sottoprodotto dell’impianto. Ancora non esiste in Campania un impianto di recupero di queste sostanze. E questo costa moltissimo a tutti noi e all’ambiente perché i fanghi inerti, invece di essere recuperati, vengono smaltiti spesso fuori regione ad un costo sempre crescente. Realizzare perciò un sistema regionale per il trattamento e recupero dei fanghi inerti dovrebbe essere una priorità: auguriamoci di trovare traccia di questo impegno. nei piani di riconversione ecologica. E’ meglio spendere per investire piuttosto che pagare costosissimi trasferimenti fuori regione.
2) Ma c’è una cosa ancora più urgente a cui bisogna porre attenzione: manca del tutto un sistema di gestione delle acque bianche meteoriche e sorgive. Le acque sorgive e meteoriche sono state da sempre una benedizione per la penisola sorrentina. Oggi invece sono diventate un problema. Infatti anche se il consumo dell’acqua è sempre crescente, quasi tutta quella che usiamo arriva da fuori a costi sempre crescenti. Eppure di acque sorgive e meteoriche c’è ne sono in abbondanza: non è la l’acqua che manca ma la capacita di mettere su un sistema di gestione per il suo utilizzo. Solo piccolissime quantità di acqua vengono infatti recuperate e riutilizzate in agricoltura e quasi niente è destinato a tanti usi, usi dove non è richiesta la potabilità.
Nel mondo si progettano ormai città spugna per recuperare l’acqua e da noi si butta via questa risorsa. Bisogna battere lo scetticismo ed il disinteresse che c’è intorno a questo problema e bisogna saper cogliere le opportunità che ci sono razionalizzando l’esistente e aggiungendo quanto altro serve per realizzare un sistema di gestione delle acque bianche.
La penisola sorrentina ed in particolare Sorrento ed in parte Vico Equense, possono vantarsi di avere quasi interamente separato le acque bianche dalle nere: ma manca l’ultimo miglio, ovvero un sistema di recupero e smaltimento di queste acque. Accade così che anche dopo averle separate si finisce per scaricarle a mare. Gli altri Comuni stanno peggio.
Ovunque la mancata regimentazione delle acque causa inoltre inconvenienti, in particolare nei giorni di pioggia; e così un po’ ovunque si vedono cascatelle dovute agli sfiori delle fogne, da cui cadono a mare acque bianche miste a nere. Oppure si cerca di far defluire le acque bianche attraverso i valloni, spesso pieni di detriti e rifiuti e questo produce le ben famigerate colate di fango e il dilavamento di vegetazione e rifiuti che vagano poi per il mare.
Ma c’è un rischio ancora più grave dovuto al fatto che avendo tombato molti rivoli e ristretto tutte le foci, questo aumenta il rischio di frane, allagamenti e onde di piena. Questa situazione è inaccettabile e ancor più inaccettabile è il fatto che non si arrivi quanto meno a concordare una linea di intervento comune fra i vari Sindaci della penisola.
Questa comunità di intenti è indispensabile perché le acque bianche ed valloni hanno il brutto vizio di non voler tener conto dei confini amministrativi che separano i Comuni, e perciò non si potrà mai arrivare ad una loro regimentazione e utilizzo se non si concordano azioni comuni. In conclusione occorre realizzare in accordo fra i Comuni un sistema di gestione delle acque sorgive e meteoriche: bisogna agire subito per abbattere i rischi e cogliere le opportunità.
3) Sorrento deve aprire la strada al recupero delle acque sorgive. Il fai da te in situazioni come questa non è certo la condizione ideale per risolvere i problemi, ma qualcosa si deve pur iniziare a fare. E una cosa importante si può fare a Sorrento in tempi brevi: con poca spesa si possono recuperare grandi quantità di acqua riconvertendo a questo scopo l’impianto di depurazione di Marina Grande, ormai prossimo alla dismissione. L’impianto deve essere coperto riqualificando l’area e rendendola disponibile prioritariamente agli abitanti del quartiere, e le vasche e gli impianti sottostanti devono essere riutilizzati per recuperare le acque meteoriche. Ci sono tutte le condizioni per farlo e questo potrebbe essere il primo passo per una riconciliazione fra noi ed il nostro territorio».