Dario Vassallo “Tra depistaggi e omertà tradita la memoria di Angelo”

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Ancora una volta, la «Fondazione Angelo Vassallo sindaco pescatore» ha ricordato l’omicidio sempre senza colpevoli dopo undici anni. Ancora una volta a Pollica, sul porto della frazione di Acciaroli nel Cilento . Un ricordo, un impegno e la richiesta di verità che nella Fondazione vedono insieme Dario e Massimo Vassallo, i fratelli del sindaco di Pollica ucciso il 5 settembre 2010.
Dario Vassallo, un altro anno passato ancora senza una verità. Può aiutare il lavoro della commissione parlamentare istituita sull’omicidio Vassallo? E’ quello che si chiede Gigi di Fiore prima firma de Il Mattino di Napoli oggi in edicola
«È importante. La commissione è stata a Pollica a luglio e si esprimerà con una relazione finale sul suo lavoro. Non ho informazioni precise, ma da quello che posso intuire la relazione sarà una sorpresa che ci offrirà la possibilità di avviare azioni legali per i depistaggi nell’indagine. Chiederemo i danni, con il nostro avvocato Antonino Ingroia».
Undici anni dopo, da presidente della Fondazione, che notizie ha invece sull’inchiesta penale della Procura di Salerno?
«Abbiamo incontrato qualche mese fa il procuratore capo Giuseppe Borrelli. Ha dato impulso alle indagini, non ama la retorica e le parole. Credo abbia dato una dimensione nuova al lavoro investigativo, ampliandone la visuale nella direzione che noi abbiamo più volte segnalato».
Quale?
«Sin dall’inizio siamo stati convinti che il contesto, e forse i mandanti dell’omicidio, è maturato a non più di 100 metri dall’enoteca Vassallo ad Acciaroli. Non si deve andare molto lontano, anche se cosa diversa sono gli esecutori. Io e Massimo siamo convinti che Angelo neanche andando su Marte, si sarebbe salvato».
Dopo 11 anni ha ancora fiducia che si possa arrivare alla verità?
«Quella ci accompagna sempre e la nostra battaglia, attraverso la Fondazione, ha proprio l’obiettivo di arrivare alla verità sull’omicidio nel ricordo di Angelo. Il procuratore Borrelli ha iniziato a indagare a tutto campo sul Cilento, in inchieste su più vicende che hanno coinvolto personaggi e realtà di questo territorio. Da Eboli, a Agropoli, Casalvelino, San Mauro i fascicoli sono aumentati. Mettendo insieme più tasselli, si comprendo cosa da tempo intendiamo parlando di sistema Cilento».
È il titolo che quest’anno avete dato alla abituale «Festa della speranza» del 5 settembre. Perché questa scelta?
«Perché il Cilento è diventato cosa diversa da quello che aveva immaginato Angelo. C’è un dato, spiegato nel convegno, che deve far riflettere. Nel 2020, anno di pandemia, a Pollica sono stati spesi 5 milioni in gioco d’azzardo. Numeri ufficiali e io mi chiedo, analizzando le 1500 dichiarazioni di reddito di Pollica e pur ammettendo una media di un milione di euro spesi dai turisti, da dove venga il consistente denaro rimanente di oltre due milioni di euro».
Che idea ha, su questo?
«In parte credo arrivi da redditi in nero, e le multe per 35.000 euro fatte ad Acciaroli ad agosto dalla Guardia ad alcuni esercizi di ristorazione per lavoro in nero sono una spia. Ma non è solo reddito in nero, qui arriva anche denaro di provenienza dubbia».
Quest’anno, la Fondazione è partita con il progetto di una scuola di formazione politica, con docenti amministratori venuti dai Comuni emiliani a Pollica. L’obiettivo è formare una nuova classe dirigente?
«Sì, nel segno di Angelo. Una trentina di giovani, ammessi attraverso un bando ufficiale. Non paroloni, ma esempi concreti e esperienze di amministratori sani. Continueremo con la scuola, con altri appuntamenti e sedi da decidere. Forse il prossimo appuntamento sarà a Roma».
A Pollica la sede sarà sempre, come quest’anno, il Castello Capano»?
«La sede dovrebbe essere sempre quella che, per delibera dell’amministrazione comunale, l’undici novembre del 2011 fu assegnata alla Fondazione. Da allora, però, il Comune non ci ha mai dato le chiavi. Avrei dovuto averle da presidente, ci dicono che sono state consegnate ai figli di Angelo. In breve, abbiamo dovuto chiedere la concessione della sede al Comune».
Cosa pensa delle liste elettorali presentate a Pollica?
«Non mi esprimo, dico solo che non credo che qualcuno possa dirsi continuatore delle idee e delle iniziative avviate da Angelo. Il porto di Acciaroli doveva avere botteghe artigiane di cilentani ed è invece cosa diversa. Come Fondazione, esamineremo con molta attenzione il Puc presentato per Pollica. Di certo, il dio denaro sta uccidendo questa terra, calpestando regole e pudore. Angelo diceva che il pericolo era non essere più padroni della propria terra».
Crede che in Cilento la politica abbia fallito?
«Sì e basta vedere il comportamento del Pd, che era il partito di Angelo, anche rispetto alla sua memoria. Da Salerno in giù, il Pd dovrebbe essere sciolto e l’attuale classe politica esclusa da ogni incarico pubblico. Il Cilento oggi è l’emblema della fine di un sogno di sviluppo sano, che si è spento con l’uccisione di Angelo».

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