Daniela Morandini e le sue foto su Eduardo de Filippo a Positano: un evento di grande cultura

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Dal 15 ottobre al 2 novembre il Comune di Positano ospita una mostra fotografica sul teatro di Eduardo de Filippo. Foto di scena che Daniela Morandini ha tirato fuori dal suo prezioso archivio. Preziosissimo regalo… di cui ci parla Elisa Guida, dell’Università degli Studi della Tuscia.

De Filippo a Positano

Fotografie di scena, quasi tutte inedite, scattate da Daniela Morandini quando aveva poco più di vent’anni, viveva a Bologna e incominciava il lavoro di giornalista.
Dopo decenni al microfono – da Radio Città alla Rai, dalle corrispondenze da Mosca e New York a quelle dalle due Germanie (raccontate prima e durante il crollo del Muro) – Morandini rispolvera quelle vecchie immagini. Le passa dall’analogico al digitale e con Iosiamo , che da anni si occupa di esplorare il mondo attraverso la cultura, realizza la mostra Eduardo artefice magico. Fotografia, restauro e poetica della finzione. La ospita il Comune di Positano, nella Sala dell’ufficio cultura e turismo, dal 15 ottobre al 2 novembre 2021. Poi i pannelli saranno a disposizione delle scuole.
« É stato il bisogno di riaprire un sipario», scrive Morandini: «ho digitalizzato questi negativi quando la pandemia ha imposto di chiudere i teatri. Sono le foto di scena degli ultimi capolavori [ Il Berretto a sonagli di Pirandello e i due atti unici Sik Sik l’artefice magico e Gennareniello],1979-80. Maschere, sentimenti e voci di dentro che mi hanno accompagnata per quasi cinquant’anni».

Del progetto colpiscono almeno tre elementi.

La scelta di puntare i riflettori proprio su Sik Sik , la voglia di coinvolgere gli studenti, il luogo.
Per la prima volta a teatro proprio all’apice della Grande crisi, nel 1932, Sik Sik calca i palcoscenici italiani fino al 1980, quando a Milano è rappresentato per l’ultima volta con Eduardo nel triplice ruolo di attore-autore-regista. Lo sappiamo, ma lo ricordiamo ai più giovani: Sik-Sik è un illusionista che si esibisce in piccoli teatri di varietà con la moglie Giorgetta. Per la riuscita di uno spettacolo, è costretto, all’ultimo momento, a sostituire due aiutanti; ciò provoca una gran lite tra i personaggi e lo smarrimento di un lucchetto. Lo spettacolo fallisce: Giorgetta rimane prigioniera in un baule e solamente dopo diversi tentativi il mago la riesce a liberare. ​
Una commedia sulla finzione, “una commedia nella commedia”, quella su cui Morandini pone l’attenzione, con la sua magia, il suo gioco, i suoi fallimenti. Un “imbroglio bello”, quello dell’arte, che torna in scena nell’era della simulazione, così lontana dall’ ars poetica e sua nemica. Ecco, allora, la volontà di ancorare la mostra a un progetto didattico.

Ecco perché Morandini sceglie di portare nelle classi del Sud un po’ di quella magia che è andata perduta, e che i millennial non conoscono. La fotografia, il teatro e lo stesso Eduardo possono aiutarli a (ri)trovarsi, finalmente in presenza dopo mesi di didattica a distanza. Non è forse il futuro il senso della tradizione?
A ospitare la mostra, dunque, il Comune di Positano. Una scelta che fonde biografia, impegno e magia, ancora una volta.

Non è tanto la cornice incantevole del posto a motivarla, quanto il legame affettivo che legava Eduardo a quel mare. Era la fine degli anni Quaranta, quando riuscì a comprare la sua isola, Isca, vicino a Punta Campanella e a Li Galli, a loro volta acquistati dal coreografo e ballerino Léonide Massine e, dopo oltre cinquant’anni, da Rudolf Nureyev .
Piccola, piccolissima, l’isola di Eduardo, tanto che in Costiera si parla dello “scoglio” di Isca proprio per rimarcarne le dimensioni contenute e la vicinanza alla terraferma. Forse l’unico luogo dove il Maestro sia mai stato spettatore. Di sicuro, uno spazio di riposo tra una stagione teatrale e l’altra, un rifugio dal mondo senza però allontanarsene troppo. Un luogo di quiete, insomma, ma anche di tempesta, dato che è proprio da quel suo scoglio che il Maestro incominciò la traduzione in napoletano dell’omonima commedia di Shakespeare.
Un’ancora, quella tra l’arte e la Costiera, che arriva fino a Morandini, legata alla terra delle sirene da più generazioni.

«Posa, posa!» pronunciò la Madonna rapita dai saraceni passando con la galea sul cielo di Positano. «Posa, posa!», le ripeteva il suo papà raccontandole questa leggenda.

«Posa, posa!», avrebbe ripetuto lei, divenuta madre, a sua figlia. Da sempre al Fornillo di Aniello, l’Ercole di Positano che viveva il mare come un pesce e la spiaggia come una casa aperta agli amici.

Si pescava al momento, si mangiava insieme e si parlava fino a tardi. «Era un modo di essere semplice e antico», commenta Morandini, che in quella spiaggia ha vissuto una parte di sé. Un grand tour , quello della sua famiglia, iniziato il secolo scorso e per il quale Daniela non poteva che ringraziare.

E non poteva che farlo a modo suo, con ciò che le riesce meglio: fare e promuovere cultura.

Elisa Guida
Università degli Studi della Tuscia

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