Coronavirus: anche in Campania paura per la variante Super Delta

Più informazioni su

Coronavirus: anche in Campania paura per la variante Super Delta. Ce ne parla Ettore Mautone in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Sorveglianza sanitaria contro Sars-Cov-2: si affaccia anche in Campania la variante super Delta. Il capostipite (il ceppo indiano) è ormai diventato dominante in tutte le regioni italiane e assorbe il 100 per cento delle infezioni ma ora a preoccupare è la comparsa di nuove sottovarianti tra cui potrebbe presto affermarsi un nuovo ceppo più contagioso. La Delta ha già soppiantato, in pochi mesi, il ceppo britannico che si era affacciato in Italia a dicembre. Ora al suo posto c’è una nuova famiglia di virus a spadroneggiare tra i contagi. L’unico freno è la vaccinazione che mostra di funzionare bene tanto da disegnare una curva dei contagi piuttosto stabile mentre terapie intensive e decessi si registrano quasi esclusivamente in pazienti non vaccinati. In cinque mesi la Delta è passata dall’1 al 100 per cento di diffusione. Adesso è la sua progenie di sottovarianti, definite Delta plus, a tenere i riflettori accesi. «Tra queste prima o poi un ceppo diventerà dominante – spiega Luigi Atripaldi, direttore della microbiologia del Cotugno – ma non sappiamo ancora quale assumerà le vesti della temuta superDelta. Per diventare dominante dovrà essere per forza più contagiosa ma non è detto che possa aggirare la blindatura dei vaccini».

LA SORVEGLIANZA L’attenzione delle reti di sorveglianza sanitaria è pertanto massima. Le indagini in Campania sono condotte da tre laboratori (Tigem, Istituto Zooprofilattico e Cotugno) che lavorano nell’ambito di un progetto finanziato alla Regione Campania e per conto del monitoraggio portato avanti, in tutte le regioni, dall’Istituto superiore di Sanità con il supporto della Fondazione Bruno Kessler. Nell’ultimo bollettino diffuso a fine agosto, su 92 tamponi sequenziati in Campania la variante Delta era presente nel 100 per cento dei campioni. Da una ulteriore sottoanalisi effettuata su 164 tamponi positivi selezionati per luoghi di emergenza e per ospedali (Covid center) per identificare la possibile appartenenza a focolai e una più accurata geo-localizzazione (utili per stringere il cerchio attorno alle varianti e sottovarianti) sono emerse ben 26 ceppi mutati della Delta di cui uno, identificato col nome in codice di AY.4, più frequente. Una variante quest’ultima che anche a livello nazionale e in Europa ha mostrato una certa prevalenza, segnalata a livello internazionale soprattutto in India, Usa Regno Unito e considerata responsabile dell’impennata di casi che si è avuta nell’ultimo mese in Thailandia. Del resto da dicembre allo scorso agosto in Italia su circa 7mila Delta individuate dalle analisi, (quando ancora era prevalente il ceppo inglese), 2.300 erano AY.4.

UNA FAMIGLIA DI VIRUS Un virus tenuto per questo sotto stretta osservazione: proprio la Delta AY.4 era stata individuata, dieci giorni fa su un campione di 58 ceppi analizzati in sei campioni tutti identificati a Giugliano insieme ad altri 3 a Salerno. Ora nella nuova mappa ha assunto una distribuzione concentrata soprattutto a Napoli e nella provincia nord. «Tutte queste varianti – avvertono dal Cotugno – non sono ancora assurte alla dignità di ceppi dotati di propria classificazione autonoma ma l’Istituto superiore di sanità dal 26 agosto ha chiesto di includere tutte le AY nei nostri bollettini sulla scorta di analoghe disposizioni europee e degli Usa». Queste varianti sono tutte caratterizzate da mutazioni sulla proteina Spike, quella contro cui ci vacciniamo. Si tratta della proteina che il virus utilizza come una chiave per aprire le porte delle cellule. Il vaccino è una blindatura che funziona ma c’è il pericolo che prima o poi il virus possa trovare il modo di forare anche questo scudo. Per ora tutto questo è solo ipotizzato e il vaccino funziona molto bene. In vista della possibilità di fare la terza dose per potenziare l’immunità il dibattito nella comunità scientifica è se effettuare un aggiornamento del vaccino con le spine mutate. Per questo la sorveglianza sanitaria è così importante. «Le stime di prevalenza – aggiungono dall’Istituto zooprofilattico e dal Tigem – indicano che la variante Delta ha ormai monopolizzato tutti i contagi ed è predominante in tutto il territorio nazionale in linea con quanto osservato in altri Paesi Europei. La variante Delta è, infatti, caratterizzata da una trasmissibilità dal 40 al 60% più elevata rispetto ad altre varianti, come ad esempio la variante Alfa inglese ed è associata a un rischio più elevato di infezione in soggetti non vaccinati o parzialmente vaccinati ma non è detto che non arrivino ceppi ancora più contagiosi».

LO SCENARIO L’attuale scenario europeo e nazionale è caratterizzato dalla circolazione di diverse varianti di Sars-CoV-2 ed è necessario continuare a monitorare con grande attenzione la loro diffusione e, in particolare, di quelle a maggiore trasmissibilità o con mutazioni correlate a potenziale evasione rispetto alla blindatura immunitaria che può riguardare i vaccinati ma anche i guariti. L’obiettivo delle vaccinazioni è contenere ed attenuare l’impatto delle nuove varianti e mantenere l’incidenza di Sars-CoV-2 a valori che permettano il sistematico tracciamento della maggior parte dei casi positivi. Il sequenziamento massivo del virus serve invece per individuare precocemente e controllare l’evoluzione e il rapido diffondersi di varianti virali nel nostro Paese.

Più informazioni su

Commenti

Translate »