Considerazioni sulla proposta di strada alternativa al Corso Italia

Piano di Sorrento – È un brutto periodo questo e non soltanto per l’epidemia di covid. Temo che la voglia di recuperare velocemente i ritardi che la pandemia ha provocato e il notevole afflusso di denaro pubblico conseguente alle misure di sostentamento dell’economia possano far perdere di vista i veri obiettivi ai quali una società moderna ed evoluta dovrebbe tendere. In principale modo la difesa dell’ambiente e del territorio e con esse la tutela di decenti livelli di vivibilità.
Tematiche particolarmente cogenti per chi vive in una piccola realtà territoriale come la penisola sorrentina che ha conosciuto nell’arco di poco più di 50-60 anni uno sviluppo urbano spropositato e incontrollato. Tale da alterarne quelle caratteristiche per le quali era famosa tra i viaggiatori dell’800 e della prima parte del 900.
Alcune aree, quelle più prossime al Corso Italia o nella fascia collinare più vicina a quest’asse viario, sono state completamente stravolte tanto che si fa fatica a immaginare che insistano su un territorio a vocazione turistica.
Ci sarebbe tanto da fare nella riqualificazione urbanistica del territorio con il varo di piani attuativi di recupero appropriati e tali da mitigare gli effetti negativi scaturiti da 60 anni di scelte urbanistiche sbagliate o di non scelte. A volte anche una giusta schermatura con nuove alberature opportunamente sistemate potrebbe limitare l’impatto visivo negativo offerto da certi obbrobri realizzati a partire dagli anni 50 in poi. Oltretutto un discorso di riqualificazione urbana, evitando illiceità e provvedimenti contrari a legge, appare quanto mai indispensabile non foss’altro che per ordinare quanto realizzato abusivamente e oggetto delle domande di condono edilizio. Si creerebbero condizioni per nuove opportunità di lavoro. E invece niente di niente: la discussione cade sempre su ulteriori interventi mirabolanti ed eccessivi.
È di questi giorni il dibattito sulla megastruttura ospedaliera che si intende realizzare a S. Agnello in sostituzione dell’attuale ospedale e sulle possibili nuove strade di penetrazione che dovrebbero servirla.
Personalmente ritengo che grandi strutture pubbliche o private siano da evitare in un’area come la penisola piccola e pure così significativa sotto l’aspetto paesaggistico e ambientale. Sono scelte che pagheranno i residenti in termini di degrado della qualità della vita e scadimento della vivibilità quotidiana.
È stato certamente confortante prendere atto che si siano levate sul tema voci critiche come quelle dell’avv. Gaetano Milano, del Dott.Antonino Coppola e del Dott. Raffaele Attardi. Voci autorevoli anche per i ruoli che gli stessi tuttora ricoprono o hanno ricoperto nella vita pubblica e non solo. Gaetano Milano, avvocato, già assessore a Sorrento, presiede la Fondazione Sorrento, il Dott. Coppola è cardiologo presso l’Ospedale della Misericordia di Sorrento, Raffaele Attardi è stato Sindaco di Sorrento.
In breve non può che far piacere constatare che ci siano ancora persone di buon senso che esprimono pensieri ragionevoli. Dispiace, invece, constatare che non una sola voce critica si sia levata dai rappresentanti locali. Mi chiedo: Esiste ancora un’opposizione politica!?
Ormai le voci critiche sono solo quelle di singoli cittadini fuori dal coro o di associazioni ambientaliste come Italia Nostra e WWF e altre .
Credo di poter sottoscrivere senza alcuna remora le considerazioni di Gaetano Milano giustamente critico verso l’ipotesi della cosiddetta strada dei cimiteri. Per chi non conosce la proposta è bene chiarire che si tratta di quella strada che si pretende di realizzare a monte dell’attuale Corso Italia come alternativa a quest’ultima arteria.
Ove effettivamente si passasse alla realizzazione di questa follia sarebbe per la costiera e i suoi abitanti una sciagura annunziata. Infatti, come ha acutamente osservato Gaetano, una strada del genere, oltre a distruggere un altro po’ di verde e completare lo sventramento dei residui agrumeti già in atto da decenni, finirebbe per agevolare l’accesso veicolare in penisola senza che al momento vi siano aree di parcheggio sufficienti a contenere il maggiore prevedibile afflusso di veicoli né altri servizi necessari idonei a consentire la permanenza giornaliera o serale degli ulteriori ospiti. Fatalmente ci sarebbe ulteriore consumo di suolo necessario per realizzare nuovi parcheggi, strade di collegamento, svincoli e quant’altro indispensabile per accogliere una più ampia massa di visitatori giornalieri verosimilmente attratti dalla possibilità di raggiungere più facilmente il centro della Penisola. È inutile dire che il possibile maggior afflusso di ospiti finirebbe per gravare su tutti gli standards pubblici già allo stremo e già visibilmente insufficienti in relazione al numero di residenti. Non credo sia un’eresia affermare che, allo stato, alcuno dei Comuni della Penisola abbia soddisfatto i parametri di standard indicati dal Piano paesistico in relazione al numero di residenti. Soprattutto quanto a verde pubblico
Allora vi è da domandarsi: Ma veramente lo scopo prioritario da perseguire è quello di rendere la penisola, in un primo tempo, sempre più un quartiere residenziale di Napoli e provincia e, poi, successivamente, un’area urbanisticamente degradata non meno di tante altre che si incontrano nell’hinterland napoletano e vesuviano!?
Vi siete mai chiesti le ragioni per le quali chiunque abiti dall’altra parte delle gallerie di Pozzano, se ha disponibilità economica, cerchi di investire acquistando casa in penisola!?
Se non ve lo siete chiesti mi permetto di suggerirvi io una risposta: È il degrado determinato da una scellerata e disordinata politica urbanistica praticata da amministratori pubblici miopi se non, in qualche caso, peggio che ha finito per ridurre in stato di decadimento aree una volta magnifiche ( e peraltro almeno in parte recuperabili se la Regione attuasse una politica di pianificazione in tale senso)tanto da indurre chi vi abita e ne ha le possibilità a cercare nuove soluzioni abitative in un’area al momento considerata, a torto o ragione, ancora vivibile.
È chiaro che anche questa rincorsa alla casa in costiera cesserà non appena questa presenterà connotazioni di invivibilità pari o peggiori delle aree di attuale provenienza dell’immigrazione in penisola. È lo stesso principio che regola il procedimento dei vasi comunicanti. L’acqua smette di travasarsi da un contenitore all’altro non appena i due recipienti avranno raggiunto lo stesso livello.
Quanto alla megastruttura dell’Ospedale unico mi sembra che i rilievi che pongono il Dott. Coppola e l’ex Sindaco Raffaele Attardi siano tutt’altro che superficiali e, di sicuro, sono riflessioni degne di essere prese in considerazione e approfondite. Ignoro se siano state fatte analisi statistiche che giustifichino il tipo di struttura previsto e se sia stata verificata l’impossibilità di adeguare le strutture ospedaliere attualmente esistenti alle necessità e però ho avuto modo di vedere il rendering della nuova opera pubblicato su varie testate giornalistiche locali.
Realmente le dimensioni e l’imponenza dell’opera lasciano increduli e suscitano più di una perplessità. Vi è da osservare che l’area prescelta è interessata dalla presenza di condomini realizzati negli ultimi 40 anni e, sul lato di via Iommella Piccola, da un dedalo di viuzze antiche su cui prospettano fabbricati meno recenti. L’importanza del nuovo edificio con l’afflusso di mezzi che determinerà non potrà che rendere critica la vivibilità dei residenti. Normalmente una struttura di questo tipo la si progetta in aree prossime a conurbazioni urbanistiche considerevoli e già dotate di un sistema viario sviluppato tale da consentire di raggiungerle agevolmente da ogni angolo del territorio circostante non già in una zona come la costiera servita da un insieme di strade normalmente al collasso. Interventi così notevoli generalmente si programmano dove già esistono infrastrutture idonee a supportarli. Invece, nel nostro caso, si è pensato prima a progettare la megastruttura e poi ci si è posto il problema della viabilità carente. Di certo la strada a mezza costa non sarebbe una soluzione al problema, anzi creerebbe nuovi guasti.
Avrei compreso un mega ospedale del genere nell’area stabiese magari da edificare, per evitare ulteriore inutile consumo di suolo, su aree industriali dismesse ma non in un territorio come il nostro che è poco più di un’isola.
Francamente non so se i residenti del centro di Sant’Agnello abbiano visto il progetto ma credo sia opportuno che ne prendano conoscenza. Sono certo che anche loro avranno più di un dubbio sulla bontà dell’iniziativa.
Avv. Francesco Saverio Esposito

Commenti

Translate »