Cava de’ Tirreni: il Comune mette in vendita l’ex Cofima

Cava de’ Tirreni: il Comune mette in vendita l’ex Cofima. Ne parla Giuseppe Ferrara in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano La Città di Salerno.

L’ex Cofima finalmente all’asta: il Comune pronto a cedere al miglior offerente i capannoni dell’opificio abbandonato di via XXV Luglio che, per anni, hanno rappresentato un cruccio per l’Amministrazione e per le casse di Palazzo di Città, sia relativamente al mutuo acceso dall’allora amministrazione del sindaco Marco Galdi (e che comporta un esborso di circa 1.000 euro al giorno) sia per le note vicende giudiziarie in merito a una presunta lottizzazione abusiva che si sono risolte appena un mese fa.

Resta da approfondire e risolvere, però, nel frattempo la situazione relativa ad alcuni abbattimenti che in questi giorni sono stati effettuati proprio presso l’ex Cofima e in merito ai quali il consigliere di Forza Italia, Pasquale Senatore , ha chiesto chiarimenti agli uffici competenti e al sindaco Vincenzo Servalli . «Ho chiesto – ha spiegato Senatore – a che titolo sono in corso i lavori di demolizione presso l’ex Cofima non ritenendo esaustiva la risposta fornitami dal dirigente del settore Patrimonio che mi ha semplicemente riferito che si tratta di attività di demolizione di opere abusive già previste. Ho chiesto pertanto di ricevere tutti gli atti e la documentazione relativa così da fare chiarezza».

Nel frattempo l’inserimento della Cofima nel nuovo piano triennale delle alienazioni stilato dalla giunta

e che il Consiglio Comunale si appresterà ad approvare a fine mese, rappresenta un’assoluta novità considerato che negli anni passati era stato impossibile procedere a tale disposizione.

Ii capannoni ex Cofima sorgono su un terreno di quasi 18 mila metri quadrati e il cui valore è stato fissato, a base d’asta, a 5,3 milioni. Solo questo cespite rappresenta almeno il 25% del valore di tutti i beni comunali che l’Ente è intenzionato a vendere (stimato in totale a poco più di 20 milioni). Ora però bisognerà trovare il soggetto privato intenzionato ad acquisire il complesso immobiliare e provvedere a una futura riqualificazione.

Era il 1983, infatti, quando un noto imprenditore decise di vendere una parte dei suoi capannoni con l’intenzione di aprirvi una fabbrica di latta per barattoli. I locali però facevano parte di un’area infrazionabile sottoposta a vincolo Asi. Nonostante ciò l’imprenditore riuscì a vendere parte dei capannoni a 1 miliardo e mezzo di vecchie lire e l’acquirente ottenne tutte le autorizzazioni per aprire, compresa quella da parte del Consorzio Asi, in violazione al piano consortile. Nel ’93 la Cofima dichiarava, poi, bancarotta dando il via a un procedimento fallimentare. La curatela riscontrò diverse difficoltà a piazzare all’asta il complesso immobiliare almeno fino all’acquisto da parte del Comune nel

2010, per realizzare su quell’area un nuovo ospedale il cui progetto non andò però a buon fine. Perché l’area era interessata da un procedimento giudiziario relativo a una presunta lottizzazione abusiva. Proprio a inizio agosto, però, il Consiglio di Stato era giunto alla conclusione che nessuna lottizzazione abusiva era stata perpetrata su quei capannoni di via XXV Luglio. Dal canto suo il sindaco Servalli, non aveva mai fatto mistero delle sue intenzioni di voler vendere l’immobile frutto di un «acquisto scellerato» voluto dal suo predecessore, Galdi.

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