Sorrento – Intervista a Floriana Monici

Sorrento (NA) Sicura e spavalda, sigaretta fumante nella mano destra, scontrosa con tutti ma in realtà, sotto la scorza della donna dura, si nasconde la più dolce delle ragazze. Fermi tutti! No, non sto parlando di Floriana Monici ma di uno dei personaggi che per più tempo ha interpretato con la stessa bravura di Stockard Channing, l’attrice che per prima nel 1978, le diede presenza scenica e quello stile che l’ha resa un’icona cinematografica, vale a dire: Betty Rizzo, la ribelle, l’anticonformista, la “dura” del grande musical “Grease”. Incontro Floriana Monici ai piedi del palco di Villa Fiorentino, a Sorrento, si è appena congedata dal suo pubblico, dopo uno spettacolo accattivante, ben costruito, che ha meritato più di un applauso. La osservo e mi tornano in mente tutte le donne che è stata:  “Rizzo”, “Edda Ciano” (altra grande prova attoriale), Dolores (A qualcuno piace caldo), Dora (Sette spose per sette fratelli), Ernestina in “Hello Dolly”,  Maggie in “A Chorus Line”. Solo un’attrice che è riuscita a calarsi nei panni di così tanti personaggi impegnativi poteva proporci un musical “Art in Progress” scritto guardando alle donne, dedicato alle donne e metterne a nudo debolezze e struggimenti ma anche capace di esaltarne la resilienza e la forza.
– Come nasce l’idea di questo spettacolo?
– Nasce dall’urgenza e dalla necessità di tornare sul palco con qualcosa di vero, di sentito, con delle ragazze che io conosco, che sono tutte della penisola (sorrentina n.d.r.) e creare qualcosa che aveva radici nella mia terra d’origine.
– Questo spettacolo l’hai scritto, come è capitato per molti artisti, durante i lockdown forzati di questi mesi?
– Sì, come è capitato ad altri autori, in questo periodo di chiusure e restrizioni, mi sono concentrata sulla realizzazione di progetti che avevo in mente, senza rinunciare a confrontarmi con gli altri. Facendo di necessità virtù, ricorrendo al cellulare e alle riunioni via Zoom, quando avevo l’esigenza di discutere con le ragazze. Quando avevo il bisogno di limare, sistemare, inventare situazioni e battute. Anche perché volevo una storia incentrata su di loro. Volevo in un certo senso cucirglielo addosso questo spettacolo. È stata una creazione a distanza, io a Milano e loro qui a Sorrento. Nel raccontare la storia di queste ragazze alle prese con le gioie e i dolori che ti trovi a vivere nel mondo dello spettacolo, ho fatto tesoro della mia esperienza e l’ho condivisa con loro, nello stesso tempo le ho stimolate a mettere a nudo se stesse, per far emergere la loro personalità. Sul palco ho messo a nudo il presente del mondo dello spettacolo, che io rappresento, e il futuro rappresentato da loro.
– A proposito di passato, ti faccio due nomi Patty Schisa e L’Arcolaio.
– Beh, Antonio Guida è stato il primo a darmi la possibilità di salire sul palco. A tre anni e mezzo, spettacolo il Ponte, al Teatro Sant’Antonino a Sorrento, alla regia c’era proprio Antonio, che disse a mia madre, questa bambina è nata per il teatro. Patty Schisa posso invece dire che per me è stata una seconda mamma. Mi ha seguita e spronata fin da subito e per buona parte degli inizi della mia carriera. Se sono l’artista che sono oggi lo devo anche a tutta la disciplina e l’amore che mi ha trasmesso. Patty è la migliore maestra che abbia avuto.
– Lorella Cuccarini e Loretta Goggi, a quale ti senti più vicina?
– È difficilissimo per me rispondere a questa domanda. Sono due artiste che hanno fatto la storia dello spettacolo italiano. Sono due talenti straordinari ma diversi e da entrambi ho imparato tanto. Spesso, dietro le quinte, le osservavo, le studiavo e cercavo di apprendere quanto più possibile. Non ho una scelta da operare con loro, solo due colleghe dalle quali imparare per migliorare.
– Altri due nomi e spero di non metterti in difficoltà: Saverio Marconi e Chiara Noschese.
– Chiara per me è amore. È la prima regista donna che mi ha diretto e mi sta insegnando tantissimo. Parlo al presente perché collaboro con lei spesso e, tra l’altro, insegno nella sua accademia; questo per me è un attestato di stima enorme. Chiara è un colosso. Ti faccio un esempio, sono andata a teatro e ho visto sei repliche consecutive de “Il Giorno della Tartaruga”, tra l’altro diretto da Saverio Marconi perché Chiara e Saverio collaborano spesso e ad ogni replica assistevo ad uno spettacolo nuovo. Chiara è un vulcano, non si ferma a quello che le viene spontaneo, va oltre. Come regista poi mi piace perché cerca la verità e sono pochissimi quelli che lo fanno. Saverio invece è il mio padre putativo. Mi ha dato la possibilità di scoprirmi anche attrice, perché io nasco ballerina, ci tengo a dirlo, poi un po’ alla volta sono cresciuta maturando esperienze attoriali tra le fila della Compagnia della Rancia e godendo della grande fiducia di Saverio che mi ha affidato ruoli sempre più importanti.
– Una tua riflessione sulla Compagnia della Rancia.
– La Compagnia della Rancia è il Musical in Italia. E auguro alla Compagnia della Rancia di riemergere perché ne abbiamo tutti bisogno. Per me è una grande famiglia, nella quale sono cresciuta professionalmente, che ha sempre dato al pubblico spettacoli di grandissima qualità perché la “Rancia” sa cos’è il teatro.
– Qual è il personaggio che ti è piaciuto di più interpretare?
– Per quanto riguarda la Compagnia della Rancia, Betty Rizzo, che ho interpretato per tredici anni, in pratica ha rappresentato anche la mia gavetta nel mondo del musical italiano, mentre quello che mi ha conquistata totalmente resta “Edda Ciano” che spero di riportare a teatro prestissimo. Un’opera magnifica, le musiche sono di Dino Scuderi, i testi di Elisabetta Tulli, mentre regia e coreografie sono firmate da Roberto Rossetti per la Compagnia della Marca. “Edda Ciano: tra cuore e cuore” è la storia di una donna dei nostri tempi, libera e determinata. Figlia del Duce e moglie del Conte Galeazzo Ciano, Edda fu combattuta fra l’amore per il padre e quello per il marito. Assiste impotente al compiersi del tragico destino della sua famiglia.
– Osservandoti recitare in “Edda Ciano” abbiamo l’impressione che anche in questo caso reciti te stessa, nel senso che siete due donne forti.
– Ti ringrazio, sono parole di Dino Scuderi. Edda è un personaggio che amo molto. Mi sono documentata. Ho studiato la sua storia. Era una donna forte che ha sempre lottato. Un personaggio con tante sfaccettature. Ma “Edda Ciano: tra cuore e cuore” è anche una storia d’amore e un dramma assurdo. Edda lotta per salvare la vita a suo marito Galeazzo e chiede giustizia a suo padre Benito Mussolini che è anche il carnefice. Una storia veramente drammatica.
– Edipica?
– Sì, una tragedia che scava nei meandri del nostro io. Devo confessarti che amo le biografie. Quelle dei grandi personaggi storici. Le grandi donne sono icone, rappresentano archetipi sui quali poter riflettere. Edda Ciano è uno di questi personaggi storici che da ad un attore di riflettere profondamente su determinate dinamiche interiori. Ti confesso che una delle cose che apprezzo della Compagnia della Marca è che propone spesso testi inediti a sfondo storico, più che musical gli autori di questa compagnia realizzano dei veri e propri “romanzi musicali”. Credo sia riduttivo pensare al musical e credere che si possa fare solo quel tipo di produzione musicale che rispetta solo ed esclusivamente i canoni dettati dal Broadway theatre. Noi italiani abbiamo un nostro background che ha radici nella commedia musicale di Garinei e Giovannini, un patrimonio culturale e artistico eccezionale.
– A proposito di teatro, ti misurerai anche col teatro di prosa?
– È il mio grande sogno
– Cosa ti piacerebbe interpretare?
– Ci sono molti personaggi con i quali mi piacerebbe misurarmi ma ti confesso che non ho ancora un’idea ben precisa anche perché in questo momento sono concentrata su questo “teatro delle donne”. Mi piacerebbe dare vita a personaggi nuovi, sempre con un occhio a figure storiche, come ti dicevo amo leggere le biografie.
– Un’ultima riflessione, dura per una donna forte: femminicidio.
– La donna fa paura.
– Perché fa paura?
– Perché le donne sono forti, le donne riempiono il silenzio anche da mute, le donne danno la vita, le donne sono magia. Le donne sono come la Fenice: risorgono sempre ed è per questo motivo che fanno paura al potere e ai potenti perché sono libere e incontrollabili e aggiungo: sono le donne che salveranno il mondo, ne sono convinta.

Un grazie di cuore a Floriana Monici per il tempo che mi ha dedicato, un in bocca al lupo a lei e alle giovani attrici che hanno dato vita allo spettacolo “Art in Progress”.
di Luigi De Rosa

(nella foto in basso Floriana Monici, Martina Russo, Alessandra Volpe, Marcella Jo Pirillo, Elena Vollaro e Giulia De Angelis in una scena di “Art in Progress”, Villa Fiorentino, Sorrento)

Generico agosto 2021

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