Prima vittoria in tribunale per Britney Spears: il padre rinuncia a essere suo tutore

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Prima vittoria in tribunale per Britney Spears: il padre rinuncia a essere suo tutore . Ne parla Barbara Visentin in un articolo de Il Corriere della Sera. 

L’hashtag #freeBritney è subito balzato in tendenza sui social, questa volta non per protestare in difesa della cantante, ma per festeggiare quella che pare essere una prima, parziale vittoria nella battaglia legale contro la tutela del padre. Jamie Spears, il padre di Britney Spears, avrebbe infatti accettato di farsi da parte e rinunciare al controllo sulle finanze (e quindi su gran parte della vita) della popstar che esercita da 13 anni, un controllo oppressivo che Britney ha pubblicamente denunciato in tribunale un paio di mesi fa, dicendo di voler riprendere in mano la sua vita.

La rinuncia «quando sarà il momento giusto»

Un punto di svolta inaspettato nella vicenda della star 39enne americana, visto che solo pochi giorni fa il tribunale di Los Angeles aveva respinto la sua richiesta di liberarsi della tutela paterna, cominciata nel 2008 dopo un crollo mentale e mai più rimossa, nonostante negli anni la cantante si sia ristabilita e abbia portato avanti una (lucrativa) carriera di successo. L’entusiasmo, però, va commisurato ai fatti: Jamie Spears ha acconsentito ad abdicare dal suo ruolo «quando sarà il momento giusto», stando agli ultimi documenti depositati in tribunale: «Spears non ritiene che una battaglia pubblica con sua figlia riguardo al suo ruolo di tutore sarebbe nel miglior interesse di lei – ha fatto sapere un legale -. Quindi intende lavorare con il tribunale e con il nuovo avvocato della figlia per preparare una transizione ordinata verso un nuovo tutore, come già stava facendo con l’avvocato precedente». E ancora: «Il signor Spears continuerà a fare il suo lavoro diligentemente e non sarà sospeso o rimosso, certamente non sulla base di false accuse. È d’accordo a farsi da parte quando sarà il momento giusto, ma la transizione dovrà essere ordinata, risolvendo le questioni in sospeso davanti al tribunale».

«Un passo verso la giustizia»

La guerra, insomma, è ancora lunga. Ma finalmente qualcosa si muove: Mathew Rosengart, avvocato della popstar, ha scritto in un’e-mail al Guardian che questo primo risultato «è una grande vittoria per Britney Spears e un altro passo verso la giustizia», chiedendo però a Jamie Spears di «farsi da parte immediatamente». E il legale ha aggiunto: «Non vediamo l’ora di continuare la nostra vigorosa indagine sulla condotta del signor Spears e di altri negli ultimi 13 anni, mentre lui prendeva milioni di dollari dal patrimonio di sua figlia e non vedo l’ora di ascoltare la sua testimonianza»

La testimonianza di Spears

A fine giugno per la prima volta la cantante aveva testimoniato in aula parlando pubblicamente della sua situazione: «Ho detto al mondo intero che sto bene e sono felice. È una bugia. Pensavo che dicendolo abbastanza forse sarei diventata felice, ma non volevo ammetterlo. Ero sotto shock. Sono traumatizzata. Ora vi dico la verità, ok? Non sono felice. Non riesco a dormire. Sono arrabbiata da matti. E sono depressa. Piango ogni giorno». Oltre 20 minuti concitati, con dettagli intimi e personali in cui aveva confermato tutti i timori dei suoi sostenitori (tra cui tanti personaggi famosi), confluiti nel movimento #freeBritney. La sua storia è stata anche ricostruita nel documentario «Framing Britney Spears», prodotto dal New York Times, pieno di testimonianze sulla vicenda della tutela legale: dal 2008 Britney deve chiedere il permesso al padre per ogni spesa. Ma sostiene anche di essere stata costretta a esibirsi contro la propria volontà e di essere stata controllata fin negli aspetti più privati della sua vita, come la scelta di avere un altro figlio (ne ha già due), vedendosi negare la possibilità di rimuovere la spirale anticoncezionale.

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