Positano, quel legame con l’Afghanistan. Le foto di Franco Sersale, la principessa Soraya. Vito Casola “La Chiesa accolga i profughi”

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Positano, Costiera amalfitana . Abbiamo già scritto dell’ambasciatore Pontecorvo che viene in vacanza ogni anno e amici qui nella cittadina della Costa d’ Amalfi, amici che preferiscono il silenzio “E’ un momento delicato, lo abbiamo sentito e sta bene, lo aspettiamo ma non possiamo dire altro.. ” Seguiamo come tutti con dolore quello che sta succedendo in Afghanistan, anche se dobbiamo dire che i media abbondano di ipocrisia e pleonasmi, si sapeva da venti anni che la situazione non era quella dipinta dai giornalisti al seguito degli americani, come chi sa chi fa il cronista, e ha intervistato decine di inviati di guerra, oltre a quello che ti permettono di vedere e dire non puoi andare, oramai i cronisti indipendenti, sopratutto in zone così pericolose, stanno solo nei film, parliamo dell’ embedded journalism .

L’occasione di questo articolo è stata una telefonata di Vito Casola presidente dell’associazione Posidonia “Bisogna far qualcosa per questi profughi, magari la Chiesa può accoglierli, vanno aiuati e aiutate le donna”, con Vito Casola abbiamo fatto tanti interventi, anche quello di Tordigliano alla fine mi è stato sollecitato anticipatamente da lui, anche gli incendi, e sul locale Positanonews è riuscito ad avere dei successi in Costa d’ Amalfi e anche Sorrento, ma che possiamo fare per una tragedia immane come questa? Magari nel piccolo forse si , una goccia nell’oceano, ma se da una parte il problema umanitario ci appartiene a tutti,  e ha ragione Vito Casola, quello geopolitico parte da lontano .

Come ha detto Massimo Predieri, ex presidente dell’associazione Posidonia, intellettuale e firma di rilievo , in una chiacchierata fatta a Fornillo, salendo le scale come fanno i positanesi “Ci dimentichiamo che la stessa condizione della donna si trova in paesi come l’Arabia Saudita, bisognerebbe chiedere il disarmo, se ci rendiamo conto di quello che sta succedendo c’è davvero da rimanere basiti, usano le armi che gli americani stessi hanno portato.. Hanno fatto bene ad andarsene dall’Afghanistan, ci hanno provato tutti, gli inglesi, i russi, quello non è un paese è un insieme di tribù e già ci sono delle sacche di resistenze.. Secondo me il problema è il disarmo, con quelle armi possono fare gravissimi danni, bisogna offrire qualcosa di concreto.. oggi ragioniamo sull’emozione del momento ma non abbiamo una visione globale, i giornalisti hanno detto che le cose stavano migliorando fino a pochi giorni fa, addirittura ritenevano che i bombardamenti dei talebani era un segno di indebolimento, poi abbiamo visto come è crollato l’esercito messo dagli americani per capire come stavano veramente le cose.. bisogna far qualcosa di concreto per loro, sono grandi produttori di diamanti ma li vendono grezzi guadagnandoci pochissimo, se potessero lavorarli sul posto guadagnerebbero moltissimo di più”

Ma continuiamo questa riflessione sul tema , che è quello che può interessare ad un giornale locale, del territorio. Il giornalismo locale oggi con internet è “Glocal”, come da un convegno nazionale che abbiamo seguito a Varese con i colleghi dei migliori giornalisti online d’ Europa. Ebbene si deve partire dal locale, visto che di locale ci occupiamo, per arrivare anche al Globale. E, davvero strano, scavando anche nella memoria , dopo 40 anni di giornalismo, ci ricordiamo di Soraya e Sersale.

Positano oltre all’ambasciatore ha un legame anche con la principessa Soraya, ancora oggi venerata, e rifugiatasi a Roma ,  non solo ci sono persone che la conoscono benissimo, ma ci ricordiamo che è anche stata qui.  Altro legame con  l’Afghanistan è Franco Sersale il compianto patron dell’Hotel Le Sirenuse . Franco Sersale non è stato solo un grande imprenditore ma anche uno straordinario fotografo, con mostre in tutto il mondo,  con le sue immagini ha raccontato il suo viaggiare di una vita attraverso i luoghi dell’Oriente, dall’Afghanistan alla Birmania, dall’India al Tibet all’Iran, dove è vissuto fra il 1973 e 1979, testimone di culture, paesaggi e luoghi, poeta delle lontananze, in parte in compagnia di Vicki Ducrot. La curiosità e la voglia di conoscenza fanno di Franco Sersale un fotografo vero, la bellezza delle sue immagini ne fanno un professionista della tecnica. Profondità e umanità erano le sensazioni che trasmettevano le sue immagini, ma lui si scherniva. “Le mie fotografie – diceva – sono nate come puri documenti di viaggio. Se col passare degli anni si sono caricate di significati aggiunti e di bellezze nascoste non è merito mio.” In una delle sue mostre “Buzkashi 1976” nel catalogo Franco Sersale scrisse
Affascinante e crudo, semplice e incomprensibile, impressionante e magnifico come le spettacolari fotografie in bianco e nero scattate nel paese dei Talebani da Franco Sersale “Buzkashi-Afghanistan 1976” è molto attuale.

Tanti legami con Positano ci fanno pensare che forse qualcosa possiamo fare, una telefonata fatta questa mattina da Vito mi ha fatto riflettere tutta la giornata, non posso fare altro che raccontare il territorio, Biagi diceva che il giornalista è lo “storico del presente”, non possiamo sapere che succede veramente a Kabul, l’informazione è stata distorta prima potrebbe essere distorta anche ora, ma possiamo trovare un legame storico, culturale e umano con il nostro territorio rivolgendo un pensiero a chi soffre

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