Piano di Sorrento, l’Ing. Raffaele Elio d’Esposito: svincolarsi dalle sabbie mobili della burocrazia in campo urbanistico edilizio

Piano di Sorrento. Continuiamo la nostra intervista all’Ing. Raffaele Elio d’Esposito al quale chiediamo di parlarci dei progetti – realizzati e non – ed anche della sua ultima esperienza a capo della Consulta “Territorio, Ambiente, Viabilità, Ordine Pubblico, Protezione Civile”.

L’Ing. d’Esposito ci ha così risposto: «In realtà nei primi anni ‘70 eravamo in pochi a lavorare ai lavori pubblici e l’Amministrazione dell’epoca, Sindaco Raffaele Russo, poi onorevole, e l’assessore attivissimo Arch. Antonino Gargiulo ( detto il notariello ) più di una volta davano incarichi collegiali in modo da favorire tutti i tecnici. Il primo incarico fu la progettazione delle opere di urbanizzazione della zona 167 di via Legittimo-Mortora, insieme all’ing. Vazza e all’arch. Fiodo. Il Sindaco era particolarmente di vista lunga ( anche per la sua naturale deformazione professionale), e perciò versato nel vedere le necessarie opere occorrenti sul territorio e  nel trovare le soluzioni tecniche e i finanziamenti e ciò nei diversi settori non solo urbanistici e dei lavori pubblici Dopo questo proficuo periodo che ci portò ad essere i primi nel campo delle opere pubbliche, i primi a creare case economiche ( si fa per dire ) con i “piani di zona 167”, tutto quell’attivismo, legato soprattutto alla visione di quel Sindaco,  andò scemando con le nuove amministrazioni, e man mano le opere iniziate si bloccarono o stentatamente arrivarono alla conclusione e così siamo retrocessi agli ultimi gradini in penisola sorrentina.. E pertanto non fu completato l’ultimo allargamento del C.so Italia, verso Pozzopiano ( benchè già finanziato e appaltato), non fu completata la strada di via Formiello allargata con due precedenti lotti e ne parlerò nel seguito.

La zona 167  si sviluppò tra via Legittimo, (così  ampliata come è ora), via Mortora e via S.Andrea. Fu il mio primo incarico, anno 1971, insieme ad altri due colleghi, per tutte le opere stradali, fognarie, idriche e di pubblica illuminazione. Una gran  bella opera, che mi diede molte soddisfazioni, seguita dai rilievi topografici sui terreni fino alla realizzazione del tutto, com’è tuttora.  Poi, dopo parecchi anni fui incaricato, insieme all’ing. Vazza, per le infrastrutture dell’altra zona 167 della Trinità; ma i tempi erano cambiati, e anche gli Amministratori: infatti, dopo un notevole lavoro di progettazione di tutte le infrastrutture, l’Amministrazione, considerata la cifra da accollarsi per tali opere ( oltre un miliardo di vecchie lire), non ritenne opportuno accollarsele ( pur essendo finanziabili dalla Regione ), e scaricò ogni incombenza, in merito a tali opere,  sulle cooperative che preferirono  includerle nei loro lotti, a loro modo e a loro spese, per cui non fummo pagati da nessuno, ma  il risultato complessivo non è stato, a ben vedere,  come quello della prima zona 167 di via Mortora- Legittimo, anche se hanno sofferto l’handicap dei ritrovamenti archeologici. A quell’epoca succedeva di progettare a vuoto se l’opera non veniva finanziata e …chiaramente se i politici e gli uffici non funzionavano bene, il rischio era notevole; oggi ciò non può succedere più essendo stata dichiarata illegittima tale procedura….il lavoro dovrebbe sempre essere onorato per l’impegno professionale svolto e non dovrebbe essere condizionato dal risultato soprattutto se condizionato da prestazioni di terzi sui finanziamenti.

E spesso ciò ha portato a particolari storie di tecnici che si sono ben attrezzati per provvedere anche a questa incombenza così da avere certezza del lavoro professionale.

Dopo pochi anni, verso i primi anni “80  nella zona 167 di Mortora Legittimo iniziava la costruzione dell’edificio scolastico attuale che poi rimase sospesa per molti anni con la   sola struttura in c.a. avista; sembra che tale lunga sospensione non era legata a problemi di finanziamenti.

Nei primi anni settanta, anche qui insieme a due colleghi,ing. Luigi Fiorentino e Ing. Salvatore Fiorentino,  sempre su iniziativa del sindaco arch. Gargiulo, progettammo l’opera di manutenzione e riqualificazione del Vallone S.Giuseppe, dalla sorgente, nella zona collinare della Trinità, fino alla foce alla Marina di Cassano e, dopo i sopralluoghi,  furono progettate anche alcune opere fondamentali per ridare sicurezza allo scorrimento delle acque nel rivolo in alcuni tratti colmati… censurabili anche sotto il profilo  ambientale; ma negli anni “50 la sensibilità ambientale non esisteva o, comunque, era molto debole: si pensava, dopo la guerra, dopo la miseria e la fame, a ricostruire, a crearsi un tetto nella maniera più economica e spesso anche con edilizia pessima sotto il profilo architettonico.  Questa mentalità portò  a diverse scriteriate  colmate dei rivoli in tutta la penisola sorrentina,…un vero peccato,  fungendo esse da discariche a buon prezzo e con la convenienza di recupero produttivo di terreni depressi nel fondo alveo, e così nacque, negli anni cinquanta – sessanta la zona divenuta poi Piazza della Repubblica, prima inesistente, (e ci sono delle belle stampe del tram negli anni quaranta-cinquanta sul ponticello,libero ai due lati,di attraversamento del vallone). Nellamia infanzia, anni 50, il ciglio del vallone colmato era all’altezza del grosso pino nei pressi dell’ex tabaccheria, ora frutteria. Il detto progetto, nella sua interezza, era suddiviso, per il grosso importo,  in sei lotti, ma ne riuscimmo a realizzare solo uno, da me diretto,  in corrispondenza della colmata di S.Liborio ( dove spesso si allagava il caseificio Michelangelo ubicato nelle vicinanze, a monte,  a causa del reflusso delle portate notevoli delle acque ristagnanti all’imbocco del condotto posto sotto alla colmata, in parte otturato, nel tempo,da detriti e rami.Fu, perciò,  progettata e realizzata  una galleria di notevoli dimensioni, ad altezza d’uomo e anche molto larga,  in c.a., operando con avanzamenti dai due fronti  opposti, a monte e a valle ( zona Formiello ), e con molta perizia e attenzione. trattandosi di materiale incoerente, per cui si procedeva all’immediato getto in c.a. della struttura  a piccoli tratti. Era la vecchia tecnica della costruzione delle gallerie all’epoca; la tecnica attuale dello spingi-tubo non esisteva ancora. I due tronchi avanzanti con  allineamento reso da strumentazione topografica, senza visione diretta, stante l’ostacolo visivo del  monticello intermedio della colmata,  all’ abbattimento dell’ultimo diaframma,  coincidevano quasi alla perfezione (e.. non era cosa da poco per quei tempi).  Un altro lotto, anch’esso importante, doveva essere l’attraversamento di Piazza della Repubblica, il cui percorso, subito dopo il ponte, era stato forse deviato da alcuni privati, pare, proprietari dei soprastanti fondi per la sicurezza del loro fabbricato da costruire.Quel lotto fu pure appaltato da un’impresa – cooperativa,  ma poi la stessa rinunciò all’esecuzione, e solo  una trentina d’anni dopo si è avuto, in un recente passato, il detto attraversamento risolvendo uno spinoso problema:…infatti, dagli anni settanta in poi, la popolazione fu testimone, in periodi molto piovosi,   di alcuni preoccupanti invasi d’acqua di migliaia di metri cubi che dal letto del rivolo raggiungevano, in altezza,  quasi il livello di piazza della Repubblica, non avendo l’acqua un cammino agevole e perciò ristagnando e assorbendosi lentamente  nelle grotte adiacenti. Alla fine degli anni settanta, risale l’incarico della sistemazione del C.so Italia dal confine di Meta fino a quello di S.Agnello ed è venuta la sistemazione attuale, ben diversa da quella dei Comuni confinanti, procedendo anche a qualche allargamento in terreni adiacenti per dare una larghezza di careggiata costante, oltre ad avere, là dove possibile, degli ampi marciapiedi importanti per il pedone e per i commercianti. Lo stesso Sindaco realizzò anche la via dei Platani,  che è una bretella importante per la viabilità di Piano, consentendo il senso unico e perciò l’alleggerimento del traffico sul centro abitato; tutte opere che hanno dato al nostro Comune un po’ di vantaggi, nella viabilità,  rispetto ai comuni confinanti. Della mobilità me ne sono interessato negli ultimi tempi, anche nella Consulta, avevo dato anche una soluzione, e ne parlerò in seguito.

L’ultima opera realizzata per conto del Comune di Piano è stata la sistemazione di via dei Platani, verso la fine degli anni ’90, i cui marciapiedi erano stati invasi dalle radici dei platani rendendo pericolosa la percorrenza e ne ho già parlato di recente in un altro articolo sulla manutenzione dei marciapiedi a via delle Rose dissestati dalle radici delle piante. A via dei Platani essi si risistemarono con pavimentazione in cubetti di porfido al posto dell’asfalto rosso e fu rifatta  l’illuminazione pubblica con due apparecchi illuminanti al postodi uno per consentire l’illuminazione sui marciapiedi che era ostacolata dal fogliame dei platani. Nell’occasione si sistemò anche lo svincolo con via Mortora.

L’ultimo incarico a Piano di Sorrento, risale ai primi anni 2000 per la redazione del Piano Carburanti in forza del quale riuscimmo a delocalizzare le due stazioni di carburanti di via Bagnulo e Piazza Cota dando finalmente vivibilità a quelle zone del centro abitato.

Nel frattempo,  negli anni ’90,  arrivò la riforma Bassanini,..i Sindaci persero il loro potere contrattuale di firma, che era anche potere politico, e vengono accollate tali responsabilità giustamente ai funzionari autori dell’iter procedurale.

La pianificazione del territorio diventa più difficile…il funzionario deve badare al proprio posto di lavoro e nasce sempre più forte la conflittualità politica – dirigenziale. Il politico passa… ma il funzionario deve restare e con le sue responsabilità, anche penali;   le leggi  vengono prodotte a cascata nei diversi settori …urbanistica, lavori pubblici, paesaggistica, etc. e non si ha neanche il tempo per digerirle che ne arriva un’altra nuova in parte diversa da quella precedente. Si va avanti a interpretazione delle leggi e con funzionari poco propensi a concedere alcunchè in tale clima, per la paura dei facili ricorsi alla procura di vicini rancorosi o invidiosi( è una mentalità molto diffusa del vicino che vede costruirenei pressi) e per la mentalità quasi talebana di alcuni ambientalisti per i quali il territorio dovrebbe essere incartato senza più alcun intervento, come se fosse  un presepe del settecento da non modificare minimamente. Risultato di tutto ciò: la burocrazia la fa da padrone, rendendo difficile i percorsi tra la partenza e l’arrivo di un procedimento che, a volte, dura anche un decennio su materia di scarsissima, modestissima  rilevanza.  Oggi il governo sta tentando con gli ultimi decreti sulla semplificazione, di dare un po’ di certezze, tenuto conto dei recovery fund,  ma il tutto, quando si va nelle zone sorrentine e amalfitane del PUT diventa sempre oggetto di contestazioni, di dubbi, di incertezze sull’applicabilità,  cui nessuno sembra intenzionato a voler dare la necessaria chiarezza. Ai tempi del terremoto, in queste circostanze di dubbiezze per i tanti decreti legge a cascata che ci venivano addosso,tenendo conto dell’urgenza del post terremoto, c’era la buona abitudine, ottima, di inviare il quesito al Ministero Competente…abitudine che in  tempi stretti di un mese o meno risolveva; oggi si è perduta questa bella abitudine che consentiva di camminare spediti e senza l’incubo della denuncia alla Procura della Repubblica che è diventata abitudinaria dalle nostre parti, come detto,  e spesso per situazioni di nessuna rilevanza e purtroppo spesso la denuncia attecchisce quando si ha la disgrazia ( come successo al sottoscritto un paio di volte) di consulenti della Procura o tecnici comunali, assolutamente inadeguati al ruolo,  che relazionano alla Procura, e unitamente a p.m. molto propensi ad indagare su persone perbene e in vista, per le quali sarebbe per loro, forse,  uno scoop  scoprire un altro volto diverso da quello che appare, e  così spesso si verifica la caccia alle streghe o ai fantasmi su bolle di sapone, sul nulla, e solo dopo anni di processo si arriva a comprendere la realtà ( che era ben chiara fin dal primo momento)  a seguito del lungo e fastidioso dibattimento processuale che dà modo di difendersi adeguatamente. E quest’è la triste storia peninsulare dell’urbanistica e paesaggistica…..procedimenti spesso  sul nulla, addirittura processi alle intenzioni ( come capitatomi ), e perdite di migliaia di ore lavorative di funzionari dei diversi uffici, nei diversi settori, ingolfati del nulla o quasi! E’ l’Italia che non va e non può decollare facilmente con i recovery fund in questi territori.

Ma le soluzioni ci sarebbero : penso che nelle situazioni critiche e dubbiose il funzionario si potrebbe rivolgere con un quesito all’Organo Ministeriale o Regionale Competente, come attualmente succede  con i quesiti sui bonus e superbonus rivolti all’Agenzia delle Entrate e sempre riscontrati. Così il funzionario finalmente perde la paura di sbagliare nel concedere,  la sua mano diventa più leggera, elastica, propensa a firmare senza eccessive preoccupazioni, il cittadino vede un giusto riconoscimento alle sue esigenze  e il professionista ottiene un giusto riconoscimento del lavoro professionale che ha portato a un risultato.

Tutto ciò senza pesare con continue cause al TAR e Consiglio di Stato che  intasano tali Enti in maniera spaventosa procurando lentezza enorme di tali Enti, come ben si sa, e ingiustamente obbligano il cittadino a prendere questa strada onerosa per avere giustizia.

La magistratura  si libererebbe di tante pratiche di scarsa rilevanza ( quasi spazzatura) e si riverserebbe su situazioni gravi e importanti e sarebbe necessaria una riforma interna della giustizia dove il p.m. che si mette in mostra frequentemente con  giudizi perdenti in sede dibattimentale, alla lunga dovrebbe essere sanzionato   e  soggetto,  a provvedimenti disciplinari sulla carriera, oltre al risarcimento dei danni a chi viene palesemente danneggiato. A tal proposito mi ricordo di un referendum sul riconoscimento degli errori dei giudici: fu votato positivamente da oltre il 90% della popolazione, ma poi ?

Nel campo della Sovrintendenza ai BB.AA. anch’essa ingolfata di migliaia di pratiche e con personale ridottissimo ( oggi succede che vi è un solo funzionario per quindici Comuni o più !!!) e conseguentemente con termini temporali di leggequasi sempre non rispettati, bisognerebbe provvedere a ridare, come succedeva nei primi anni settanta responsabilità di approvazione ai Comuni su tutti i piccoli interventi ben regolamentati,  concordati e approvati preventivamente da detti Uffici. Così l’Ente Ambientale si sgraverebbe di un fardello pesantissimo non in grado di sopportare con il personale esistente negli Uffici. Chiaramente la Commissione Paesaggistica Comunale dovrebbe essere costituita da professionisti di indiscusso spessore, al di là delle raccomandazioni politiche che dominano la scena da cinquanta anni. La Soprintendenza ai BB.AA. avrebbe chiaramente il suo parere vincolante in particolari zone ed edifici e per particolari importanti interventi.

A tutto ciò se ci fosse  anche un decreto legge su tutto il passato urbanistico e soprattutto paesaggistico di cinquanta o sessanta anni fa, quando la mentalità era ben diversa e spesso per piccoli interventi non si ricorreva alla licenza edilizia, là dove dovuta, come da vecchio Regolamento Edilizio del Comune Unico di Sorrento degli anni 40, ammettendo una sanzione pecuniaria  risolutiva,  si avrebbe una bella pulizia e alleggerimento degli Uffici Urbanistici e Paesaggistici, e potremmo guardare solo al presente e al futuro, leggeri,con passo celere,  e non a dedicare migliaia di ore per scavare i morti degli anni quaranta cinquanta e sessanta e a farci ora per allora, l’autopsia.

Questa potrebbe essere una soluzione del problema…. per far muovere con speditezza e leggerezza  quel gigante Italia che, come dice Piero Angela, è legato mani e piedi e non si può muovere tutto  avvinto, com’è,  da  infiniti lacci dei nanetti lillipuziani, e, soprattutto, e non per ultimo, si eviterebbe quel potere discrezionale di questo o quel funzionario sul quale nascono tante illazioni, tanti chiacchiericci(e spesso a torto),  e dove tante persone  millantano e si creano fama di avere chiavi che aprono dappertutto.

Ma forse tutto questo non è voluto, non fa piacere …c’è molta gente che vive bene con questo aggrovigliamento di leggi…è il suo humus  professionale. 

E per questa volta penso che già abbiamo detto molto.

MI fermo qua. Di tanto altro bisognerebbe parlare, degli interventi del dopo terremoto in tanti fabbricati, in alcuni di grande prestigio architettonico,come il palazzo del Cataro, dei  Maresca( delle arcate) in Piazza Cota ed altri,  di palazzi ricostruiti dopo il terremoto, di cui l’ultimo,  nell’angolo tra via S.Michele e via Stazione, e soprattutto della professione modificata dai computer, dagli anni novanta in poi, nonché di tanti progetti, pubblici e privati, di tante idee e studi di fattibilità regalati ai sindaci, anche dei vicini Comuni fino ai nostri giorni con quella mentalità di vedere soluzioni utili al popolo e farle presente agli Amministratori, ma ahimè…con scarsi risultati,  purtroppo. Ma gli argomenti sono troppi e il tempo è tiranno.Spero di concludere, tempo permettendo,  con un’altra ultima puntata dedicata a  idee e progetti del presente.. per un futuro migliore».

Ing. Raffaele Elio d’Esposito

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