Piano di Sorrento, Don Pasquale Irolla: “Quando Dio ti sfiora ti marchia per sempre”

Piano di Sorrento. Riportiamo la bellissima omelia di Don Pasquale Irolla pronunciata durante la celebrazione eucaristica di questa mattina nella Basilica di San Michele Arcangelo a commento del brano odierno del Vangelo di San Giovanni:

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Ecco le parole di Don Pasquale: «All’inizio di ogni storia e della nostra storia di fede e di conversione c’è una parola che c’è stata rivolta unita ad uno sguardo. Ciascuno di noi ad un certo punto dell’arco nella sua vita si è imbattuto in una parola, la parola del Vangelo, la parola di un Salmo, una parola di Gesù che è caduta addosso come una tegola e lentamente si è incarnata in lui con uno sguardo sulle prime inquietante e poi uno sguardo innamorato. E’ così che nasce una storia d’amore, è così che noi abbiamo incontrato Gesù nella nostra vita. E noi siamo oggi quello che siamo perché abbiamo ricevuto quella parola distrattamente, si è incuneata dentro di noi, si è conficcata dentro pian piano facendoci prima del male, poi si è incarnata ed è diventata tutt’uno con noi, sangue del nostro sangue, osso delle nostre ossa.

Pietro dice a Gesù. “Signore da chi andremo, tu hai parole di vita eterna”. Ci si può innamorare di Gesù per le sue parole, si può restare con Gesù solo per una parola? E’ questa la domanda che mi pongo oggi e che condivido ad alta voce nella omelia di questa domenica. E mentre Simon Pietro dà voce agli altri discepoli vale la pena oggi che ciascuno di noi risponda alla domanda di Gesù e faccia eco alla dichiarazione spudorata di Simon Pietro. Se anche noi provassimo un’altra vita, se anche noi provassimo a cambiare vita non saremmo felici, prima o poi ritorneremmo da te. Penso che ciascuno di noi può firmarlo a sangue. Quando Dio ti sfiora, quando ti ustiona, quando ti incontra, ti marchia per sempre. Tu puoi provare a far finta di niente, puoi provare ad andare con altri ma non ci riesci, non stai bene, non ti senti veramente te stesso, realizzato. E’ questa la parola che come una sentenza un giorno è stata pronunciata su di noi e lentamente ci struttura al punto che se anche proviamo a cambiar vita non ci riusciamo totalmente.

Simon Pietro dice questo a Gesù: “Ho anche provato ad andarmene ma sono tornato indietro come un pendolo, ho anche provato ad allontanarmi ma c’è una forza che mi fa tornare sui miei passi”. E noi oggi vogliamo sottolineare questa grande verità che si manifesta nella nostra vita ogni volta che proviamo a fare a meno di Dio, ogni volta che proviamo a fare altro, a dedicare tempo ad altri, avvertiamo dentro di essere dei falliti, delle persone inutili, incapaci di guardare avanti, di cercarci un futuro. “Signore da chi andremo, tu hai parole di vita eterna”. Ciascuno di noi incarna una parola ed ognuno di noi si è innamorato di quella parola. E noi possiamo innamorarci delle parole di Gesù anche quando sono dure o anche perché sono dure, sono affilate, sono difficili da digerire, sono così vere che noi ci specchiamo in loro e queste parole vere che dicono la nostra verità, queste parole di cui noi ci siamo innamorati, sono le parole per le quali non noi non lasciamo Gesù e possiamo restare proprio perché affezionati a quelle parole, attaccati a quella parola dalla quale noi non vogliamo staccarci per non precipitare.

Questa luce vorrei consegnarvi oggi nella percezione forte che Gesù fa sul serio con noi, a qualsiasi età. Non si è dato totalmente a noi solo nella giovinezza e poi ha rinunciato alla nostra fedeltà, alla nostra radicalità. Egli vuole ancora oggi tutto da te, vuole ancora che quella parola vera, luminosa, dura, bella, sia la tua parola e che ciascuno di noi possa conformare la propria vita a quella parola. Auguro a ciascuno di noi di prendere nel cuore le parole di cui si è innamorato un tempo, custodirle dentro a tal punto da proferirle un giorno e fare innamorare un figlio, un amico, qualcuno a cui consegni una parola calda, stretta al cuore, che ti rende vivo, da cui provi ad allontanarti certe volte ma non riesci. Questa forza sovrumana che è dentro di noi, capace di farci tornare di nuovo a Dio sia oggi la nostra forza per andare avanti, ma soprattutto per essere fedeli, per poter amare un po’ di più».

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