Piano di Sorrento, Don Pasquale Irolla: “E’ bello il deserto anche se poi si muore”

Piano di Sorrento. Don Pasquale Irolla ha commentato il brano del Vangelo di Giovanni di questa prima domenica di agosto:

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Ecco l’omelia di Don Pasquale: «Raccogliamo insieme la settimana del campo scuola dei diciottenni in questa domenica speciale perché anche noi entriamo in questa grazia di partenze e ritorni. Genitori e figli, animatori e giovanissimi e noi preti ringraziamo perché attraverso la storia del piccolo principe ancora una volta passa nella vita dei nostri figli l’esperienza del guardare alle stelle, di guardare in alto, di sognare, di non accontentarsi, di provare a trasfigurare la realtà di ogni giorno, di non farsi prendere da altre occupazioni o preoccupazioni.

In questa domenica siamo educati e portati da Gesù a passare dal seno al volto della mamma, oppure dalla mano del padre che dà i venti euro per la pizza ai suoi occhi, al suo sguardo ed a ricambiarlo con gratitudine. Anche Gesù cerca di educare la folla affamata con le sue voragini da riempire, educarla a passare dal dono al donatore. Non è facile perché noi non riusciamo a fare discorsi a stomaco vuoto, non riusciamo neanche a pregare quando siamo digiuni. Ed allora Gesù educa ciascuno di noi a lasciare che Dio sia Dio, a provare a sottolineare a sangue le parole del Piccolo Principe che all’aviatore preoccupato ed impaurito di morire ripete frasi pazze, come per esempio: “E’ bello il deserto anche se poi si muore”. E’ bello il deserto perché nasconde un pozzo, sono belle le stelle per un fiore che non si vede.

Il Piccolo Principe educa l’aviatore e passare dal farsi i conti in tasca a contemplare, ad avere la preoccupazione di sopravvivere, a passare dalla preoccupazione di sopravvivere alla gioia della relazione, a riconoscere la grazia di aver incontrato un ometto particolare proprio in un incidente. Ecco, questa è la parola di oggi, questo è stato il nostro itinerario e noi abbiamo bisogno che di tanto in tanto ritorni a passare Gesù assumendo le sembianze del Piccolo Principe nella vita dei nostri figli deprivati del telefonino, delle distrazioni, distaccati da casa, dalle relazioni familiari e liberi di esprimersi e di lasciarsi affascinare da una meteora che passa lasciando una scia luminosa, una nostalgia dentro e una voglia di un di più. Speriamo che attraverso queste mediazioni letterarie, attraverso le esperienze di lacrime e lacrime di gioia, di abbracci, di sogni sognati, passi Gesù e lo riconoscano e possano seguirlo. E questo è il desiderio che noi abbiamo nei fondali della nostra anima, di riuscire a mediare, a far riconoscere la presenza di Gesù che ti indica il cielo, che ti fa guardare con il naso all’insù e che ti invita a vivere con occhi diversi. Ringrazio il Signore perché questi giorni confermano che i campi scuola ancora sono validi, non sono superati anche nelle modalità che noi abbiamo e che i nostri figli messi in un contesto adeguato sono ancora gli adolescenti di una volta e che noi grandi attraverso l’itinerario fatto dai nostri figli veniamo riportati all’amore di un tempo».

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