Caldo e incendi, Onu: “Il mondo è in fiamme”

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Caldo e incendi, Onu: “Il mondo è in fiamme”. Lo scrive Anna Guaita in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Fiamme altissime, case distrutte, popolazioni in fuga, aria irrespirabile. Non sono solo la California, l’Oregon, il Canada: gli americani scoprono sui loro teleschermi che il flagello delle fiamme sta divorando decine di altri Paesi. I satelliti della Nasa rimandano a terra le immagini del nostro mondo avvolto in quelle che sembrerebbero nuvole, ma sono colonne di fumo. Si alzano dall’Africa e dall’Asia, dall’America del sud e del nord. Nel nostro Mediterraneo e in Europa l’elenco dei Paesi a fuoco quest’estate è più lungo del solito. Il sud dell’Italia brucia, come bruciano il Marocco, il Libano, la Turchia, la Grecia, l’Albania, la Macedonia, la Bulgaria, la Siberia. Le immagini apocalittiche dell’isola greca di Evia ricordano quelle delle cittadine devastate nella California del nord-est. E se in Grecia la gente deve scappare con i traghetti, con lo sfondo di un muro di fiamme, in California scappa in automobile, talvolta attraversando alla cieca improvvise barriere di fuoco, tanto si muovono veloci veloci le fiamme. E intanto un nuova minaccia esplode in Kuwait, dove va a fuoco il più grande deposito di copertoni usati, che sta creando un’immensa nuvola inquinante e soffocante: il deposito è nel deserto, dove le temperature oramai arrivano a livelli sopra i 50 gradi.

IL QUADRO Gli esperti confermano che questa estate è la peggiore di tutte. E l’Onu ci manda un ammonimento che non lascia dubbi: «Gli effetti dei cambiamenti climatici sono diffusi ovunque, sono rapidi e stanno intensificandosi, come non succedeva da migliaia d’anni». Sono le parole di Ko Barrett, una degli autori di un rapporto che l’Onu ha pubblicato ieri. Dal Palazzo di Vetro il segretario generale Antonio Guterres aggiunge la sua voce: «Non abbiamo più tempo da perdere. Solo se uniamo le forze ora possiamo ancora evitare la catastrofe». Il rapporto comprende i risultati di 14 mila diversi studi, ed è stato compilato da una squadra di 230 scienziati di 66 diversi Paesi, per conto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, di cui fanno parte 190 Paesi. E’ il primo di tre diversi rapporti che l’Onu prepara per supporto all’Accordo di Parigi.

I DATI Il riscaldamento della terra, oramai arrivato a 1,1 grado oltre i livelli preindustriali, ci spiega il documento, sta accelerando e potrebbe toccare quota 1,5 non più entro il 2040, ma entro il 2030. Un aumento di 1,5 gradi comporterebbe distruzioni tali da generare insormontabili catastrofi economiche e sociali. Quanto peggio potrebbe essere la situazione se non corriamo ai ripari, ce lo fa capire la realtà che stiamo già sperimentando con un aumento di solo 1,1 grado: siccità seguita da piogge torrenziali e allagamenti epocali, scioglimento delle calotte polari con innalzamento del livello delle acque dei mari e città a rischio di venire del tutto sommerse, temperature torride che trasformano boschi e campagne (e depositi di copertoni) in un inferno se solo ci casca un fulmine o qualche sciagurato accende un fuoco.
Il nostro pianeta «non vedeva temperature così alte da 100 mila anni», ci ricorda Kim Cobb, scienziato del paleo clima al Georgia Institute of Technology, e uno degli autori dello studio. E Jo Biden avverte: «Bisogna agire subito».

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