Cala il sipario sul Positano Teatro Festival di quest’anno, ma già si lavora per quello del 2022 foto

Positano – Lalla Esposito, al termine dello spettacolo con il quale ha reso omaggio a Nino Rota con il grande talento che tutti le riconosciamo, dopo gli inchini e i saluti di rito, volge le spalle al pubblico e va via ma mentre la sua figura minuta viene inghiottita dal buio delle quinte, la ascoltiamo rivolgere al cielo notturno di un San Lorenzo avaro di stelle cadenti, un’ultima battuta: “Grazie Gerardo di avermi chiamato e di avermi fatto recitare”. Il timbro e il tono della sua voce, così come la commozione  sono gli stessi che ha, qualche momento prima, adottato in scena per interpretare splendidamente la felliniana Gelsomina, protagonista del capolavoro del regista romagnolo “La Strada”. La vagabonda si rivolge a quel burbero di Zampanò che non vede oltre il suo naso. Bellissima la scena. Lalla la recita come Giulietta Masina. Il Positano Teatro Festival non poteva avere conclusione migliore. Un Grazie di cuore e d’autore, come se il ciak fosse stato comandato da Fellini, se lo meritava Gerardo D’Andrea, lo sanno bene Martina Carpi, Giammarco Casario, Antonella Morea, Enzo Moscato, gli attori de “Il Teatro nel Baule”, Diletta Capissi e i due Sindaci, il neo eletto, Giuseppe Guida e Michele De Lucia, l’ex Primo cittadino, che tenta di nascondere in tutte le maniere che di quest’assenza sente fortemente la mancanza. Gerardo D’Andrea (foto in basso) era nato nel 1937, di lì a poco l’Italia sarebbe entrata in guerra, se ne va via 84 anni dopo, con l’Italia che cerca di trascinarsi fuori da un’altra guerra, quella contro il coronavirus. Passione tanta, come le competenze accumulate negli anni. Il teatro, la drammaturgia e la regia sono stati la sua vita. D’Andrea aveva debuttato in età giovanile come attore teatrale, passando poi alla regia, collaborando con Edmo Fenoglio, Leopoldo Mastelloni e Giuseppe Patroni Griffi. Entrato in Rai, rimangono memorabili le regie degli esterni di “Mi Manda Lubrano” e di “Prima della Prima”. Al cinema fu assistente alla regia di Pasquale Squitieri (“I Guappi”), e co-sceneggiatore di Werner Schroeter per il film “Nel regno di Napoli”, presentato nella Quinzaine des Réalisateurs al 31º Festival di Cannes. Carattere difficile, l’antipatico più simpatico che abbia conosciuto, ha detto Michele De Lucia. Immagino fosse severo perché avvertiva il peso delle responsabilità che comporta una direzione artistica. La riuscita o meno del “Positano Teatro Festival – Premio Annibale Ruccello” poggiava in buona parte sulle sue spalle e lui ci teneva a non sfigurare, non se lo sarebbe perdonato, come un padre chiedeva tanto ai suoi artisti, perché come un padre li amava, e se ti sceglieva, potevi star certo che era perché il mestiere lo sapevi fare. Calato il sipario sul XVIII appuntamento con la kermesse teatrale, inizia la vera impresa: quella di sostituire degnamente Gerardo D’Andrea e fare in modo che quest’appuntamento con la cultura e la drammaturgia italiana resti. Si tratta di un lascito importante, un patrimonio che, lo si è capito dalle parole del Sindaco Giuseppe Guida, Positano non ha alcuna intenzione di sprecare. ”Signori chi è di scena… chi è di scena signori…”, il direttore lo dice con quella voce baritonale che non ha bisogno di microfono per arrivare agli spettatori. Poi aggiunge, dopo aver battuto tre volte il bastone in terra: “Spegnete i cellulari e accendete i cervelli”. Si fa buio in sala. Sulla scena appare un uomo con una torta che canta con voce roca: ‘Tanti auguri, fraulè, tanti auguri fraulè, tanti auguri, fraulèèèè… tanti auguri, fraulè!!!’, un po’ più in là, seduti a tavola, aspettano la torta di compleanno Annibale Ruccello e Gerardo D’Andrea. Beh, voglio immaginare questo, che Gerardo e Annibale si sono ritrovati e in questo momento stanno recitando insieme il loro teatro.
Di Luigi De Rosa

Generico agosto 2021

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