Arte Contemporanea. Intervista all’artista Mattia Fiore, a cura di Maurizio Vitiello. foto

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    Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde l’artista Mattia Fiore

     

    D – Puoi segnalare il tuo intero percorso di studi?

    R – Dopo le scuole medie, ho proseguito gli studi tecnico-scientifici e, tuttavia, non ho mai abbandonato l’interesse per la pittura che riconosco essere il mio “daimon”, ovvero, la mia inclinazione, la mia vocazione, la mia virtu’, ciò per cui sono nato e che mi rende felice.

     

    D – Puoi raccontare i desideri iniziali di vita?

    R – Fin dall’infanzia ho manifestato la passione per il disegno e i colori e all’età di dodici anni l’insegnante di disegno di scuola media risultò una figura davvero fondamentale per la mia iniziazione artistica: mi aiutò a coltivare la passione per la pittura e mi regalò i suoi colori e i suoi pennelli, insieme a libri d’arte, l’occorrente necessario per iniziare a studiare il disegno ed acquisire la conoscenza delle principali tecniche pittoriche.

     

    D- Quali i sentieri che avevi intenzione di seguire e che hai seguito?

    R – Quantunque io abbia avuto sempre viva la consapevolezza di voler seguire il percorso artistico, mi sono trovato davanti al fatidico bivio della scelta tra un posto di lavoro stipendiato e la vita d’artista di professione. Ho pensato, quindi, che l’artista non deve essere per forza un diplomato all’Accademia di Belle Arti, può anche essere un autodidatta o provenire da altre discipline: l’importante è che questi venga riconosciuto artista dall’ambiente dei creativi. Molteplici sono gli esempi di artisti provenienti da altre discipline.

    Alla luce di questa considerazione ho deciso di intraprendere un percorso lavorativo presso un’importante Azienda Multinazionale nel campo dell’alimentazione, ricoprendo il ruolo di quadro aziendale nell’ambito dell’Assicurazione di Qualità. Questa mia scelta non ha precluso l’intento di continuare a coltivare la mia passione per la pittura, anzi devo dire che la condizione economica garantita dal mio lavoro mi ha consentito di poter essere più libero di perseguire la mia arte per passione, non per denaro, svincolato ai possibili condizionamenti imposti dal mercato dell’arte. Il lavoro aziendale e la pittura sono stati così due perfetti compagni di viaggio, in osmosi e legati da un filo diretto: la passione e il desiderio di permearmi degli ideali di Bellezza, Eternità, Sublime e di esserne scaturigine attraverso la mia espressione artistica.

    Affinché vi siano quelle opportunità necessarie per sviluppare la professione di artista, ritengo sia essenziale che il territorio debba permettere all’artista stesso di riuscire a vivere attraverso la propria attività senza dover fare altri lavori per sostenersi economicamente. In generale, in tutta la nostra Penisola, e in particolare nel Sud, si registra una scarsa attenzione tesa a fornire supporto agli artisti in termini di disponibilità di spazi espositivi gratuiti, di acquisizioni di opere da parte di Enti pubblici e di sponsorizzazione degli eventi artistici. Per il bene del futuro dell’arte e degli stessi artisti occorre dare una svolta radicale a questa situazione che, diversamente, rischierebbe di frenare lo sviluppo di tanti artisti talentuosi.     

     

    D – Quando è iniziata la tua voglia di “produrre arte”?

    R – La voglia di “produrre arte” ha preso forma durante gli anni di frequentazione della Scuola Secondaria di Primo Grado. In questo stesso periodo, con una curiosità insaziabile, ho portato a termine la realizzazione di un buon numero di paesaggi naturalistici, di figure accademiche, di ritratti.

     

    D – Quali sono le tue personali da ricordare?

    R – Nel mio percorso artistico sono da ricordare in modo particolare le personali allestiste presso le seguenti sedi espositive: Palazzo Venezia (Rm),  Chiesa di San Severo al Pendino (Na), Palazzo Salerno (Na), Castel dell’Ovo (Na), Castel Nuovo (Na); Palazzo Reale di Caserta, Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno, Complesso Monumentale di San Leucio (Ce), Art Events Arsenale Docks Biennale di Venezia, Fuori salone 2016, Corso Como (Mi), Terminal Crociere Isonzo Porto-Venezia, Camera dei Deputati (Sale del Cenacolo e della Sacrestia del Complesso di Palazzo di vicolo Valdina-Roma).

     

    D – Dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

    R – Per me “Pittura e Vita” sono una cosa sola. Per questo con le mie opere desidero trasmettere, attraverso l’arte, il concetto di Bellezza e i miei dipinti, perciò, diventano lo specchio della mia esistenza in un processo armonico in cui tutta la mia opera è volta all’espressione dei sentimenti. L’opera coglie un momento di vita unico e irripetibile. D’altronde, così come gli episodi della vita la cristallizzano e la costruiscono.

    Per me l’arte è un’esperienza dello spirito … Tonalità cromatiche intense, estrema sensibilità e amore verso la propria terra, la natura, la vita e l’arte. Tutto questo è racchiuso nella mia arte.

    La mia è una pittura aniconica, che rifiuta la forma figurativa e dà importanza al gesto spontaneo, impulsivo, immediato, sentito e non pensato.

    Insomma, la mia opera si pone come fonte di ispirazione che non pretende di essere portatrice di alcuna verità o saggezza, bensì intende semplicemente attirare l’attenzione dell’osservatore sulle sue “vibrazioni dell’anima” e risvegliarle.

    L’opera, in tal senso, diventa così una superficie di proiezione di sentimenti e allo stesso tempo un mezzo per evocarli.

    Dunque, il fine che intendo perseguire con la mia opera è quello di trasmettere e promuovere il concetto di “Bellezza” e stimolare la necessità di educarsi ad essa, poiché Estetica ed Etica sono tra loro intimamente connesse. Infatti, secondo Platone, “il bene è bene se si coniuga col bello e il bello è la misura del bene” (kalòs kai agathòs, cioè bello è anche buono). Certamente in una condizione “brutta” non alberga una grande Etica.

    Quindi, preservare, promuovere e difendere la bellezza dall’incedere della bruttezza vuole essere il mio contributo a fare del pianeta un mondo migliore.

    La mia opera non nasce da un’intenzione progettuale, né tantomeno è rivolta a copiare ciò che di oggettivo la natura offre, quindi l’opera nasce più dalla proiezione fantastica inconscia che da una dettagliata rappresentazione della realtà, sviluppando così un linguaggio pittorico volto a esprimere l’infinita ricchezza delle emozioni e degli stati d’animo. Sono un artista la cui ricerca si esprime in una pittura segnico-gestuale, astratta e lirica. La materia, la gestualità e il segno sono portate al massimo della tensione e dell’energia vitale; nelle mie tele le forme esplose si dispongono dinamicamente secondo le spinte dell’energia liberata durante l’atto creativo.

    La mia è una pittura di percezione, anziché di rappresentazione visiva del vero, della realtà esterna e dove il bello non è più ciò che risponde a canoni ordinari prestabiliti, ma ciò che risponde a una necessità interiore, che l’artista sente come tale. Come sostenne Mark Rothko: “Un quadro non è l’immagine di un’esperienza. È un’esperienza”.

    Nelle mie opere la creatività viene espressa nell’azione e si concretizza nei segni lasciati sulla materia, segni che sono quasi una mia scrittura privata che, con macchie di colore in luogo delle parole, vuole trasmettere emozioni, stati d’animo, una visione interiore del mondo.

    Per i miei lavori utilizzo come base supporti di diverse tipologie, tra cui tele ed elementi di uso comune come sacchi di juta grezza (unita da vistose cuciture), e pregiati teli di lino provenienti da corredi nuziali di fine Ottocento, che rappresentano per me la materia dell’anima su cui proietto le mie emozioni declinate in forma pittorica.

     

    D – Ora, puoi specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle collettive e rassegne importanti a cui hai partecipato?

    R- Il mio percorso artistico è segnato da tantissimi momenti indimenticabili.

    Di recente, sono stato proclamato Senatore Accademico A.I.A.M. (Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma), che accompagna le numerose cariche precedenti. Sono stato insignito della nomina di Effettista Honoris Causa e ho ricevuto la delega per la Campania della nuova corrente dell’Effettismo.

    Finora, ho avuto l’opportunità di esporre le mie creazioni in sedi nazionali e internazionali e alcune mie opere sono in esposizione permanente in luoghi museali. Tra questi ricordo con particolare emozione le ersonali e collettive realizzate presso numerose istituzioni e sedi espositive internazionali, tra cui: Queen Gallery 4th Avenue di New York; Galleria “Le Carre D’Or” di Parigi; Harrow Art Center di Londra; Galleria “Pinna” di Berlino; Galleria Zelezna di Praga; Palazzo della Stampa di San Pietroburgo; Galleria “La Giostra del Torchio” di Milano; Galleria “Centro Arte” di Bologna; Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Firenze; Palazzo Venezia, Sale del Bramante e Palazzo Barberini a Roma; Chiesa di San Severo al Pendino; Palazzo Salerno, Castel dell’Ovo e Castel Nuovo a Napoli; Palazzo Reale di Caserta; Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno; Complesso Monumentale di San Leucio; Art Events Arsenale Docks Biennale di Venezia; Fuori salone 2016, Milano; Terminal Crociere Isonzo Porto-Venezia; Mostra Internazionale d’ Arte Contemporanea (Isola S. Servolo Venezia); Io … la mia Arte presentata dal prof. Vittorio Sgarbi e dal Presidente di Spoleto Arte, Dott. Salvo Nugnes, presso Artemente Gallery (Jesolo-Ve); “Evento Video Art” realizzato da Artemente Gallery (Jesolo-Ve) e presentata dal critico e storico dell’arte Giorgio Grasso, curatore della Biennale di Venezia 2017 per il padiglione Armenia; Camera dei Deputati (Sale del Cenacolo e della Sacrestia del Complesso di Palazzo di vicolo Valdina-Roma).

    A partire da questi ricordi indelebili, il mio percorso artistico è stato caratterizzato anche e, soprattutto, dal conferimento di particolari riconoscimenti che hanno segnato dei punti di arrivo e di nuova partenza. Gratitudine e nuova linfa per continuare a restituire Bellezza.  Da segnalare: il primo Premio Henry Moore organizzato dall’A.I.A.M, il secondo Premio Internazionale di Pittura Medusa Aurea presso l’Accademia di Romania in Roma, il titolo di Cavaliere accademico dell’Accademia Internazionale “Greci-Marino” del Verbano, Medaglia d’Oro al merito artistico culturale.

     

    D – L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? La Campania, la Puglia, il Sud, la “vetrina ombelicale” milanese cosa offrono adesso?

    R – In questo momento storico trovo molto statico il mondo dell’arte.

     

    D – Quali piste di maestri hai seguito?

    R – La mia formazione artistica si è arricchita grazie alle numerose visite effettuate presso musei nazionali e internazionali e allo studio degli artisti e delle correnti che hanno segnato la storia dell’arte attraverso i secoli.

     

    D – Mi puoi indicare gli artisti bravi che hai conosciuto e con cui hai operato, eventualmente “a due mani”?

    R – Durante il mio percorso artistico ho avuto il privilegio di conoscere vari artisti. Ricordo con sentito piacere di aver conosciuto Nunzio Bibò, Francesca Romana Fragale, José Dalì, Claudio Morleni, Benedetto Robazza, Bruno Donzelli, Gianni Pisani e Carlo Improta. 

     

    D – Pensi di avere una visibilità congrua?

    R – A oggi, sono in connessione con diversi gruppi artistici nazionali e internazionali. Il mio sito web ha registrato finora 11.300 visite e 24.160 pagine viste. Il mio obiettivo primario è riuscire a condividere la mia poetica artistica col mondo intero.

     

    D – Quanti “addetti ai lavori” ti seguono?

    R – Ho il piacere di essere seguito da varie gallerie e operatori del settore.

     

    D – Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro post-COVID-19?

    R – In previsione di un auspicato immediato futuro post- Covid-19 ho iniziato a pianificare un progetto per un mio sogno nel cassetto: realizzare un’autentica intesa creativa con la moda.

    Molto spesso l’arte collabora con la moda e una delle mie prossime sfide è voler realizzare il sogno di “un’autentica intesa creativa con la moda” cioè vedere la mia arte che si coniuga con la moda, tradotta in capi esclusivi, in accessori d’abbigliamento e osservarla danzare attraverso il fruitore che li indossa.

     

    D – Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper “leggere” l’arte contemporanea e a districarsi tra le “mistificazioni” e le “provocazioni”?

    R – Penso siano in pochi.

     

    D – I “social” t’appoggiano, ne fai uso quotidiano?

    R – Per il principio e la bellezza della condivisione utilizzo quotidianamente i “social” e precisamente:

    Social Link

    http://www.mattiafiore.com/
    https://www.facebook.com/mattia.fiorearte

    https://www.instagram.com/mattiafiorearte/
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    Cataloghi sfogliabili

    https://issuu.com/mattiafiorearte

     

    D – Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, art-promoter per metter su una mostra o una rassegna estesa, però, di artisti collimanti con la tua ultima produzione?

    R – In merito alla mia attività artistica preferisco essere imprenditore di me stesso e di conseguenza amo progettare, allestire, proporre e promuovere le mie personali interfacciandomi anche con gallerie disposte a supportare stabilmente il mio lavoro e a farlo circolare e, infine, a rafforzare la mia immagine presso i collezionisti.

    I curatori e i critici d’arte sono parte di questo nostro paesaggio culturale. La figura del curatore, (nuova figura egemone nel sistema internazionale dell’arte contemporanea), si sovrappone, talvolta, soprattutto in Italia, a quella del critico d’arte.

    I curatori e i critici d’arte rappresentano professioni capaci di poter esercitare quel potere decisionale che spesso è ostentato a più livelli nel sistema dell’arte.

    Entrambi sono figure importanti, ma non indispensabili per una pratica di sostegno e di tutela del lavoro dell’artista. Ci troviamo spesso davanti a scritti che sono meri esercizi di stile, esempi di scrittura creativa (spesso ardua da comprendere). Sulla carta tutto sembra bellissimo e ogni artista bravissimo.

    Devo, comunque, riconoscere che non intendo generalizzare il giudizio espresso in merito alla funzione svolta dalla figura del critico e/o curatore in questo sistema dell’arte dove il denaro è diventato l’unico generatore simbolico di tutti valori e abbiamo sviluppato un pensiero che sa fare solo di conto. Anzi, mi sento di confermare che gli incontri con alcuni critici, curatori e storici dell’arte, che mi hanno e che continuano a insegnarmi molto, sono stati importanti. Impossibile citarli tutti, ma penso ad alcune eccellenza della critica d’arte che mi hanno accompagnato nel mio percorso artistico e sono stati dei veri germinatori, ambasciatori e seminatori della Bellezza. Parlo di Maurizio Vitiello, Carlo Roberto Sciascia, Francesca Mezzatesta e ultimo, ma non meno importante, il cittadino newyorkese John Thomas Spike, importante critico di arte contemporanea e storico dell’arte, autore e consulente statunitense, specializzatosi nei periodi del Rinascimento e del Barocco Italiano. È stato direttore della Biennale di Firenze 1999, la più grande mostra d’arte contemporanea al mondo a cui ho partecipato insieme ad altri 520 espositori provenienti da 31 Paesi e allestita presso la storica Fortezza da Basso (Firenze).  

     

    D – Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni?

    R – Nelle mie opere tendo a imprimere quel riflesso, quella “luce di gioia e di armonia” affinché possa risuonare anche nel cuore dell’osservatore come un’onda che trasmette potenti vibrazioni in grado di far scuotere la mente e l’anima. Se ci poniamo in risonanza con l’amore, la bellezza, parteciperemo a molto amore e bellezza. Se cerchiamo di essere e rimanere sempre in risonanza con pensieri di amore, gioia di vivere, contentezza, forza interiore ed armonia, la nostra esistenza si trasformerà in maniera miracolosa. Il colore predominante è la Vita e quello che essa ci dona in ogni suo istante

    Un artista raggiunge il massimo livello espressivo quando riesce ad abbandonarsi totalmente alle vibrazioni del cuore e la pittura che nasce in questo modo, non si ferma all’occhio dell’osservatore, ma giunge al suo interno.

    Con la mia arte non riproduco esattamente la percezione visiva del vero, della realtà esterna, di ciò che vedo, ma ciò che sento. Provo a comunicare emozioni e l’osservatore che si approccia alla mia arte potrebbe associare i segni, simboli e colori a immagini, idee, eventi ed emozioni richiamate dalla sua memoria. È l’empatia la chiave del meccanismo. L’opera è condivisione di emozioni, miracolo creativo, empatia, stupore emotivo, è un racconto che deve colpire entrambi gli emisferi del cervello, il destro, ossia l’emozione, quanto il sinistro, ossia la ragione.

    Il mio intento è quello di rappresentare il mondo dell’inconscio attraverso la vivezza coloristica e la forza espressiva del colore che raccontano un’autentica “gioia di vivere”. L’uso espressivo e simbolico del colore non è mai descrittivo, ma sempre e solo emozionale. I colori e le linee anziché mezzi per raffigurare gli oggetti diventano strumenti per esprimere emozioni e sensazioni.

    La mia poetica si potrebbe riassumere così: sognare coi colori in una rapsodia.

    I vari materiali utilizzati si prestano da supporto per proiettare le mie emozioni e accogliere il mio gesto pittorico, astratto, vibrante, al di là della rappresentazione, che prevede l’intero coinvolgimento corporeo, capace di trasformare ogni tela in una narrazione; una descrizione basata, appunto, sul colore e sulla capacità dello stesso di suscitare emozioni interiori in grado di far vibrare la mente e l’anima del fruitore.

     

    D – Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari?

    R – L’arte deve continuare ad avere il suo grande valore educativo e terapeutico. È ciò che oggi definiremmo un “bene comune” e di cui dunque deve prendersi cura la collettività, nel suo proprio interesse. Trovo, pertanto, importante avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario.

    L’essenza dell’arte è sempre stata l’espressione di una forma estetica che esprimesse bellezza, quella bellezza capace di ingentilire gli animi, di suscitare emozioni, di trafiggere, di contagiare, di allontanare le miserie del mondo e di rivelare la vera vita di un popolo, di una comunità, di una cultura

    In questo periodo difficile di emergenza e di quarantena l’arte può rappresentare un modo di reagire alla disperazione, consentendo di astrarci dalle difficoltà del momento e di proiettarci nel futuro. Può essere un faro per ripartire e sperimentare nuovi approcci vitali.

    L’arte e la cultura sono un bisogno primario per il nutrimento del nostro spirito, ci forniscono gioia, conforto e ispirazione e tra i vari poteri c’è quello di permettere il contatto con la propria sfera emotiva e personale. È necessario che non si fermino poiché l’umanità non può vivere senza la bellezza, a cui bisogna sempre continuare a porre attenzione, a desiderarla, a pretenderla, a promuoverla, a divulgarla, a difenderla e una volta che ci si è permeati di essa, è importante poterla effondere intorno a noi ed essere noi stessi la sua fonte.

    Sono fiducioso che tutti insieme saremo in grado come una grande comunità di fare tesoro di quanto vissuto e sperimentato nel periodo pandemico che ora sembra essere in una fase calante. Sulle ceneri di quanto lasciato, ma nella memoria di quanti hanno lottato, l’Arte saprà sicuramente tenerne conto e lasciare ancora una volta la sua impronta nella storia.

     

    D – Prossime mosse, a Londra, Parigi, …?

    R – Sono sempre impegnato in ambito accademico e di promozione e valorizzazione dell’arte, non solo nel territorio campano, ma anche in ambito internazionale.

    I prossimi appuntamenti mi vedranno impegnato nelle varie regioni italiane, insieme ad altri artisti Effettisti, nella presentazione e promozione dell’Effettismo, la prima corrente di pittura contemporanea dai tempi della Transavanguardia internazionale sorta per il riscatto dell’arte italiana, fondata da Franco Fragale e ora condotta dalla figlia e allieva Francesca Romana Fragale.

    L’Effettismo riempie il vuoto nel mondo dell’arte italiana propugnando l’originalità dell’opera e l’emozione che il dipinto deve trasmettere all’osservatore, in contrasto all’abuso della tecnologia, all’arte che arreda e al plagio di realtà d’oltreoceano. L’opera deve suscitare stupore emotivo nell’osservatore. Torna centrale il ruolo del fruitore dell’opera d’arte.

     

    D – Che futuro si prevede post-Covid-19?

    R – La pandemia da nuovo Coronavirus ha certamente cambiato la vita di tutti, segnando un capitolo drammatico della storia mondiale. Allo stesso modo al fine di contrastare la diffusività del contagio con le misure adottate dal Governo, sono stati temporaneamente chiusi tutti i siti d’interesse artistico e culturale. Anche se ciò è risultato necessario allo stesso modo ha reso il nostro Paese orfano della fruizione della sua bellezza e di ciò che il mondo dell’arte è capace di regalare. Condivdo le parole che amava dire Dostoevskij: Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza Bellezza è impossibile. L’arte e la cultura ci mancano tanto.

    L’arte e la cultura sono uno strumento possente per rimanere uniti e superare insieme un momento così arduo come quello odierno, aiutandoci a vincere la diffidenza, la paura dell’altro.

    I settori culturali sono stati tra i più colpiti dalla pandemia.

    Essi rappresentano uno strumento di stimolo e di crescita per lo sviluppo economico e sociale del paese. Soprattutto in questo periodo così drammatico abbiamo bisogno di Arte e Cultura, strumenti essenziali che giovano molto alla nostra salute mentale e spirituale, danno conforto e cura all’anima, agiscono come un balsamo per la psiche, fanno crescere nel modo migliore i giovani, guariscono il dolore e si oppongono all’incedere della bruttura da cui siamo circondati ogni giorno.

    L’arte e la cultura aiutano a sensibilizzare, diffondere e stimolare riflessioni sul concetto della Bellezza con l’intento di stimolare la necessità di educarsi al bello, perché, guardate, il concetto di Bellezza non è disgiunto dal tema dell’Etica, della Morale, della Politica.

    C’è una gran voglia di ricominciare, anche se con grandi incertezze e punti interrogativi. I giorni di confinamento fisico ci hanno reso ulteriormente consapevoli che la partecipazione alla vita culturale della società deve essere incoraggiata e difesa, non tacciata come rinunciabile passatempo. Il SARS Covid-19 ha creato grossi problemi nel mondo dell’arte: posticipazioni, cancellazioni e rimodulazioni di eventi e mostre, offerta digitale dei musei e presenza online delle gallerie. In ciò non posso che condividere la più grande preoccupazione per gli operatori su come riuscire a restare in piedi controvento. Non so dire cosa riserverà il futuro ad artisti, curatori, musei, fondazioni e gallerie. Certamente, bisogna investire in cultura e credere nell’arte, reagendo con ottimismo e sensibilità di fronte alla spiazzante condizione con cui la pandemia ha ridisegnato le nostre vite. Possiamo concludere dicendo che elementi come Cultura e Arte giocano un ruolo importante nella crescita consapevole delle persone: contribuiscono a creare cittadini migliori e più responsabili, più consapevoli di sé stessi come persone e come collettività.

     

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