World Emoji Day: alla festa delle «faccine» vince sempre il bacio

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World Emoji Day: alla festa delle «faccine» vince sempre il bacio. Ce ne parla Mariagiovanna Capone in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Ieri grande festa del «popolo della rete»: il World Emoji Day. Un compleanno piuttosto recente, fissato solo nel 2014 da Jeremy Burge, fondatore di Emojipedia, il sito che cataloga e analizza le tutte le emoji in circolazione e anticipa (il 17 luglio, appunto) la top list di quelle che saranno lanciate a settembre sulle piattaforme social. Per i pochi che non lo sanno, gli emoji sono le faccine che si utilizzano per esprimere le nostre emozioni attraverso un messaggio: gioia, tristezza, solitudine, amore, rabbia ma ce ne sono talmente tante che esiste sicuramente un emoji con cui potremmo esprimere interi concetti senza l’utilizzo delle parole.

A livello globale, le emoji preferite dalle persone sono la faccina che ride, il pollice alzato, il cuore, il bacio e la faccina con la lacrima. In coincidenza con il World Emoji Day, il consorzio Unicode presenta la top list delle prossime emoji. Tra le new entry ce ne sono alcune che stanno già facendo molto parlare, come per esempio l’uomo incinto, le labbra morsicate in posa sexy, ma anche la siringa del vaccino e il salvagente. Inoltre ci saranno molte più strette di mano di colori differenti.

LA STORIA

La prima emoji, ma è più corretto chiamarla emoticon, fu creata con simboli della punteggiatura. A idearla fu il professore universitario Scott Fahlman che digitò per la prima volta una sequenza di simboli sulla tastiera ovvero :). Era il 19 settembre 1982, quello era una faccina con un sorriso (da vedere inclinando la testa a sinistra) e dall’evoluzione di quei tre caratteri ne successero altre. La prima emoji grafica risale invece al 1997 ideate dall’operatore telefonico giapponese SoftBank composte da un set di 90 emoji. Ma quelle più evolute sono del 1998 create da Shigetaka Kurita, interface designer che lavorava per la Ntt DoCoMo, una piattaforma web per telefoni cellulari che consentiva l’invio di e-mail dal telefono, ma solo di massimo 250 caratteri. Messaggi brevi che andavano integrati e a Shigetaka venne chiesto di tradurre 176 concetti in simboli grafici. Ispirandosi a manga e pittogrammi, nacquero le prime emoji. Nel 2016, il MoMa, il Museum of Modern Art di New York, ha acquistato i 176 modelli originari ideati da Kurita.

LE PIÙ AMATE

L’emoji più amata dagli italiani è quella del bacio con il 41,4% di preferenze, seguito dalla risata con le lacrime (40,9%) e dal pollice alzato (29,7%). Sono i risultati di una indagine condotta da Samsung, che ha evidenziato che le maggiori utilizzatrici di emoji risultano essere le donne di età compresa tra i 35 e i 44 anni, abitanti nel Nord-Est e nel Sud Italia. L’indagine ha inoltre evidenziato come la pandemia abbia influito sulle abitudini di utilizzo degli emoji e portato alla ricerca di nuovi simboli che possano esprimere la situazione o la ripartenza. Negli ultimi mesi, infatti, una serie di aziende tecnologiche hanno lanciato emoticon a tema: dalla siringa del vaccino anti-Covid di Apple a quella di Twitter che ha sensibilizzato sul lavaggio delle mani a quella di Facebook che ha raffigurato un abbraccio. Ieri sono stati diffusi i risultati del World Emoji Award, premio per le emoji lanciate nel 2020 che vedono al primo posto il cuore in fiamme, seguito dalla faccina con gli occhi a spirale (a indicare una persona confusa) e poi la faccina sorridente con una lacrima, indicativa di sorridire anche nei momenti difficili.

MADE IN NAPLES

A Napoli la chiamiamo mano a cuoppo e la usiamo per dire «ma che vuoi?» ed è arrivata quinta al World Emoji Award. È un’emoji con cui esprimere le nostre perplessità e, non a caso, è stata creata da Adriano Farano, un campano di Cava de’ Tirreni. Leggenda vuole che l’idea sia nata mentre era a tavola a San Francisco con un’amica che lavorava per Emojination, una ong il cui scopo è democratizzare l’accesso alla comunicazione digitale e agli emoji. Mentre discutevano di limoncello, che Adriano prepara da solo, e le spiega l’assurdità degli americani che lo preparano con la vodka. «A me è scattato il gesto e lei mi ha chiesto spiegazione. Non sapeva che cosa volesse dire, ma quando ha capito mi ha proposto di sottoporre la richiesta di Emoji a Unicode». La mano a cuoppo è la prima emoji italiana, pardon napoletana, ad essere approvata dal Consorzio Unicode. E chissà che non ne verranno altre visto che secondo uno studio del New York Times usiamo circa 250 gesti al giorno per esprimere un concetto.

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