Usura a Cava de’ Tirreni, Ferrara va agli arresti domiciliari

Usura a Cava de’ Tirreni, Ferrara va agli arresti domiciliari. Ce ne parla Salvatore Di Napoli in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano La Città di Salerno. 

Concessi gli arresti domiciliari a Gennaro Ferrara , il 51enne imprenditore metelliano arrestato il 2 luglio scorso per estorsione, usura e trasferimento di valori ad alcuni suoi familiari. Il tribunale del Riesame ha ridimensionato la misura cautelare che aveva disposto il carcere per Ferrara. Al momento non sono note le motivazioni dei “giudici del tribunale della libertà”. Nei prossimi giorni si conoscerà la decisione sull’altra parte del ricorso presentato dall’avvocato Teresa Sorrentino , difensore dell’indagato cavese, riguardate le misure cautelari reali, i sequestri di beni, denaro e quote societarie intestate fittiziamente a terzi ma di fatto di Ferrara. Un risultato non scontato, attese le gravi motivazioni che avevano portato il gip del tribunale di Salerno, su richiesta della direzione distrettuale antimafia e indagini dei carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo salernitano, a disporre la custodia in carcere per il 51enne imprenditore.

La decisione. Le motivazioni diranno se sono state considerate le esigenze cautelari sufficientemente tutelate agli arresti domiciliari o ci sia stato un quadro meno grave delle impianto accusatorio. Di mezzo c’è pure l’aggravante di aver agito con il metodo mafioso (essendosi avvalso della fama criminale di vicino al clan Bisogno), nei confronti della vittima di un’estorsione. Per comprendere la tenuta delle ipotesi d’accusa sarà importante anche conoscere la decisione sul ricorso della difesa avverso i beni sequestrati a Ferrara. I carabinieri, infatti, lo stesso giorno dell’arresto dell’indagato, notificarono il sequestro di ben 90.500 euro in contanti, del bar-pasticceria- tabacchi annesso al distributore ‘Ip’, delle quote societarie della ‘Tm distributori sas’ e di ‘Peccati di gola sas’ che sarebbero stati oggetto di intestazioni fittizie a familiari dell’indagato. Gennaro Ferrara, davanti al gip di Salerno, aveva respinto le accuse.

Le dichiarazioni. L’indagato aveva reso dichiarazioni spontanee al giudice delle indagini preliminari dicendosi estraneo alle ipotesi di indagini mosse dalla Dda. Le dichiarazioni spontanee avevano riguardato il rapporto intrattenuto con Antonio Paolino , il titolare delle attività annesse al distributore di carburante ex Totale Erg di via XXV luglio a Cava de’ Tirreni, trovato morto suicida nel luglio del 2015. Secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia e dei carabinieri, Paolino era sotto usura di Ferrara e costretto di fatto a cedergli le sue attività prima con un contratto capestro. Un contratto nel quale Ferrara si associava alla conduzione delle attività annesse all’area di servizio, ricevendo in cambio l’80% degli utili, ma senza assumersi né debiti né rischi di impresa dell’azienda, mentre l’associante, l’imprenditore sucida, avrebbe avuto una minima parte, accollandosi tutto gli oneri aziendali. In un secondo momento, la cessione delle quote sarebbe stato complessivo, in cambio solo di 250 euro da consegnare alla moglie di Paolino.

Il messaggio. Va ricordato che il suicida sarebbe stato sotto usura di Ferrara ma anche di altre persone, al momento non ancora note. Un rapporto tra i due imprenditori tanto Paolino scrisse al 51enne un messaggio: «E’ arrivato il mio momento, sai dove trovarmi». Secondo il gip: «quasi come se Paolino volesse portare a conoscenza del Ferrara il suo intento suicida». Ferrara ha sostenuto di aver rapporti di amicizia con Paolino.

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