Sorrento e il rebranding per rilanciare il turismo, Natale De Gregorio: “Non siamo pronti”

A prescindere dal lato grafico ed estetico, che da professionista mi lascia molto perplesso e per cui mi rimetto al giudizio popolare, due parole sul nuovo brand “Sorrento Aspetta Te” voglio dirle. Da cittadino. Lo scrive Natale De Gregorio sui social. Cittadino di Sorrento, collaboratore per il “Corriere del Mezzogiorno” e Consigliere alla Comunicazione del Ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola.

Sinceramente, non avrò pace finché un progetto di marketing territoriale – con strategia comunicativa annessa – non risponderà a questa domanda: per quale motivo, oggi, un turista di target medio- alto dovrebbe voler venire a Sorrento e restarci qualche giorno?
Badate bene, non solo per dormirci o restare chiuso tra terrazze e ristoranti interni degli Hotel di lusso, ma per avere un contatto VERO con la città, la sua comunità e le sue tradizioni.
Per me, nonostante lo sforzo dell’amministrazione di rinnovare il brand Sorrento, la risposta a questa domanda non c’è. Non c’è nessuna caratterizzazione, non c’è una vera direzione per il turismo e i servizi.

Il claim “Aspetta te” presuppone il fatto che Sorrento sia pronta – anche con un approccio un po’ statico – ad accogliere i suoi ospiti. Pronta a cosa? A ripercorrere le stesse scelte scellerate (anche politiche) che da 30 anni stanno saturando e fagocitando la nostra Penisola? Se è così, non si è capito nulla. Non siamo pronti né a recuperare né a valorizzare l’enorme potenziale storico culturale che il nostro lembo di terra possiede. Non c’è nemmeno lontanamente quell’idea di comunità che ci permetterebbe, insieme, di affrontare le transizioni turistiche necessarie, verso sostenibilità, digitalizzazione e target di qualità maggiore. In questo progetto, per ora, vedo poco. Anzi, un pizzico di presunzione: il mercato, oggi, non puoi aspettarlo pretendendo di non cambiare nulla.

Oggi dovremmo avere l’umiltà e l’intelligenza di fare un passo verso i nostri ospiti, convincerli, coccolarli e renderci conto che abbiamo bisogno di cambiare la nostra offerta turistica e di servizi, di rivoluzionare la mobilità territoriale, di avere più cura delle nostre oasi naturalistiche. La bellezza del panorama, prima o poi, non basterà più. Speriamo che quell’ “aspetta te” non si trasformi in un “aspetta e spera”.

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