Piano di Sorrento, Don Pasquale Irolla: “Impariamo a discernere quali voci ascoltare e quali invece tralasciare”

L'omelia dedicata ai giovanissimi appena tornati dal campo scuola

Piano di Sorrento. Don Pasquale Irolla ha commentato l’odierno brano del Vangelo di Giovanni rivolgendo una dedica ai giovanissimi appena tornati dal campo scuola.

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Ecco l’omelia di Don Pasquale: «Dedico l’omelia di questa domenica ai giovanissimi che sono qui ed hanno detto sì a quest’Eucarestia finalmente di ritorno dal campo scuola. E’ bello di tanto in tanto vedere i giovanissimi a Messa di ritorno dal campo scuola col desiderio di scrutare nei loro occhi se ci sia una novità, se abbiano già archiviato i quattro giorni di campo scuola Itaca e se per i genitori c’è motivo di puntare ancora su di loro, vedendoli cambiare di tanto in tanto quando non sono con i loro telefonini e quindi quando vivono delle privazioni che li rendono maggiormente sensibili ad essere educati. Lontano da casa, lontano dall’alcol o dalle discoteche, lontano dalle feste, lontano dai telefonini.

Il protagonista della pagina di Vangelo è un giovanissimo che si rende conto che davanti a tanti bisogni c’è una grande fame, davanti alla fame di tantissime persone che vogliono mangiare, che ululano i loro bisogni con gli occhi, con un grido a Gesù, davanti a tutti questi bisogni sconfinati si può rispondere con poche cose. Ecco, forse una sintesi del campo scuola del Vangelo può essere questa. I bisogni di un giovanissimo sono tantissimi, dal bisogno di essere accettati all’autostima, dalla voglia di vestire firmati al bisogno di essere accettati dagli altri perché possano anch’essi sentirsi uguali. Quindi col telefonino, col motorino, con la voglia di essere voluti bene, accolti, perdonati. Tanti sono i bisogni di un giovanissimo, dall’autostima alla voglia di essere guardati, chiamati per una festa e di essere accolti in un gruppo perché da soli è impossibile andare avanti. Sono anche i bisogni che appartengono a ciascuno di noi.

Nella pagina di Vangelo c’è un grande desiderio, un grande bisogno di essere saziati, di essere accolti, di star bene in salute, di non morire. I bisogni sono tanti ma bisogna veder bene a quali rispondere. Non tutti i bisogni vanno soddisfatti immediatamente, alcuni vanno differiti, altri invece non devono essere soddisfatti così come sorgono sul cuore e verbalizzati, ma vanno trasformati.

Il ragazzino della pagina di Vangelo porta quello che ha e Gesù educa una moltitudine che ha fame a sfamarsi con soltanto cinque pani e due pesci. Davanti a tante passioni che ululano di essere ascoltate, di essere soddisfatte, Gesù risponde con cinque pani e due pesci. Poca cosa, eppure cinquemila persone si fanno bastare poche cose per saziarsi.

Forse l’avete sperimentato anche voi. Siete venuti a Faito con una voragine di bisogni che avete in testa, che vi distraggono, vi sconvolgono e siete stati saziati con poche cose, poche parole. A tanti bisogni non abbiamo risposto ma soltanto a pochi e questi pochi vi sono bastati, per lo meno lì a Faito.

Allora qual è l’invito che rivolgo a ciascuno di noi? Impariamo a guardare ai bisogni che fanno da protagonisti nella nostra mente, nel nostro cervello e nel nostro cuore. Impariamo a discernere quali voci ascoltare, quali invece tralasciare. Questo è importante insieme all’altro invito che rivolgo a voi sedicenni, raccogliete i pezzi avanzati e cioè raccogliete quel che è avanzato dal campo scuola, quindi il quaderno che spero non abbiate perso, qualche foglietto che avete ricevuto di una canzone, raccogliete gli avanzi del campo scuola. Sono quei pochi ricordi, quelle poche frasi che avete scritto, che vi sono rimaste dentro perché con quelle si può andare avanti per tutta l’estate e noi che viviamo queste partenze settimanali ci riteniamo fortunati perché di tanto in tanto i nostri figli ricevono uno scossone, una purificazione di pensieri, di peccati e vengono spinti un po’ a sognare, cioè a passare dai bisogni ai sogni.

Ognuno di noi ha bisogno di passare dalle questioni terra terra su cui si gioca la propria giornata a guardare in alto. L’Eucarestia ci educa, raccoglie i nostri bisogni e li trasforma in grazia, in voglia di Dio».

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