La tazzina di caffè sotto esame

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Se l’Italia è la «patria dell’espresso», Napoli ne è la capitale, a parlarci di caffè è Luciano Pignataro, massimo esperto di enogastronomia in Campania, su Il Mattino . Secondo l’Istat e il CIC Comitato Italiano Caffe dal 2015 al 2020 la Regione Campania ha registrato il 38% in più di importazione di caffe verde, conquistando il 15% del mercato nazionale e Coffitalia, l’annuario di settore, registra una presenza sul territorio campano di 95 torrefazioni su 1003 censite in Italia.
Il caffè, insomma, per i napoletani è da sempre una vera e ropria ossessione-
Un settore fatto di tanti attori protagonisti, dai torrefattori ai costruttori di macchine, dai produttori di cialde e capsule ai baristi e trader: un microcosmo sinergico che per Rosario Carafa, amministratore delegato de Il Polo del Caffè, azienda specializzata nella supply chain management del caffe crudo, «è stato fondamentale, in Campania, per far registrare il trend positivo che ha permesso di passare da 58 milioni di kg di caffè importati a 80 milioni in cinque anni». Di questa e di altre tematiche legate alla Borsa, alla logistica, agli aspetti sanitari, doganali, se ne parlerà oggi e domani nel corso di un convegno nazionale organizzato a Castel dell’Ovo proprio da «Il Polo del Caffe S.p.A» in collaborazione con l’Associazione «Maestri dell’Espresso Napoletano». Voci autorevoli del settore come Mario Cerutti, presidente del Comitato Italiano del Caffè, Alberto Ritieni, professore ordinario di Chimica degli Alimenti dell’Università Federico II, Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale, alla presenza anche delle autorità regionali e comunali, si confronteranno dando il proprio contributo professionale sul mondo del caffè.
La fotografia scattata dalle associazioni di categoria prima della pandemia da Covid-19 circa il consumo del caffè mostrava, dunque, un trend positivo. Che cos’è accaduto dopo? Per Ulderico Carraturo, responsabile provinciale bar FIPE-Confcommercio, «La pandemia da Coronavirus ha causato la riduzione del consumo di caffè in città del 30-35% mentre in provincia del 25%». Dati significativi generati anche dal sempre più diffuso smartworking che ha costretto alcuni bar ad abbassare la serranda per sempre perché l’afflusso degli avventori è notevolmente diminuito.
Nonostante quest’istantanea da cui si evince la particolare situazione vissuta nell’ultimo anno e mezzo, la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ha diffuso dei dati incoraggianti: con le riaperture di maggio, già il 93% dei bar ha ricominciato a servire il caffè con tutte le tutele del caso, provvedendo alla sanificazione dei locali e rispettando le regole del distanziamento sociale.
La ricerca ha evidenziato che la passione per l’espresso anche da parte degli italiani non si è affievolita. Convinto di questo anche Mario Bruscino, direttore commerciale di Inter-kom, per il quale «il caffè è un elemento fondamentale della cultura, non solo del territorio campano, ma dell’Italia intera».
Infatti, l’indagine, commissionata dall’Istituto Espresso Italiano, ha evidenziato alcune tendenze significative: il 72% degli italiani si dichiara pronto a consumare il caffè al bar in presenza di una maggiore sicurezza, il 68%, invece, è disposto a farlo solo per una qualità migliore del caffè. Forte anche l’online, con un incremento del 170%.
Punti fondamentali questi di un convegno che vuole essere non solo un segnale di rinascita e di ripartenza ma per Mauro Illiano, fondatore di Napoli Coffe Experience, «anche un modo per sensibilizzare l’intero comparto circa il viaggio che il caffè conduce dalla pianta alla tazzina. Ma non solo: l’auspicio è che questo sia solo l’inizio di una serie di eventi simili, da replicare a Napoli ma anche fuori dalla Campania, che portino l’interesse verso la qualità del caffè».

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