Funivia del Mottarone: altri 11 indagati, sotto accusa la ditta che fece la manutenzione

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Funivia del Mottarone: altri 11 indagati, sotto accusa la ditta che fece la manutenzione. Ce ne parla Claudia Guasco in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Dal 23 maggio, il giorno dello schianto, la cabina numero 3 della funivia del Mottarone è accartocciata sul fianco della montagna, incastrata tra due abeti. I vigili del fuoco hanno coperto con un telo il forchettone che bloccava il freno di emergenza, per terra c’è la fune traente spezzata. Pare tutto congelato, è l’istantanea dell’incidente costato la vita a quattordici persone. La vettura bianca e rossa sarà spostata solo dopo alcuni accertamenti irripetibili, tra cui una perizia sulla scatola nera. E proprio la richiesta di incidente probatorio firmata dalle pm Olimpia Bossi e Laura Carrera alza l’asticella dell’inchiesta: ci sono altri undici indagati e un nuovo capo d’accusa, attentato alla sicurezza dei trasporti, che si aggiunge alla rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, aggravata dal disastro.

TESTA FUSA Dopo un avvio delle indagini burrascoso, con il gestore dell’impianto Luigi Nerini e il direttore d’esercizio Enrico Perocchio fermati e poi scarcerati dal gip Donatella Banci Buonamici (poi sostituita), mentre il caposervizio Gabriele Tadini è ai domiciliari, la procuratrice Bossi è ripartita dall’inizio: «Ora si va con calma, dobbiamo ricostruire ruoli e responsabilità». Che ora mette in fila nel provvedimento, allargato a quattordici indagati tra cui le società Ferrovie del Mottarone e Leitner, che si occupava della manutenzione. Tra i nuovi iscritti spiccano i nomi di Anton Seeber, presidente del gruppo di Vipiteno, e Martin Leitner, consigliere delegato, oltre al delegato per la sicurezza relativa agli impianti a fune Peter Rabanser. E poi c’è Rino Fanetti, «il dipendente Leitner che il 22 novembre 2016 ha eseguito la testa fusa della fune traente superiore della cabina 3». È un punto delicatissimo, nel quale il cavo viene saldato al corpo della funivia, la cui integrità può essere verificata solo a vista perché l’esame magneto-induttivo non funziona su questo cuneo. Tra gli indagati anche Alessandro Rossi della Sateco srl, «che ha effettuato in prima persone le prove magneto-induttive a novembre 2019», e Davide Moschitti, che per conto della stessa azienda ha operato il controllo nel novembre 2020. Indagini inoltre su Federico Samonini, legale rappresentante della Scf Monterosa srl, «che ha fatto interventi di manutenzione e controllo visivo delle teste fuse» e le ha cambiate «a scadenza», a eccezione del cuneo della cabina numero 3 precipitata la cui sostituzione era prevista per novembre 2021, quindi dopo l’incidente. La Procura di Verbania, dunque, si muove su due fronti: chi ha messo i forchettoni ai freni (Tadini ha ammesso di averlo ordinato), per quale motivo (non interrompere le corse ora che tornavano i turisti, ha detto sempre Tadini) e chi abbia avallato la procedura oltre ogni limite di sicurezza. Ma soprattutto perché la fune traente si sia spezzata.

FISCHIO AI FRENI «Prima che si rompa una traente o una testa fusa ce ne vuole», era la rassicurazione del caposervizio a un dipendente che gli chiedeva se la cabina potesse viaggiare «con persone a bordo e ceppo inserito». Prassi scellerata che, per stessa affermazione di Tadini, vigeva da oltre un mese. Il problema erano i freni, ha messo a verbale il capo in uno dei suoi interrogatori: «In venti giorni ho chiamato tre volte l’assistenza, mi hanno detto che era tutto a posto». Anche il giorno dell’incidente, «nel corso delle prove di funzionamento giornaliere, sulla vettura numero 3 ho riscontrato la solita problematica relativa alla pressione dei freni che era scesa a zero. Sentivo che ogni due minuti continuava a caricare la pressione emettendo un fischio. Quindi ho deciso di lasciare i ceppi montati sulla vettura». Ma il responsabile tecnico della Rvs Davide Marchetto (indagato) sostiene che di quel rumore il caposervizio non ha mai fatto cenno. L’8 luglio si terrà l’udienza con la convocazione di tutte le parti per formulare il quesito della perizia per l’esame della fune e dei resti della cabina, mentre l’esame della scatola fornirà tutti i dati tecnici sul funzionamento dell’impianto. Non spiegherà tuttavia perché quel cavo si è spezzato.

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