Cava de’ Tirreni: Ferrara, il 51enne accusato di estorsione e usura nei confronti del benzinaio suicida, si difende

Cava de’ Tirreni: Ferrara, il 51enne accusato di estorsione e usura nei confronti del benzinaio suicida, si difende. Ce ne parla Salvatore De Napoli in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano La Città di Salerno.

Ha respinto le accuse Gennaro Ferrara , il cinquantunenne imprenditore metelliano arrestato venerdì per estorsione, usura e trasferimento di valori ad alcuni suoi familiari. Assistito dall’avvocato Teresa Sorrentino , Ferrara ha reso dichiarazioni spontanee al giudice delle indagini preliminari che lo interrogava quale garanzia dopo la misura cautelare emessa a suo carico. Ferrara si si è detto del tutto estraneo alle ipotesi di indagini mosse dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno e oggetto del provvedimento giudiziario che lo ha portato dietro le sbarre.

Le dichiarazioni spontanee hanno riguardato soprattutto il rapporto avuti con Antonio Paolino , il titolare delle attività annesse al distributore di carburante ex Totale Erg di via XXV luglio a Cava de’ Tirreni, trovato morto suicida nel luglio del 2015. Secondo le indagini della Dda e dei carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Salerno, Paolino era sotto usura di Ferrara e costretto di fatto a cedergli le sue attività prima con un contratto capestro, dove l’associato, Ferrara, riceveva l’80% degli utili, senza assumersi né debiti né rischi di impresa dell’azienda, mentre l’associante aveva una mina parte, accollandosi tutto gli oneri. Successivamente, la cessione delle quote sarebbe stato totale, in cambio solo di 250 euro da dare alla moglie di Paolino.

Un rapporto stretto fin nelle ultime ore tra i due protagonisti principali dell’inchiesta, con continue telefonate da parte di Ferrara a Paolino e con un messaggio che quest’ultimo scrisse all’odierno indagato: «E’ arrivato il mio momento, sai dove trovarmi », secondo il gip che ha emesso l’ordinanza di arresto per l’imprenditore metelliano «quasi come se Paolino volesse portare a conoscenza del Ferrara il suo intento suicida».

Ferrara ha sostenuto non solo di non essere stato l’usuraio di Paolino ma di aver mantenuto con lui rapporti amicali. La difesa dovrebbe presentare nelle prossime ore istanza di Riesame dell’ordinanza e così potrà avere a disposizione tutta la documentazione per meglio chiarire ogni punto delle ipotesi accusatorie, molto gravi nei confronti del principale indagato. Al momento, le indagini contestate all’imprenditore metelliano sono quelle di usura ed estorsione nei confronti di Paolino e poi dell’intestazione fittizia di alcune società a familiari. Nell’inchiesta, però, emerge un quadro che non fa parte delle contestazioni ma che potrebbe essere più chiaro all’indomani dell’acquisizione, da parte della difesa, della documentazione che ha determinato il gip del tribunale di Salerno all’arresto di Ferrara e al sequestro delle quote societarie di attività che ricado all’interno dell’area di servizio che un tempo gestiva Paolino.

Grande parte avrà nell’intera procedura giudiziaria anche il contesto in cui è maturato il suicidio di Paolino, uomo in grande difficoltà, non solo economiche ma anche personali, stretto nella morsa dei debiti a più usurai, frutto del vizio soprattutto del gioco, che aveva “mangiato” perfino una vincita di novantamila euro che aveva realizzato nel 2010 e aveva creato in pochi anni debiti per un’altrettanta somma di denaro. L’avvocato Sorrentino è già pronta per un ricorso al Riesame per una misura cautelare più lieve.

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