Amalfi: il fascino del Grand Hotel Cappuccini, il convento che tenne sveglio Wagner

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Amalfi: il fascino del Grand Hotel Cappuccini, il convento che tenne sveglio Wagner. Ce lo racconta Gigi Di Fiore in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

La cornice solenne non poteva che essere il Gran Hotel dei Cappuccini con il suo panorama mozzafiato sopra Amalfi. Fu lì, nell’aprile del 1940, che il popolare giornalista Luigi Barzini junior sposò Giannalisa Gianzana Feltrinelli, la madre del futuro editore Giangiacomo che al secondo matrimonio della mamma fece da paggetto con la sorella Antonella. Il celebre inviato del «Corriere della sera», Gibò, figlio d’arte, scelse Amalfi dove monsignor Andrea Afeltra, fratello del capo redattore Gaetano, celebrò il matrimonio nella cappella San Francesco dentro l’hotel Cappuccini. Quello che accadde fa parte della storia del grande albergo: rito religioso, lanci di monetine agli scugnizzi, banchetto luculliano, ospiti famosi.

RICORDI DI FAMIGLIA È maestoso l’hotel ricavato da un convento dei primi del tredicesimo secolo. Accolse prima i monaci Cistercensi e poi i Cappuccini, che vi rimasero per oltre due secoli. Quando re Gioacchino Murat soppresse i beni ecclesiastici, la struttura rimase abbandonata per poi diventare locanda nel 1821, gestita dalla famiglia Vozzi. Per un po’ tornarono i monaci, poi fu acquisita dal Comune che ne fece sede della scuola nautica, per arrivare poi alla definitiva trasformazione in hotel nel 1885 affidata ancora alla famiglia Vozzi. Il Comune divenuto proprietario della struttura la concesse in affitto. Nel 1926, ai Vozzi subentrò la famiglia Aielli. Poi alterne vicende giudiziarie, con il Comune tornato in possesso dell’immobile che, dopo una gara, è ora gestito dalla società alberghiera NH Framon Italy che ha ristrutturato il chiostro, la cappella di San Francesco, le terrazze. Sede di matrimoni da sogno, con tanto di brochure a richiamarne l’origine religiosa, il Cappuccini e Amalfi furono amati da Gibò Barzini. Lì si sposò, ma lì fu spedito dal fascismo per un anno al confino, assai annacquato. Lo andavano a trovare il padre Barzini senior e l’amico napoletano Sandro D’Urso. Ha scritto Andrea Barzini, figlio di Gibò, nel suo libro «Il fratello minore»: «Misteriosamente l’hotel Cappuccini, che era stato la sua residenza dorata durante il confino, e stava in alto, imponente ed enigmatico, non ce lo fece visitare mai, l’unico posto che non vedemmo».
Un posto suggestivo, con il chiostro e l’atmosfera ispiratrice che spinse Richard Wagner, che nella vicina Ravello compose il suo «Parsifal», a restarvi per una notte sveglio. Non dormì in una delle 53 camere ricavate dalle cellette dei monaci, ma preferì restare in meditazione sotto il pergolato. Qui visse gli ultimi attimi di vita il poeta Salvatore Quasimodo. Era il 14 giugno del 1968, Quasimodo, che al Cappuccini rimase incantato dal fascino della costiera amalfitana vista dall’alto, aveva trascorso come sua abitudine ore e ore ad ammirare il panorama appoggiato a una colonna del chiostro. Era tornato nella Amalfi che amava per partecipare a un premio di poesia. L’ictus lo colse dopo poche ore, in camera. Inutile fu il tentativo di trasportarlo in auto alla clinica Mediterranea a Napoli. Vi arrivò senza vita. Al Cappuccini aveva scritto: «Forse ad Amalfi le vele cortesi della Repubblica, tavole di paziente e antica civiltà, battono ancora visibili-invisibili nelle ore di vento del piccolo porto». Da Napoli, il corpo del poeta fu poi trasferito a Milano dove è sepolto.

OASI DI PACE Nelle mura dell’ex convento dormì l’inventore del telegrafo, l’americano Samuel Morse. Luogo d’incantevole ispirazione poetica, fu scelto da Henry Wadsworth Longfellow, primo traduttore della «Divina commedia» in americano, come base di partenza per le sue escursioni in costiera. Qui il poeta americano compose la sua «Amalfi». L’incipit è noto: «Dolce il ricordo nel mio cor discende…siede tra gelsi Amalfi, e i bianchi piedi nella calma del mar bagnar la vedi». La presenza di Longfellow ha lasciato il segno e a lui è intitolato il camminamento pedonale che supera la galleria del Cappuccini. Nella hall dell’hotel, fu collocata nel 1924 dal Comune una targa che ricorda il poeta americano: «Tra le bianche tacite mura di questa casa…Longfellow ebbe ospitalità e sollievo e qui grato e incantato celebrò le rose e gli aranceti, il mare e il sole di Amalfi indimenticabili».
L’antica Repubblica marinara, con il suo inconfondibile duomo è da oltre un secolo e mezzo in simbiosi con il suo hotel-convento. I nomi di molti poeti arricchiscono il libro degli ospiti del Cappuccini e non poteva mancare Gabriele D’Annunzio. Ma qui hanno dormito anche la principessa Vittoria e il presidente americano Roosvelt. Lo scrittore inglese Osbert Stiwell, che pure alloggiò nell’albergo, vi scrisse: «Chi non ha visto il Cappuccini non ha visto Amalfi; chi non ha visto Amalfi, non ha visto l’Italia». Una celebrazione, che è insieme simbiosi e sintesi.

CELEBRITÀ Tutti i settimanali rosa parlarono del soggiorno ad Amalfi e al Cappuccini di Joan Crawford, in costiera per girare un film. E il grand hotel fu scelto anche da Elizabeth Taylor e Greta Garbo. Fascino e mondanità si aggiunsero ai tanti scrittori e poeti. Nei registri, c’è traccia di un passaggio dello scrittore francese Victor Hugo. Quando il 20 gennaio 1966, Salvatore Quasimodo mise piede per la prima volta al Cappuccini invitato da Giuseppe Liuccio presidente dell’Azienda di soggiorno e turismo, fu accolto da Anna Aielli, che allora gestiva la struttura: «Benvenuto nella nostra città e nella mia casa». E il poeta premio Nobel le rispose: «Anche io sono a casa mia, signora. Questo è il Sud, il mio Sud». Magia di luoghi senza tempo.

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