SORRENTO. FESTA DI SANT’ANTONIO 2021

Sant’Antonio a Sorrento, intende inequivocabilmente, la casa di riposo, la Chiesa e la località all’imbocco delle scale di via Fregonito. Il 13 giugno in questa chiesa si officia l’eucarestia e si distribuisce il pane di sant’Antonio. La storia di questo luogo è particolarmente affascinante per il mutare delle cose e degli obiettivi e delle destinazioni, la racconta il volume di Pasqualino Ferraiuolo- Chiese e monasteri di Sorrento, da cui traiano il brano che segue. Le foto sono di Lucio Esposito.

Generico giugno 2021

Nei giorni in cui ci apprestiamo a lasciare alle spalle l’emergenza sanitaria la struttura di Soggiorno S.Antonio diventa Covid free e dal giardino sorrentino si leva alto il profumo degli aranci e della musica. E’ il concerto del coro della Cattedrale “D.Antonio Izzo” dedicato agli ospiti nello spazio antistante la casa.Domenica 13 sarà un momento significativo di solidarietà verso questa realtà fiore all’occhiello della comunità civica,ma anche un momento di ripartenza.Il Covid ha portato con sé tante persone,i nostri anziani che hanno costruito il nostro territorio e la nostra speciale autonomia.Da quella straordinaria emergenza siamo usciti grazie alla forte consapevolezza e impegno del nostro sistema sanitario e di tutti coloro che hanno lavorato nelle diverse strutture,come appunto le Case di Riposo.Ci saranno tutti Domenica 13 per dire grazie a chi era qui e che ha attraversato questo momento difficile.Alle 19.45 la celebrazione eucaristica presieduta da don Franco Maresca nella preziosa chiesetta dedicata al santo di Padova e successivamente le note della tradizione partenopea attraverso un repertorio di melodie classiche, proposte dal coro “Don Antonio Izzo”, allietaranno i nonnini ed i propri familiari finalmente ricongiunti dopo questo tempo di prova.Il programma sarà intervallato da alcune liriche in lingua napoletana.A dirigere il coro Ilena Cafiero accompagnati alla tastiera da Ugo Ercolano.

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Chiesa di S. Antonio. – La Madonna tra il Battista e S. Eufemia Martire nella lunetta superiore S. Francesco che riceve le stimmate ed ai lati sei quadretti illustranti il martiri0 di S. Eufemia (tale tavola è datata 1562).

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Chiesa di S. Antonio. – Pietro de Nigrone ( 1548), Trittico, raffigurante la Crocifìssione, S. Eufemia Martire e S. Antonino Abate.

Alle falde del colle S. Antonio si trova la fabbrica di un
antichissimo convento, addossato ad una chiesetta, nella quale,
fìn dal 1483, esisteva una congrega laicale sotto il titolo di S.
Eufemia Martire. Infatti, in tale data, il re di Napoli Ferdinando 1
d’Aragona pigliava in prestito dalla cassa della confraternita 11
once di carlini d’argento, per la guerra contro i pirati che avevano
saccheggiato Otranto.
I confratel I i di detta congrega, nel 1562, cedettero i I vecchio
fabbricato con la chiesa ed il giardino circostante ai Padri
Conventuali di S. Francesco con l’obbligo di ufficiare la chiesa
e di restituire il tutto alla medesima nel caso che non potessero
piu ottemperare all’obbligo.
I frati riattivarono il vecchio fabbricato trasformandolo in
convento, in cui vennero a stabilirsi. In seguito, tale concessione
venne anche confermata dal Parlamento cittadino con atto del
Notaio Giulio Guarracino di Sorrento del 1581.
Molti religiosi, illustri e venerandi per scienza e pietà, vissero
tra le sue mura, come il Beato Bonaventura da Potenza,
oggi venerato sugli altari. Col convento anche la chiesa fu restaurata
e sin d’allora cominciò a chiamarsi di S. Antonio.
Alla congrega di S. Eufemia, nel 1615, si aggregò quella di
S. Pietro Apostolo, forse trasferita dal tempio, oggi distrutto, di
S. Pietro a Crapolla.
Solo così si può spiegare l’obbligo che avevano i confratelli
di S. Eufemia e S. Pietro di portarsi processionalmente al la suddetta
contrada ogni anno nel lunedi in Albis. Tale processione,
che arrivava piu tardi fìno a S. Agata sui due Golfì, verso il
1806, fu del tutto abolita.
Il 20 dicembre 1806 fu ordinata la soppressione del convento
da parte del nuovo re di Napoli Giuseppe Napoleone, e
la chiesa fu elevata a rettoria ed affidata ad un sacerdote che
si interessava anche della congrega che sempre ricordava con
solennità le feste di S. Antonio di Padova e di S. Pietro; mentre,
per un certo periodo di tempo, il giardino circostante fu adibito
a Camposanto. Verso il l 873 si pensò d’istituire un orfanatrofìo
nel diruto fabbricato, ma per mancanza di mezzi tale progetto
fìn( sul nascere.
L’arcivescovo Giuseppe Giustiniani, nel 1886, trasformò il
vecchio convento in mendicicomio per i vecchi invalidi ed abbandonati
e nel 1888, il 4 luglio, chiamò a reggere tale opera

le suore della « Pia Opera del Boccone del Povero», le quali
ancora oggi prestano la loro preziosa ed insostituibile opera.
La chiesetta è a tre navate con il soffitto dipinto (opera
di discreto valore del 1600), avente al centro la Madonna con
il Bambino, S. Eufemia e S. Antonio, mentre ai quattro angoli
sono effigiati Santi Francescani Conventuali.
Nella prima cappella di sinistra vi è un importante trittico
in legno, con al centro dipinta la scena della Crocifissione mentre
ai lati si notano S. Antonino Abate e S. Eufemia; nella parte superiore
del cornicione sono due tondi con le effigi dell’Arcangelo
Gabriele e della Vergine Maria; il tutto è opera del pittore Pietro
D2 Nigrone, datata 1548.
Un’altra tavola di notevole valore artistico si trova nella
terza cappella a destra, rappresentante la Madonna seduta col
Bambino con alla destra S. Giovanni Battista ed a sinistra S.
Eufemia; nella lunetta superiore è ritratto il serafico S. Francesco
che riceve le stimmate ed intorno vi corrono sei piccoli quadretti
illustranti miracoli e il martirio di S. Eufemia ( il nome dell’autore
è illeggibile, ma non la data 1562).
Interessante anche la piccola statua (del 1600), raffigurante
S. Pietro, che si trova nella seconda cappellina di destra, mentre
nella prima è il sepolcro monumentale di Mons. Giuseppe Giustiniani
che tanto bene operò per i poveri dell’Ospizio e che,
morto povero, in questo pio luogo volle essere sepolto.
Anche l’altare maggiore tutto in marmi policromi, avente ai
lati lo stemma dei frati francescani, è di un certo valore artistico.
In sagrestia vi sono altri due quadri, uno raffigura l’apostolo
5. Pietro liberato dal carcere ad opera di un Angelo e l’altro
le Deposizione del Cristo dal la Croce ( entrambi di scuola Napoletana
del 1600).

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