Sant’Andrea apostolo, patrono di Amalfi, da “pescatore di Galilea” a “pescatore di uomini”

Il racconto del giornalista Sigismondo Nastri

Amalfi. Riportiamo l’interessante post pubblicato dal giornalista Sigismondo Nastri sulla sua pagina Facebook: «Domani, 27 giugno, Amalfi ricorda il patrocinio dell’apostolo Andrea, il santo protettore. Dopo aver celebrato già, l’8 maggio, l’anniversario della traslazione dei suoi resti mortali da Costantinopoli, avvenuta nel 1208.

Andrea, nato a Bethsaida, fratello di Pietro, è definito “l’apostolo dei Greci”. La sua predicazione, come quella degli altri discepoli di Gesù Cristo, prese il via proprio dopo la Pentecoste e si rivolse alla Scizia, la regione posta fra il Danubio e il Don. Fu così che il pescatore di Galilea, definito il “Protocleto” (primo chiamato), diventò “pescatore di uomini”. «Dopo essere restato con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, Andrea non tenne chiuso in sé il tesoro – sottolineava san Giovanni Crisostomo – ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” (Giovanni 1, 41). Vedi in che maniera notifica ciò che aveva appreso in poco tempo? Da una parte mostra quanta forza di persuasione aveva il Maestro sui discepoli, e dall’altra rivela il loro interessamento sollecito e diligente circa il suo insegnamento. Quella di Andrea è la parola di uno che aspettava con ansia la venuta del Messia, che ne attendeva la discesa dal cielo, che trasalì di gioia quando lo vide arrivare, e che si affrettò a comunicare agli altri la grande notizia. Dicendo subito al fratello ciò che aveva saputo mostra quanto gli volesse bene, come fosse affezionato ai suoi cari, quanto sinceramente li amasse e come fosse premuroso di porgere loro la mano nel cammino spirituale. Guarda anche l’animo di Pietro, fin dall’inizio docile e pronto alla fede: immediatamente corre senza preoccuparsi di nient’altro. Infatti dice: “Lo condusse da Gesù” (Giovanni 1, 42)».

Dunque, Andrea scelse per la missione assegnatagli da Gesù l’Oriente. Dalla Scizia passò all’Acaia, dove ricevette il martirio. Anche lui in croce, seppure una croce decussata (a forma di X), scelta certamente per umiltà – non voleva essere equiparato al Maestro – e per rendere più atroce la sofferenza del supplizio.

La morte di Andrea avvenne a Patrasso, verso l’anno 60, sotto il proconsole romano Egea. Ecco come gli ultimi momenti della sua vita sono stati ricostruiti sulla base di antichi testi, apocrifi: «Dopo la passione e la risurrezione, Andrea andò a predicare la fede cristiana nella provincia che gli era toccata in sorte, la Scizia d’Europa; quindi percorse l’Epiro e la Tracia e con la predicazione e i miracoli convertì a Gesù Cristo una moltitudine innumerevole. Giunto a Patrasso, città dell’Acaia, fece abbracciare a molti la verità del Vangelo, e non esitò a riprendere coraggiosamente il proconsole Egeo, che resisteva alla predicazione evangelica, rimproverandogli di voler essere il giudice degli uomini, mentre i demoni lo ingannavano fino a fargli misconoscere il Cristo Dio, Giudice di tutti gli uomini. Egeo adirato gli dice: “Finiscila di esaltare il tuo Cristo che simili propositi non hanno impedito che venisse crocifisso dai Giudei”. E siccome Andrea continuava tuttavia a predicare intrepido che Gesù Cristo s’era lui stesso offerto alla Croce per la salvezza del genere umano, Egeo lo interrompe con un discorso empio, e lo avverte di pensare alla sua salvezza, sacrificando agli dei. Andrea gli dice: “Per me, c’è un Dio onnipotente, solo e vero Dio, al quale sacrifico tutti i giorni, non già le carni dei tori né il sangue dei capri, ma l’Agnello senza macchia immolato sull’altare; e tutto il popolo partecipa alla sua carne, e l’Agnello che è sacrificato rimane integro e pieno di vita”. Perciò Egeo, fuor di sé dalla collera, lo fa gettare in prigione. Il popolo ne avrebbe facilmente tratto fuori il suo Apostolo, se quest’ultimo non avesse calmato la folla, scongiurandola di non impedirgli di giungere alla corona del martirio. Poco dopo, condotto davanti al tribunale, siccome esaltava il mistero della Croce e rimproverava ancora al Proconsole la sua empietà, Egeo esasperato ordinò che lo si mettesse in croce, per fargli imitare la morte di Cristo. Fu allora che, giunto sul luogo del martirio e vedendo la croce, Andrea esclamò da lontano: “O buona Croce che hai tratto la tua gloria dalle membra del Signore, Croce lungamente bramata, ardentemente amata, cercata senza posa e finalmente preparata ai miei ardenti desideri, toglimi di mezzo agli uomini, e restituiscimi al mio Signore, affinché per te mi riceva Colui che per te mi ha riscattato”. Fu dunque infisso alla croce, sulla quale rimase vivo per due giorni, senza cessar di predicare la fede di Gesù Cristo, e passò a Colui del quale si era augurato di imitare la morte» (Atti di Andrea).

Nel Vangelo i riferimenti ad Andrea non sono molti, ma estremamente significativi. Giovanni ce lo presenta, insieme con un amico, mentre segue la predicazione del Battista, che, vedendo passare Gesù, battezzato il giorno prima nel Giordano, esclama: «Ecco l’agnello di Dio!». E «i due discepoli, avendolo sentito dire questo, tennero dietro a Gesù» (Giovanni 1, 35-37). «Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udite le parole di Giovanni e avevano seguito Gesù. Il primo in cui Andrea s’imbatté fu suo fratello Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia”, che vuol dire il Cristo. E lo condusse da Gesù» (Giovanni 1, 40-42).

Episodio successivo. «Mentre [Gesù] camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli: Simone, detto Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano in mare una rete, poiché erano pescatori. E disse loro: “Venite, vi farò pescatori di uomini”. Essi, lasciate subito le reti, lo seguirono» (Matteo 4, 18-20).

«Appena usciti dalla sinagoga – scrive Marco riferendo l’episodio della guarigione della suocera di Pietro (Marco 1, 29) – si diressero verso la casa di Simone e di Andrea…».

Ancora. «Nell’uscire dal Tempio, uno dei suoi discepoli, rivolto a Gesù, esclama: “Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!”. Ed egli risponde: “Vedi tu queste grandi costruzioni? Non resterà pietra sopra pietra che non sia diroccata”». Poi, sul Monte degli Ulivi, Andrea, con Pietro, Giacomo e Giovanni, fa parte del gruppetto di apostoli che, “in disparte”, interroga Gesù: «Vuoi dirci quando ciò accadrà, e quale sarà il segno che tutto questo starà per avversarsi?». La risposta è nota come il “discorso escatologico” del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo “con grande potenza e gloria” (Marco 13, 26).

Nel vangelo di Luca Andrea è citato, insieme agli altri undici, quando essi sono scelti da Gesù (Luca 6, 12-16).

Nell’episodio della moltiplicazione dei pani, riportato da Giovanni, è ancora Andrea che, vista la moltitudine di gente, e la scarsità delle risorse alimentari, va da Gesù e lo avverte, quasi presagendo il miracolo che sta per avvenire: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che è questo per tanta gente?» (Giovanni 6, 8-10).

Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione (Atti degli Apostoli 1, 13).

“E poi la Scrittura non dice altro di lui – nota Domenico Agasso (in Famiglia Cristiana) – mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: ‘Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen’. Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi ‘croce di sant’Andrea’. Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre”».

© Sigismondo Nastri (da: mondosigi)

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