Incendio a Positano del mezzo per la pulizia stradale, è stato un guasto elettrico segui la diretta

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Incendio a Positano del mezzo per la pulizia stradale, è stato un guasto elettrico . L’incendio di un veicolo riportato questa mattina alle 8 nella cittaina  della Costiera Amalfitana a Laurito è stato causato da un guasto elettrico, sono giunte notizie più dettagliate sull’episodio di  questa mattina di martedì 15 giugno 2021, proprio oggi nel giorno del Santo martire San Vito protettore della cittadina della Costa d’ Amalfi.

Veicolo in fiamme a Positano: conducente in salvo

Un mezzo per la pulizia delle strade del Comune è stato improvvisamente divorato dalle fiamme a causa di un guasto elettrico alle 8 circa , in zona Laurito, verso Praiano,  per fortuna senza conseguenze, il conducente  si è reso conto appena in tempo del problema, riuscendo a mettersi in salvo.

I vigili del fuoco di Maiori, la Polizia Municipale e la Protezione civile locale si sono immediatamente recati sul luogo dell’incidente, riuscendo a domare completamente l’incendio.

Per fortuna, la vicenda si è conclusa soltanto con un grande spavento.

Quali sono le cause degli incendi di auto ?

i veicoli distrutti in un incendio sono diminuiti vistosamente di oltre 10.000 unità, nel periodo che va dal 2004 al 2014. Poi, dal 2015, la tendenza si è invertita, al punto che, l’anno scorso, il totale – secondo i dati non aggregati ricavabili nel sito dei VVFF – ha superato i 25.000 veicoli. Poiché sappiamo che – in tutto il periodo dal 2004 al 2017 – gli incidenti stradali sono rimasti grossomodo costanti (anzi, hanno subìto una contrazione) e che gli atti vandalici, pur se cresciuti, hanno compensato il calo degli incidenti, risulta evidente che l’aumento (o la diminuzione) degli incendi totali è dovuta a due cause analoghe, che in realtà dipendono dal progetto del veicolo:

  • veicoli che prendono fuoco da soli, per difetti congeniti;
  • veicoli che a seguito di incidente prendono fuoco più (o meno) facilmente che in passato.

Su questo ultimo punto vale la pena di riassumere il momento delicato vissuto nei primi anni Novanta con l’avvento della iniezione elettronica al posto del carburatore. Mentre il carburatore, con i suoi ritorni di fiamma e con le relativamente facili perdite di benzina dalla vaschetta, era sicuramente uno dei promotori degli incendi “spontanei”, l’iniezione si è rivelata subito un terribile strumento di “incendio probabile” come conseguenza di un incidente frontale o di un tamponamento. Motori trasversali e condotto della benzina in pressione agli iniettori – al primo urto frontale – diventavano un pericoloso sandwich con la parete del cruscotto. Al punto che la rottura del condotto in pressione era all’ordine del giorno: la benzina, già a 3-4 bar (ma l’iniezione avviene a valori molto più elevati) era in grado di spruzzare istantaneamente ventagli di liquido a molti metri di distanza, inondando il vano motore, anche a motore spento, poiché la pompa elettrica rimaneva sempre sotto tensione. Se nell’impatto si era rotto il bulbo di una lampadina (molto probabile negli incidenti notturni) il filamento rimaneva incandescente per qualche istante, sufficiente a fare da innesco per i vapori di benzina. Mostrammo in tv il problema nel 1992, in una trasmissione di Michele Santoro, e proponemmo l’introduzione obbligatoria di un interruttore inerziale capace di interrompere l’alimentazione della pompa elettrica quando la vettura subiva una forte decelerazione. Oggi l’interruzione della tensione alla pompa è ottenuta per via elettronica utilizzando i sensori di decelerazione ormai presenti su tutte le vetture per l’airbag. Alla adozione di questo interruttore inerziale è sicuramente dovuta la discesa della curva degli incendi fino al 2014. Ma perché dopo è tornata a salire?

Abbiamo cercato nel sito nazionale dei Vigili del Fuoco (VVFF), e abbiamo trovato una interessante indagine, intitolata “Indicazioni per l’attività di indagine relativa ad incendi di autoveicoli” – redatta nel 2016 – sugli incendi negli autoveicoli e sulle loro cause probabili, ma nessuna informazione statistica sulle tre cause. Vengono esaminati i casi di incendi determinati da fonti di energia interne all’autoveicolo, che possono essere:

  • Archi elettrici;
  • Scintille meccaniche;
  • Cortocircuiti elettrici nei cablaggi;
  • Fiamme libere o fumo di sigarette.

Tuttavia, con la introduzione del catalizzatore, a partire dal 1992, anche il sistema di scarico è diventato una frequente causa di incendio, con collettori e marmitta catalitica le cui superfici calde (o addirittura incandescenti) sono in grado di accendere parti interne alla vettura o paglia e legni esterni, presenti sul terreno, a vettura parcheggiata.

Altre cause interne, specie su veicoli per trasporto merci, possono essere i cuscinetti delle ruote, i freni e i turbocompressori e tutti gli impianti di refrigerazione del vano di carico.

Nelle vetture moderne c’è una fonte di possibile cortocircuito e consiste nel fatto che a motore spento (e a chiave disinserita) rimangono alimentati dalla batteria numerosi circuiti: da quello dell’apertura porte ai vetri elettrici, dal motorino di avviamento agli specchietti laterali elettrici, dai sedili preriscaldati a tutta la scatola dei fusibili. Un contatto accidentale in queste zone, per esempio una riparazione di carrozzeria non rispettosa degli isolamenti, può diventare facile esca per un cortocircuito.

A queste cause vanno aggiunti gli accessori elettrici montati in un secondo tempo, come antifurti, condizionatori, impianti stereo, navigatori: tutti sistemi che possono diventare fonte di cortocircuiti, sia a veicolo in moto sia a seguito di incidente.

Il documento dei VVFF considera, infine, le fonti elettriche esterne, utilizzate per ricaricare la batteria, per alimentare riscaldatori di bordo (o, nei climi freddi, per portare a regime la temperatura dell’olio), per allacciare i refrigeratori nei rimorchi. Questa origine è facilmente riscontrabile e classificabile dal momento che l’incendio si sviluppa in un garage, un parcheggio, una officina.

Ma non troviamo alcuna statistica nella indagine che ci aiuti a contare quanti sono gli incendi che si sviluppano a veicolo fermo, quelli che si sviluppano a seguito di incidente e quelli – molto più pericolosi per gli automobilisti – che si innescano da soli durante la marcia.

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